I diritti della storia in una Carta

Scritta dallo storico Carlo Ruta e firmata da oltre 50 studiosi e istituzioni scientifiche di vari continenti, esce, in forma di petizione, la “Carta transnazionale del diritto alla storia e dei diritti della storia”.

Ragusa – Si tratta di un fatto che non ha precedenti, di cui si avvertiva tuttavia un grande bisogno. La redazione e la diffusione della Carta avviene infatti in una fase difficile per la conoscenza storica e nel contesto delle attività scientifiche del Laboratorio degli Annali di storia, ente no profit, di cui lo storico Ruta è direttore scientifico.

Il documento, in forma di petizione, dopo una premessa in quattro paragrafi sulla sulle problematiche di fondo, si compone di 10 punti. Nel primo viene sottolineato il rilievo fondamentale assunto dalla conoscenza storica al cospetto delle complessità del mondo attuale. Nel secondo viene espresso il carattere istruttivo e, soprattutto, orientativo della storia. Nel terzo viene rimarcato che la conoscenza storica costituisce un diritto fondamentale e inalienabile di ogni essere umano, un bene comune a tutti disponibile senza distinzione di ceto, di genere, di etnia e di status intellettuale. Il quarto punto definisce gli obblighi di responsabilità dei governi dei Paesi ai fini della  difesa e l’articolazione del diritto alla conoscenza storica. Il quinto focalizza il tema della libertà di ricerca storica e delle garanzie connesse. Nel sesto si tratta dei ruoli che spettano agli organismi sovranazionali preposti alla tutela delle libertà fondamenti e diritti umani, per il pieno dispiegamento dei diritti alla storia e dei diritti del fare storia.  Nel settimo viene sottolineato che la storia costituisce un bene comune e una risorsa fondamentale anche per le generazioni future. Nell’ottavo punto vengono focalizzati i rapporti tra la conoscenza storica, l’uso della lingua, scritta e parlata, e la pluralità dei mezzi espressivi e dei supporti tecnologici. Nel nono viene definito il rapporto tra diritto alla storia/diritti della storia e alcuni aspetti della comunicazione telematica. Nel decimo si fa appello ai governi degli Stati, all’Organizzazione delle Nazioni Unite, agli organi direttivi dell’UNESCO, all’Unione Europea, All’Organizzazione degli Stati Americani (OAS) e ad altri organismi sovranazionali preposti alla tutela dei diritti umani e alla salvaguardia dei patrimoni storici e culturali, perché assumano impegni decisivi nelle direzioni indicate dalla Carta.

La petizione viene lanciata attraverso piattaforme telematiche, e può essere firmata da tutti i cittadini, in Italia e all’estero.

Redazione

Carta transnazionale del diritto alla storia

e dei diritti della storia

Gli storici, gli studiosi sociali e di altri campi disciplinari,

le istituzioni scientifiche e gli enti di ricerca firmatari di questa Carta

prendono atto che:

a) nei riguardi dei saperi umani e sociali, e degli studi storici in particolare, sempre più ricorrono su scala globale atteggiamenti di disistima, fenomeni di rimozione e di «desertificazione», condizionamenti e disincentivi alla ricerca che possono arrecare pregiudizi ai percorsi civili, materiali e intellettuali delle società;

b) da numerose sedi viene suggerito un declassamento della storia nei campi dell’istruzione e nei percorsi educativi in generale, in favore di materie di studio e di saperi ritenuti più utili socialmente perché percepiti come più omologabili agli attuali processi tecnologici;

c) per cause complesse, materiali e culturali, emergono contestualmente manifestazioni di rifiuto e nichilismi che possono evocare, al di là delle distanze temporali e delle differenze di contesto, condotte e climi sociali che hanno concorso alle destabilizzazioni politiche e civili del Novecento;

d) la storia, in tutte le sue connotazioni e correlazioni disciplinari, rischia di diventare, per tali motivi, una vittima sacrificale di questa contemporaneità, che sempre più si espone a perdite significative di memoria, alla incomprensione del presente e a vuoti di prefigurazione del tempo che verrà.

Preso atto di tutto ciò,

i firmatari della Carta affermano che:

1. la storia costituisce l’orizzonte temporale entro cui si svolge la vita sociale degli esseri umani, materiale e culturale. La conoscenza storica, al cospetto delle complessità del mondo attuale, assume perciò un rilievo fondamentale nei percorsi delle comunità, nel comporsi del senso comune e dei processi ideativi, nella formazione dell’immagine del mondo, nell’elaborazione dei modelli di vita, sociali e individuali, e nel contatto con le cose;

2. la conoscenza storica non aiuta a predire in modo deterministico quel che avverrà, ma proprio perché compresa costituzionalmente nel succedersi e nel concatenarsi dei fatti umani costituisce una risorsa istruttiva e, soprattutto, orientativa;

3. l’accesso alla storia, per tutto ciò, non può essere un privilegio di pochi. In tutte le sue declinazioni e correlazioni disciplinari, la conoscenza storica costituisce un diritto fondamentale e inalienabile di ogni essere umano, un bene comune a tutti disponibile senza distinzione di ceto, di genere, di etnia e di status intellettuale;

4. I governi dei Paesi hanno l’onere di tutelare, attraverso le proprie articolazioni, il diritto alla conoscenza storica in tutte le sue forme. Hanno l’onere di rimuovere quindi gli ostacoli che ne impediscono o ne rendono difficoltosa la fruizione, attraverso un impiego organico e flessibile di risorse: materiali, intellettuali, didattiche, scientifiche e tecnologiche, in una prospettiva aperta, dialogante e di lunga durata;

5. Nel contesto degli ordinamenti costituzionali e in conformità con la Dichiarazione universale dei diritti umani adottata dall’ONU e con le deliberazioni di altri organismi sovranazionali operanti sul terreno delle libertà fondamentali e dei diritti civili, va garantito il libero esercizio della ricerca storica e delle altre discipline umane e sociali, senza condizionamenti indebiti e limitazioni mortificanti. È inoltre essenziale che questo diritto trovi completamento in un quadro di comunicazione e di condizioni che rendano gli esiti delle ricerche trasmissibili e fruibili socialmente;

6. Gli organismi sovranazionali che esercitano alte funzioni di garanzia e di controllo in materia di diritti umani e di salvaguardia delle risorse culturali hanno l’onere di esercitare la loro autorità istituzionale e le loro facoltà deliberative in difesa del diritto alla storia e dei diritti della storia, attraverso risoluzioni specifiche, protocolli aggiuntivi, supporti organizzativi e interventi diretti nei casi in cui tali diritti vengano violati;

7. La storia costituisce un bene comune e una risorsa fondamentale anche per le generazioni future, i cui diritti, per gli effetti lunghi che possono derivare dagli atti compiuti in questo snodo epocale, è opportuno che siano riconosciuti, nel quadro ancora delle facoltà deliberative e delle responsabilità che ricadono sugli organi di governo nazionali e sugli organismi sovranazionali. Necessitano allora interventi con visione strategica, per preservare la conoscenza storica laddove questa tenda a rarefarsi o addirittura a desertificarsi, come avviene oggi a vari livelli: dagli scenari di crisi civile e bellica, che arrivano a determinare azzeramenti di facies e delle stratificazioni epocali, agli ambiti della comunicazione telematica, in cui si registrano fenomeni interruttivi importanti, con quantità immense di dati che si perdono, soprattutto a causa dei repentini mutamenti tecnologici e per il dilagare degli illeciti digitali;

8. La conoscenza storica, come ogni altra forma di sapere, si esprime attraverso l’uso della lingua, scritta e parlata, e di una pluralità di mezzi espressivi e supporti, come la produzione di immagini, fisse e in movimento, la sonorità, la gestualità, la dimensione tattile e i sistemi digitali e telematici. A questo insieme complesso e mobile di linguaggi e sistemi, in cui nessun elemento esclude l’altro, va riconosciuta la dignità di risorsa nodale dell’umanità, disponibile, trasmissibile e arricchente;

9. La comunicazione telematica, che dagli ultimi decenni del Novecento ha conosciuto progressi esponenziali, costituisce ormai per la storia e per gli altri saperi umani e sociali una risorsa essenziale ai fini della formazione scientifica, della ricerca e della fruizione pubblica delle conoscenze. Anche dalla prospettiva del diritto alla storia e dei diritti della storia si avverte perciò la necessità di interventi organici, nelle sedi nazionali e sovranazionali, che contrastino i vuoti normativi, attraverso l’emanazione di leggi di alto profilo giuridico, aperte e rispettose delle libertà fondamentali, dei diritti civili e della dignità umana.

10. Per tutto ciò, i firmatari della Carta fanno appello: ai governi degli Stati, all’Organizzazione delle Nazioni Unite, agli organi direttivi del-l’UNESCO, agli organi direttivi dell’Unione Europea, All’Organizzazione degli Stati Americani (OAS), agli organi direttivi della Comunità di Stati Latinoamericani e dei Caraibi, all’Organizzazione dell’Unione Africana, agli organi direttivi della Lega Araba, all’Organizzazione degli Stati ibero-americani, alla Comunità per lo sviluppo dell’Africa australe e agli altri organismi sovranazionali preposti alla tutela dei diritti umani e alla salvaguardia delle risorse storico-culturali, perché assumano impegni decisivi nelle direzioni indicate.

Ragusa (Italia), 3 gennaio 2022

Redattore della Carta e primo firmatario:

1) Carlo Ruta (storico, direttore scientifico degli Annali di storia e del Laboratorio degli Annali di storia)

Si associano e sottoscrivono:

2) Carlo Sini (Filosofo e ontologo, docente di Filosofia teoretica all’Università degli Studi di Milano);

3) Peter Burke, (Storico, docente ordinario di Storia moderna all’Università di Cambridge);

4) Pamela Crossley (Sinologa, Docente ordinaria di Storia alla Dartmourt University, Hannover);

5) Clemente Marconi (Archeologo e storico dell’arte, docente ordinario presso la New York University e l’Università degli Studi di Milano, Accademico dei Lincei);

6) John Henderson (professore di Storia del Rinascimento italiano presso il Birkbeck College, Università di Londra);

7) Jean-Charles Vegliante (Storico della letteratura italiana, scrittore e traduttore, docente all’Università Sorbonne Nouvelle di Parigi);

8) Enrico V. Maltese (Docente ordinario di Filologia classica all’Università degli Studi di Torino, Accademico dei Lincei);

9) Gian Domenico Mosco (Docente ordinario di Diritto Commerciale all’Università Luiss di Roma);

10) Luisa Cerron (Docente ordinaria di Letteratura spagnola e Studi interculturali alla Sapienza Università di Roma);

11) Alberto Cazzella (Paletnologo, docente ordinario di Paletnologia alla Sapienza Università di Roma);

12) Antonio Pioletti (Docente ordinario di Filologia romanza all’Università degli Studi di Catania);

13) Juan Carlos Moreno García (Docente di Storia egizia alla Sorbona di Parigi);

14) Michael F. Feldkamp (Storico della Chiesa, Bundestag, Berlino)

15) Gianlazzaro Rigamonti (Docente di Storia della filosofia all’Università degli Studi di Palermo);

16) Mario Oronzo Spedicato (Docente di Storia moderna presso l’Università del Salento, Lecce);

17) Michael Lowy (Sociologo e filosofo, Parigi);

18) Ian Tattersal (Antropologo, già curatore della divisione di Antropologia dell’American Museum of  Natural History di New York);

19) Carmelo Pasimeni (Docente ordinario di Storia contemporanea all’Università del Salento, Lecce);

20) Yves Charles Zarka (Filosofo e storico, docente all’Università Paris Descartes-Sorbonne);

21) Juan José Iglesias Rodriguez (Docente di Storia moderna all’Università di Siviglia);

22) Emiliano Beri (Docente di Storia moderna all’Università degli Studi di Genova);

23) Annalisa Di Nuzzo (Antropologa, docente all’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa Napoli);

24) Marina Calogera Castiglione (Docente ordinaria di Linguistica italiana all’Università degli Studi di Palermo);

25) Flavia Frisone (Docente di Storia della letteratura all’Università del Salento, Lecce);

26) Antonio Di Grado (Docente ordinario di storia della Letteratura italiana all’Università degli Studi di Catania);

27) Giorgio Manzi (Antropologo e paleontologo, Docente ordinario alla Sapienza Università di Roma);

28) Simona Marchesini (Linguista storica, direttore scientifico dell’Organizzazione Alteritas, Verona);

29) Simona Laudani (Docente ordinaria di Storia moderna presso l’Università degli Studi di Catania);

30) Massimo Cultraro (Archeologo, dirigente di ricerca presso il CNR, docente all’Università di Palermo);

31) Giuseppe Varnier (Epistemologo, Docente di Filosofia della mente all’Università di Siena);

32) Massimo Frasca (Archeologo, docente e già direttore della Scuola di Specializzazione in Archeologia presso l’Università degli Studi di Catania);

33) Marina Castoldi (Archeologa, docente e direttore della Scuola di Specializzazione in Archeologia presso l’Università degli Studi di Milano);

34) François Dosse (Storico e Filosofo, docente di storia contemporanea presso l’Institut Universitaire de Formation des Maîtres a Créteil);

35) Dario Palermo (Archeologo, docente e direttore della Scuola di Specializzazione in Archeologia presso l’Università degli Studi di Catania);

36) Jean Bricmont (Fisico e filosofo, Belgio);

37) Manlio Corselli (Docente ordinario di Filosofia all’Università degli Studi di Palermo);

38) Sébastien Nadot (Storico e parlamentare, Parigi);

39) Saverio Fortunato (Rettore dell’Istituto Italiano di Criminologia ad ordinamento universitario di Vibo Valentia);

40) Sandra Origone (Docente ordinaria di Storia medievale all’Università degli Studi di Genova);

41) Maurizio Massimo Bianco (Docente di Storia e Letteratura latina all’Università degli Studo di Palermo;

42) Giancarlo Germanà (Docente di Storia dell’arte all’Accademia di Belle Arti di Palermo);

43) Marco Severini (Docente di Storia contemporanea all’Università degli Studi di Macerata);

44) Maria Clara Martinelli (Archeologa, funzionaria dirigente del Museo Archeologico Bernabò Brea di Lipari);

45) Liborio Di Battista (Docente di Storia della Scienza presso l’Università degli Studi di Bari).

Si associano e sottoscrivono inoltre le seguenti istituzioni scientifiche:

46) Laboratorio di Storia marittima e navale, Università degli Studi di Genova;

47) Organizzazione Alteritas, Interazione tra i popoli, Verona;

48) Istituto Italiano di Criminologia, Vibo Valentia;

49) Laboratorio degli Annali di storia, Ragusa;

50) Associazione di Storia contemporanea, Macerata;

51) Edizioni di storia e studi sociali di Giovanna Corradini Editore, Ragusa-Roma.

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