Dai quadri di scena di Antonio Rezza
alla surreale verità di Scimone e Sframeli,
da Zō il teatro contemporaneo di AltreScene

L’8 gennaio 2022 AltreScene, la rassegna di arti sceniche contemporanee di Zō Centro culture

contemporanee di Catania riparte con “Io” di Flavia Mastrella e Antonio Rezza,

con lo stesso Rezza in scena. Otto gli spettacoli fino al 7 maggio, uno sguardo sulle migliori

proposte di teatro contemporaneo nazionale (oltre Mastrella e Rezza, Saverio La Ruina

e Roberto Latini), con un focus sulla nuova drammaturgia siciliana (Sara Firrarello,

Giusi Arimatea e Giovanni Maria Currò, Carmelo Vassallo messo in scena da Savi Manna,

Dario Muratore messo in scena da Peppe Macauda, Scimone e Sframeli)

Catania, Zō Centro culture contemporanee, dall’8 gennaio al 7 maggio 2022

www.zoculture.it

Terminata con i pupi dei Figli d’arte Cuticchio la preview 2021, AltreScene, la rassegna di arti sceniche contemporanee di Zō centro culture contemporanee di Catania, diretto da Sergio Zinna, all’inizio del 2022 entra nel vivo con altri otto spettacoli, in calendario dall’8 gennaio al 7 maggio, uno sguardo sulle migliori proposte di teatro contemporaneo nazionale, con una grossa attenzione alla nuova drammaturgia siciliana. Arte che vuol dire vita dove il corpo dell’attore gioca un ruolo fondamentale, dove la scena diventa azione drammaturgica.

Si comincia l’8 gennaio con Antonio Rezza il quale calcherà il palco di Zō con “Io”, spettacolo di Flavia Mastrella e Antonio Rezza, ormai un vero classico degli artisti Antonio Rezza Flavia Mastrella premiati nel 2018 con il Leone d’oro alla carriera alla Biennale di Venezia. Due le repliche previste, alle 18.30 ed alle 21.
“Io” di Flavia Mastrella Antonio Rezza con Antonio Rezza. Quadri di scena Flavia Mastrella, (mai) scritto da Antonio Rezza. Assistente alla creazione Massimo Camilli, tecnica Daria Grispino, organizzazione generale Marta Gagliardi, macchinista Andrea Zanarini. Prodotto da RezzaMastrella e La Fabbrica dell’Attore – Teatro Vascello. Lo spettacolo. Il radiologo esaurito fa le lastre sui cappotti dei pazienti mentre un essere impersonale oltraggia i luoghi della provenienza ansimando su un campo fatto a calcio. Io cresce inumando e disumano, inventando lavatrici e strumenti di quieto vivere. Il radiologo spossato avvolge un neonato con l’affetto della madre, un individualista piega lenzora a tutto spiano fino ad unirsi ad esse per lasciare tracce di seme sul tessuto del lavoro. Scena e struttura. Anche questo allestimento scenico si avvale dei quadri di scena o teli intesi come arte. Le scene sono coinvolte completamente nell’azione drammaturgica, la struttura è di metallo sottile, sostiene i teli che, disposti in vari piani, risentono del movimento del corpo… Tutto barcolla.

Il 29 gennaio spazio alla drammaturgia siciliana con “Pulici” di e con Sara Firrarello, una coproduzione della romana Campo Barbarico e della catanese Spazio Oscena. Lo spettacolo ha vinto il premio Cittalaboratorio 2020 alle Orestiadi di Gibellina. “Pulici” e una lotta tra il narrabile e l’inenarrabile della sparizione, una metamorfosi attraversa corpo e voce per una misera tragedia affidata ad una coppia di pulci, miseri insetti senza ali. Minuzie. Sara Firrarello: «In “Pulici” uso la mia lingua madre più madre che posso, dialetto dell’entroterra siciliano, rude e indispensabile per indagare il silenzio delle cose e il grido della creatura in cui mi perdo e che perdo. Le parole sono la riscrittura di un ricordo sonoro d’infanzia, un’oralità popolare giunta fino alle mie giovani orecchie. Ne ho custodito il passaggio, l’intangibile traccia. Il resto l’ho immaginato, incorporato, donato».

Il 20 febbraio ancora drammaturgia siciliana con “Il rasoio di Occam” di Giusi Arimatea e Giovanni Maria Currò, che cura anche la regia. In scena Tino Calabrò, Alessio Bonaffini e Marco Failla, una produzione della messinese Clan degli attori. Dalla radio arrivano anche al Sud i fatti che il 9 maggio 1978 segnarono l’Italia. Arimatea e Currò: «I tre personaggi protagonisti della storia sono lieti strascichi della nostra memoria. Interessati alle loro anime, abbiamo lasciato si costruissero sulla carta, parola dopo parola, passo dopo passo. E abbiamo preteso che non lo facessero in un giorno qualunque. Il 9 maggio 1978 svela il cadavere di Aldo Moro in via Caetani, nella Renault 4 rossa che diventò il simbolo degli anni di piombo. Una morte eccellente a catalizzare l’attenzione di un’Italia intera. Ed è grazie alla radio che la cronaca nazionale irrompe in un tipico salone da barba del Sud, ove la grande storia per qualche ora si mescola a quella infinitamente piccola di tre uomini alle prese con una quotidianità all’apparenza tranquilla».

Il 26 febbraio alle 21 ed il 27 febbraio alle 18.30, torna in scena “Lupo” di Carmelo Vassallo nella nuova messinscena curata da Savi Manna nella doppia veste di attore e regista, produzione di Leggende metropolitane, in collaborazione con Retablo e Fabbricateatro. Lupo è un racconto scritto con un linguaggio terragno, in catanese stretto, e affronta temi delicati: uno è l’omosessualità, l’altro il suo tabù. Lupo racconta l’incontro tra un ragazzo di quindici anni, Cocimu, e un uomo di trenta, Lupo. Da una partita a calcetto giocata e vinta nel bar sotto casa, tra lo studente e l’emarginato di un quartiere popolare di Catania nasce un sodalizio forte ed esclusivo. L’attrazione di Cocimu per Lupo cresce in modo incontrollabile e, terrorizzato dall’idea di essere una “femminedda”, il ragazzo spezza in modo brutale il vincolo che gli impedisce di continuare a vivere.

Il 13 marzo è l’attore e regista calabrese Saverio La Ruina il protagonista, con Cecilia Foti in scena, di “Polvere”, produzione di Scena Verticale da un testo di La Ruina. Le botte sono la parte più fisica del rapporto violento di coppia; l’uccisione della donna la parte conclusiva. Ma c’è “un prima”, immateriale, impalpabile, polvere evanescente che si solleva piano intorno alla donna, la circonda, la avvolge, ne mina le certezze, ne annienta la forza, il coraggio, spegne il sorriso e la capacità di sognare. Una polvere opaca che confonde, fatta di parole che umiliano e feriscono, di piccoli sgarbi, di riconoscimenti mancati, di affetto sbrigativo, talvolta brusco. La pièce ha vinto il premio Lo Straniero 2015, il premio Enriquez 2015 alla drammaturgia, il premio Enriquez 2015 per il miglior attore, il premio Annibale Ruccello 2015 alla drammaturgia.

Il 20 marzo ancora nuova drammaturgia siciliana con “Shuma”, tratto dal testo “Shuma Tragliabbisi” di Dario Muratore, con Peppe Macauda in scena che cura anche la regia. Una produzione Santa Briganti. Shuma è una favola ambientata in fondo al mare. Lo spettacolo, scritto e recitato tra italiano e siciliano, prende spunto da un fatto di cronaca: un ragazzino del Mali, recuperato in mare dopo il naufragio del 18 aprile 2015, è stato trovato con una pagella cucita all’interno della propria giacca. Allo stesso modo, in Shuma, un bambino cade in mare e tra le bolle invoca aiuto come fosse una preghiera. In compagnia di un cavalluccio marino intraprende il lungo percorso verso il SopraSopra, allegoria delle rotte dei migranti. Lo spettacolo si muove tra realtà e fantasia, attualità e leggenda, tradizione e innovazione. Peppe Macauda, da solo sulla ribalta, affronta la narrazione scenica attraverso la parola, il gesto, il canto, la danza, facendosi burattinaio di sé stesso, sdoppiando il suo corpo e la sua voce per rappresentare e presentare vari personaggi. Alla presenza carnale dell’attore fanno da contrappunto le illustrazioni delicate ed evocative di Bruna Fornaro.

Il 9 aprile sarà un gradito ritorno sul palco di Zō quello dell’attore e regista romano Roberto Latini che mette in scena “Amleto + Die Fortinbrasmaschine”, produzione della bolognese Fortebraccio Teatro fondata dallo stesso Latini che ha curato la drammaturgia con Barbara Weigel. “Amleto + Die Fortinbrasmaschine” è la riscrittura di una riscrittura. Alla fine degli anni ’70 Heiner Müller componeva un testo liberamente ispirato all’Amleto di Shakespeare, Latini tenta una scrittura scenica liberamente ispirata a “Die Hamletmaschine” di Müller: «Lo facciamo tornando a Shakespeare, ad Amleto, con gli occhi di Fortebraccio, con l’architettura di Müller, su un palcoscenico sospeso tra l’essere e il sembrare».

Ultimo spettacolo in calendario per AltreScene 2022, il 7 maggio, è “Il cortile” di Spiro Scimone, con la regia di Valerio Binasco, una produzione della compagnia messinese Scimone e Sframeli con gli stessi Spiro Scimone e Francesco Sframeli in scena, affiancati da Gianluca Cesale, premio Ubu 2004 come “nuovo testo italiano”. “Il cortile” è un testo di grande verità e allo stesso tempo surreale. I protagonisti vivono fra vecchie motociclette e spazzatura in una discarica degna di qualche desolante suburbio della più povera delle metropoli. Sono tormentati dalla decadenza fisica e affetti da una sorta di malinconia per i tempi migliori. Peppe, Tano e Uno non hanno più la cognizione del tempo, ma ancora tanta voglia di vivere. Sono solo tre uomini-bambini con i loro piccoli gesti, con il bisogno d’ascoltarsi, con il gusto del gioco. Lo spettacolo alterna crudele astrazione e poetico realismo, innesta le domande più aspre del presente nelle piccole ossessioni della quotidianità. Il tragico ha anche effetti esilaranti: si ride molto ma senza mai smettere di pensare.

Informazioni
L’ingresso è consentito solo ai possessori di Green Pass “rafforzato” (vaccinazione e guarigione).
Prenotazioni: allo 0958168912 da lunedì a venerdì (dalle 10 alle 14) e al 3281742045 tutti i giorni tranne domenica e festivi (solo tramite messaggi whatsapp dalle 15 alle 18).
Biglietti per “Io” con Antonio Rezza: € 22 intero, ridotto € 18 per studenti e gruppi di almeno 6 persone. Prevendita on line: https://www.ticketone.it/artist/antonio-rezza/ Le prenotazioni saranno valide fino al 4 gennaio, data entro la quale acquistare il biglietto presso gli uffici di dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 14.

Zō centro culture contemporanee: piazzale Rocco Chinnici, 6 – 95129 – Catania.

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