“Patchwork. 60 anni di attività artistica” di Salvatore Caputo

Palermo – Venerdì 11 ottobre alle ore 18.00 verrà inaugurata presso la Sala delle Verifiche di Palazzo Steri (Piazza Marina,) con il patrocinio dell’Università degli Studi e del Centro Internazionale di Etnostoria – Fondazione Aurelio Rigoli, la mostra di Salvatore Caputo “Patchwork. 60 anni di attività artistica”, a cura di Danilo Maniscalco. La mostra sarà visitabile dal 14 ottobre al 14 novembre, tutti giorni esclusi sabato, domenica e festivi dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19.

SCaputo_Notte stellata_70x60_olio e acrilico su tela_1995

Le circa cento opere in mostra creano uno spaccato sicuramente parziale e tuttavia ricco e variegato di questi primi sessanta anni di carriera di Salvatore Caputo.

Orari di apertura: Tutti i giorni esclusi sabato, domenica e festivi, ore 10.00-13.00 e 16.00-19.00

Ingresso libero

Per informazioni:

334 5347052

www.salvatorecaputo.net

s.caputo@tiscali.it

archivicaputo@gmail.com

Dal testo critico di Danilo Maniscalco: “[…] Quel che oggi l’artista si propone di mostrare al pubblico colto di collezionisti e galleristi, storici e critici, cultori del bello o semplici curiosi, di nuovo nella prestigiosa Sala delle verifiche, è il messaggio trasversale che il culto dell’arte mediterranea reca con sé attraverso i secoli distanti e gli anni a noi più prossimi, è cioè, quella capacità di divenire cosciente registro del proprio tempo in accordo con le trasformazioni incidenti il proprio spazio e la cultura comune. Caputo adesso, con rinnovato desiderio conviviale e crescente stupore lo fa attraverso la messa in scena di circa cento opere tra schizzi, incisioni e lito, acrilici e oli su tela, pitture su legno, medaglie e piccole sculture, costruendo di fatto un delizioso “indice visivo” dentro cui l’artista ci invita a sostare in ragione del nostro sentire più prossimo a un’opera piuttosto che ad un’altra, nella consapevolezza che ad onorare il lungo lavorio di un artista, si onori sempre e comunque, anche la comunità dentro cui egli abbia scelto di operare. Sono tutte opere “rubate” al tempo, superstiti di tempi passati, e sono tutte ani mate dal sogno e dispiegate insieme a risuonare in questo suggestivo spazio raccolto. A colpire è la capacità di Caputo, di rimanere fedele alla sacralità tipica del lavoro d’artista, quella freschezza di significato impresso attraverso composizioni “parlanti” nell’incontro della massa pittorica che si radica alle trame della tela per raccontare una storia; quella capacità di destare “interessi” diversi, da fruitore in fruitore da opera in opera. Difficile la scelta di ogni singola opera qui messa in scena, frutto più di affezione personale dell’artista a momenti vissuti empaticamente piuttosto che a significati (ri)costruiti. Una rassegna che proprio per questa volontà di assemblaggio del sentimento, produce un valore complessivo dello spazio allestito, assai maggiore della mera somma dei singoli pezzi messi in mostra quasi “silenziosamente”. Sessant’anni di azione artistica mai paga, non passano in un momento, segnano il percorso di una comunità proprio attraverso il duro lavoro creativo, di artisti attenti e significativi come Salvatore Caputo.”

Qualis eligere