Monreale (PA) – Nicolò Mannino nominato interlocutore referente della Pontificia Accademia di Teologia.
«Parlare ai giovani della bellezza del Vangelo, della presenza costante del Risorto nella vita di ogni uomo e di ogni donna che è espressione di un amore grande che sa di infinito.
Dare risposte chiare e decise a chi crede di “non credere”. Proporre un Giubileo che sa di bellezza, infinita e infinita tenerezza di un Dio Padre che soccorre e si getta al collo di chi, sperduto e ucciso dai falsi paradisi artificiali, attende qualcuno che si butti al suo collo ferito e sporco da tanta subcultura di interesse con un amore senza fine.
Ecco il senso profondo della Pontificia Accademia di Teologia che sta molto al cuore di Papa Francesco. Monsignor Antonio Staglianò, Vescovo emerito della Diocesi di Noto, oggi Presidente della Pontificia Accademia di Teologia, ha nominato Nicol Mannino (Presidente del Parlamento della Legalità Internazionale e Consulente alla Cultura della Legalità e Cittadinanza attiva del Comune di Palermo), Interlocutore referente della Pontificia Accademia di Teologia.
La nomina controfirmata da Mons. Antonio Staglianò è stata annunciata dallo stesso vescovo durante un incontro culturale con i giovani a Montecitorio riflettendo sula tema della “Bellezza della fede e della legalità oggi”. Da anni la collaborazione tra Mannino e Staglianò ha portato frutti nel mondo dei giovani, infatti lo stesso Vescovo ha curato la conclusione del libro “Il mio nome è Amore” presentato in Vaticano lo scorso 24 ottobre e a seguire a Montecitorio, all’Assemblea Regionale Siciliana, al Campidoglio e in diversi Comuni e Parrocchie d’Italia. “Ringrazio Monsignor Antonio Staglianò – dice Nicolò Mannino – che è stato la prima guida spirituale del Parlamento della Legalità Internazionale e per anni e anni abbiamo evangelizzato la bellezza della vita con tantissimi giovani. Oggi continueremo portando il Kerigma della Gioia e di Cristo per le strade, una teologia che profuma di bellezza e di speranza dove l’uomo solo attende un samaritano che ferisca le ferite della solitudine, dell’indifferenza e del non senso».
Giuseppe Longo