Noi giovani definiti “nessuno” vogliamo pace: Studentessa di Nola scrive a Nicolò Mannino

Monreale (PA) – Noi giovani definiti “nessuno” vogliamo pace: Studentessa di Nola scrive a Nicolò Mannino.

«Si chiama Viviana la studentessa di un Liceo di Nola la quale, collaborando da anni al cammino culturale del Parlamento della Legalità Internazionale, in un particolare momento in cui la minaccia di una guerra è pronta a distruggere sogni e speranze di tanti giovani, ecco prendere carta e penna e scrivere al suo amico/docente Nicolò Mannino.

Una lettera che scaturisce dal cuore, dalle paure e dalla delusione di un mondo che ha “uomini e donne” che non sempre vivono la politica dell’ascolto e del servizio. Non è la prima studentesca che scrive a Nicolò Mannino ma in passato tanti e tante hanno chiesto al Presidente del Parlamento della Legalità Internazionale di farsi voce di chi non ha voce. Ma leggiamo il testo di Viviana».

«Tendiamo l’orecchio alle notizie, l’occhio si posa sulla storia. Permane un messaggio: Per avere la pace si deve fare la guerra.

Ebbene, quel momento dopo la guerra, quando i rumori dei bombardamenti tuonato ancora nei cuori della gente, quando gli occhi sono ormai pregni di morte, di corpi smembrati di figli, madri, padri e amici perduti.

Quel momento, paragonabile alla quiete dopo lo scoppio di una bomba, intriso della consapevolezza che accadrà di nuovo. Che il ciclo guerra-tregua si ripeterà ancora e ancora.

Questo momento è solo l’accettazione della supremazia di un popolo su di un altro, non merita il nome di pace.

Non sono una ministra, non una giudice, non una senatrice, non sono nel mondo della politica e nemmeno in quello della sicurezza nazionale e internazionale.

Sono una di quei “nessuno” che non vengono ascoltati, ma che hanno una voce del colore della pace.

Sono una ragazza di 17 anni, una cittadina comune, che vuole sentirsi al sicuro.

Nel nostro Paese non ci sono guerre di armi e pallottole, ma i missili ci sfiorano la pelle, scottano del sangue di un amico caduto al nostro fianco e marchiano a fuoco dentro ognuno di noi il desiderio di pace.

Vi chiedo, da cittadina del mondo, di abbracciare la via della pace e della collaborazione.

Tendete la mano e non i fucili. Promuovere il dialogo, non il linguaggio del fuoco; promuovete il confronto, la cooperazione, il valore di comunità, affrontando le sfide globali con saggezza.

Il corpo dilaniato di un bambino non vale la terra intrisa del suo sangue. Non cancellate il futuro delle persone, ma realizzate il sogno di un mondo in cui si può vivere senza paura di morire.

Siate portatori di pace, siate l’esempio, perché siete al vertice. Ispirate, con le vostre azioni.

Il domani dipende dalla vostra capacità di scelta di oggi. Scegliete di costruire il futuro su un presente di pace».

Giuseppe Longo

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