Catania – Solo 158 milioni di metri cubi di acqua disponibili – a fronte dei 317 necessari per concludere l’anno senza dover razionare le risorse idriche in alcune aree – e appena 7 dighe collaudate su 25 negli ultimi 50 anni su tutto il territorio siciliano. Questi i numeri illustrati dal ministro della Protezione Civile e delle Politiche del Mare Nello Musumeci, durante il convegno “Acqua: troppa, troppo poca, troppo sporca”, promosso dall’Ordine degli Ingegneri della provincia di Catania e dal DICAr e tenutosi nell’aula magna del Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura dell’Università etnea. Un focus volto a individuare soluzioni per la gestione integrata di una risorsa definita dai relatori “preziosa e non infinita”, operando, come sottolineato da Musumeci, con «responsabilità». Un comune denominatore per istituzioni, professionisti, ricercatori e società civile, per far fronte agli effetti dovuti al cambiamento climatico e al ritardo infrastrutturale e gestionale. «In Sicilia è stato possibile mappare il quadro dell’isola, dei bacini e dei corsi d’acqua solo dopo il 2018, anno in cui è stata istituita l’autorità di bacino – aggiunge Musumeci – Un’analisi da cui è emerso un forte deficit strutturale per affrontare le emergenze idriche, sia alluvionali, che siccitose. Credo che una buona manutenzione delle attuali dighe, la realizzazione di laghetti aziendali nelle campagne e la riqualificazione delle reti di distribuzione urbana potrebbero far vedere risultati positivi nel giro di qualche anno». Criticità che accomunano il resto del Paese e che «hanno messo in moto la macchina governativa per raccogliere idee e progetti – prosegue il ministro – dei 700 pervenuti ne sono stati reputati idonei 500, di cui 50 provenienti dalla Sicilia. Realizzarli tutti avrebbe un costo di oltre 1 miliardo o e mezzo di euro, motivo per cui il passo successivo sarà individuare delle priorità».
Uno spunto di riflessione per istituzioni, professionisti, ricercatori e studenti, invitati a collaborare per «colmare il gap infrastrutturale – commenta il presidente dell’Ordine degli Ingegneri etneo Mauro Scaccianoce – Occorrono opere che migliorino i deflussi in condizione di pre-urbanizzazione, invasi per la raccolta di acqua e il suo riutilizzo, miglioramenti alle reti idriche, agli impianti di depurazione e a quelli di fognatura, di cui abbiamo carenza. Arretratezza confermata dalle quattro misure sanzionatorie ricevute dalla Comunità Europea, di cui due già esecutive, che pesano nelle casse della Regione circa 150mila euro al giorno». Altro player di questa partita è la società civile, «che va sensibilizzata sul tema, per far prendere coscienza, a partire dalle scuole, che l’acqua non è una risorsa infinita e che non va sprecata», sottolinea Scaccianoce. Stessa linea per la Consulta Ordini Ingegneri Sicilia: «Si tratta di una risorsa naturale sempre meno rinnovabile – aggiunge il presidente Fabio Corvo – complici i fenomeni della desertificazione, il cambiamento dei regimi delle precipitazioni, lo sfruttamento delle falde, l’inquinamento e i cambiamenti climatici, che incidono ad ampio spettro. Alla luce di questi fattori è necessario sostenere una nuova cultura dell’acqua: una mission dei prossimi anni, per tutelare un bene che in futuro sarà sempre più prezioso». Stringendo il campo di osservazione, «l’Amministrazione di Catania è particolarmente sensibile al tema – dichiara il vicesindaco Paolo La Greca – e ha posto l’attenzione su come affrontare il duplice problema della difesa dall’acqua e dell’acqua, tenendo conto della conformazione del territorio, del mutare delle stagioni e del clima. Un’analisi a cui si affiancano i lavori per la realizzazione e il completamento del canale di gronda».
A confermare i crescenti episodi estremi è stato il presidente dell’Associazione Idrotecnica Sicilia Orientale Salvatore Alecci. Fenomeni non controllabili, ma da poter contrastare con i giusti rimedi – come afferma il presidente del TAR Sicilia Pancrazio Savasta – al fine di creare sviluppo e ricchezza. Osservazioni che trovano conferma e risposta dal commissario straordinario unico per la Depurazione Fabio Fatuzzo: «L’acqua è poca perché i cambiamenti climatici e la siccità hanno colpito la zona del Mediterraneo. La scommessa è mantenerla dove è presente e non sprecarla, per riutilizzarla nel settore industriale, agricolo e sanitario – ovvero per la pulizia di strade, edifici pubblici e privati – e in tutto ciò che non rientra nell’uso potabile». Prospettive che vedono coinvolto anche il DICAr e il suo corso di laurea magistrale “Ingegneria Acque e Trasporti”, «con l’auspicio di formare nuove figure professionali che non dovranno contrastare le emergenze, ma garantire la stabilità», afferma il direttore Matteo Ignaccolo.
Nel corso dell’incontro spazio agli approfondimenti sugli aspetti gestionali, normativi e sui rischi. Gli interventi – moderati da Enrico Foti (professore del DICAr) – sono stati curati da Rosario Mazzola (presidente nazionale Utilitatis), Salvatore Cocina (dirigente della Protezione Civile Sicilia), Girolamo Andrea Cicero (Enel Green Power), Vincenzo Belgiorno (consulente Commissario Unico per la Depurazione), Paolo Roccaro (DICAr UniCT), Antonio Cancelliere (DICAr UniCT), Aurora Gullotta e David J. Peres (DICAr UniCT).
I possibili scenari futuri della città di Catania, le problematiche, gli investimenti e le ipotetiche soluzioni per le situazioni di emergenza e per il sistema fognario hanno rappresentato l’atto conclusivo del dibattito. A coordinare la tavola rotonda il giornalista Mario Barresi, che ha dato spazio a Fabio Fatuzzo (commissario straordinario Unico per la Depurazione), Davide Giugno (presidente Consiglio di gestione SIE), Francesco Fatone (Università politecnica delle Marche), Marisa Meli (Dipartimento di Giurisprudenza UniCT), Michela Le Pira (DICAr UniCT), Carlo Pezzini (Assemblea Territoriale Idrica Catania), Elita Caudullo (responsabile Servizio Fognatura SIDRA Spa), Giovanni Saitta (consulente del commissario straordinario per le Depurazione) e Giacomo Antronaco (RUP degli interventi Struttura commissario straordinario unico per la Depurazione).