Palermo – L’ucronìa (detta anche storia alternativa, allostoria o fantastoria) è un genere di narrativa fantastica basata sulla premessa generale che la storia del mondo abbia seguito un corso alternativo rispetto a quello reale. Il primo esempio lo troviamo nell’opera Ab Urbe condita (scritta tra il 27 a.C. e il 14 d.C.), nella quale Tito Livio contempla la possibilità che Alessandro Magno avesse dilatato i confini del regno macedone dirigendosi verso ovest anziché verso est.
«Nihil minus quaesitum a principio huius operis uideri potest quam ut plus iusto ab rerum ordine declinarem uarietatibusque distinguendo opere et legentibus uelut deuerticula amoena et requiem animo meo quaererem; tamen tanti regis ac ducis mentio, quibus saepe tacitus cogitationibus uolutaui animum, eas euocat in medium, ut quaerere libeat quinam euentus Romanis rebus, si cum Alexandro foret bellatum, futurus fuerit».
«Si potrebbe rilevare che sin dall’inizio di quest’opera non ho cercato di evitare niente con tanta attenzione quanto il discostarmi da una trattazione ordinata degli eventi, e il cercare motivi di piacevole svago per i lettori e un po’ di riposo per la mia mente infarcendo questa ricerca storica con amene digressioni. Ciò nonostante, l’aver menzionato un re e un condottiero così grande, mi riporta a considerazioni che tante volte ho fatto tra me e me, e non mi spiace ora valutare quale sarebbe stata la sorte della potenza romana se si fosse scontrata con Alessandro».
Tito Livio, Ab Urbe condita libri CXLII, IX, 17
Protocollo Uchronia
Da qualche mese è disponibile un racconto avanguardistico sulle possibilità della nostra mente, una riflessione profonda su cosa vuole dire possedere un’anima (dalla terza di copertina di un volume la cui vivace veste grafica – all’esterno e all’interno – è già di per sé un invito alla lettura). Si tratta di Protocollo Uchronia, di Nikolas Dau Bennasib, pubblicato a dicembre 2022 dalla giovane casa editrice Lumien, di Venezia. La narrazione fa ampio uso dell’ucronìa. Ma non c’è nulla dell’ucromìa, tipica del grigio mondo minimalista, perché la vicenda proposta dallo scrittore è uno sfavillante caleidoscopio di forme e di colori.
C’è una rappresentazione un po’ morbosa dell’anima sensitiva, fragile, sudaticcia, soggetta a malanni, attratta dal fango, nel primo romanzo pubblicato di Bennasib. Ma in fondo Adamo è stato tratto dal fango, alle origini dell’umanità. Ed Eva da lui. Gli stessi nomi di due dei protagonisti di questa avventura mozzafiato. C’è il corpo, in tutta la sua vulnerabilità. Ci sono le pulsioni che prorompono dalle viscere dell’inconscio. C’è la ragione illuminata, con la sua ombra totalitaria. Ma anche lo spirito e il suo libero arbitrio.
La carnalità può essere un contrappunto deliberato al dominio apollineo dell’intelligenza artificiale sulla realtà. Oppure una denuncia sottile del transumanesimo dionisiaco che fa da filigrana al racconto. L’anima razionale viene coinvolta prepotentemente nell’aspro confronto fra i due principi fondamentali della filosofia di Friedrich Nietzsche, le due componenti riconoscibili nella civiltà greca: da un lato l’algida armonia delle Muse attorno ad Apollo, nel tentativo di cogliere la natura delle cose secondo costruzioni mentali ordinate, negando il caos della realtà e non considerando l’essenziale dinamismo della vita; dall’altro gli sfrenati riti orgiastici ispirati a Dioniso, alla ricerca di numi ctonii, orfici e inumani.
La narrazione procede su tre binari temporali paralleli (passato, presente, futuro), che dimostrano la passione dell’autore per la storia. Personaggi ed eventi reali del passato vengono presentati con nitidezza adamantina, tanto da provocare un senso di vertigine. Il racconto avanza spingendo i protagonisti a svelare quanto siano disposti a fare pur di rimanere attaccati alla vita. La domanda di fondo è se sia possibile davvero creare un mondo ideale per tutti. È una domanda incarnata, perché i personaggi sono autentici, né del tutto buoni né del tutto cattivi. L’autore sembra parteggiare – seppure con misurato distacco – per quelli di loro animati da uno spirito contestatario, dalla tendenza a presentare obiezioni, dalla ribellione appassionata alle catene.
Nel racconto fantascientifico vengono portate alle estreme conseguenze alcune inquietanti follie chimeriche del mondo contemporaneo: dalla fecondazione in vitro all’eutanasia, dall’ibridazione di embrioni umani e animali al controllo informatico di pensieri e memoria attraverso algoritmi, secondo un percorso verosimile per quanto stupefacente. Che cos’è l’anima? Si può replicare una vita attraverso l’uso della tecnologia e mettere un freno alla morte? Fin dove è lecito che si spinga il progresso della scienza e della tecnica? E quanto del nostro mondo si potrebbe migliorare se solo fossimo in grado di cambiare la storia?
Nella Parigi contemporanea, un’invenzione sbalorditiva ha reso praticabile l’utilizzo del connettoma, la mappa delle connessioni neurali del cervello umano, rendendo possibile la clonazione della coscienza. Nella Roma del 2099, a seguito di un blackout delle reti mondiali, vecchi scandali portano a galla i segreti nascosti nelle catacombe paleocristiane: avanguardie dal sapore post-umano rivelano l’esistenza di un piano che potrebbe cambiare le sorti dell’umanità.
Non diciamo nient’altro qui della trama per non defraudare il potenziale lettore – speriamo di averlo incuriosito – del fine godimento che si assapora nell’imbattersi in un turbinio di sorprese continue, offerte con un ritmo incalzante. Non resterà deluso. L’intreccio è veramente spiazzante, ti prende totalmente in quel saltare di capitolo in capitolo da un’epoca all’altra. Quella scelta per modificare il passato è, per molti versi, un colpo di genio. Com’è geniale lo stratagemma adottato per rendere visivamente le emozioni nella realtà virtuale. Lasciamo al lettore un ultimo indizio.
«Il termine indica tante cose, a seconda del campo di studi, ma noi chiamiamo Singolarità il punto in cui tutte le potenzialità si fondono e avviene il salto evolutivo. Tutte le potenzialità della materia molecolare e dell’energia unite in una Singolarità hanno prodotto la vita. La vita ha poi prodotto l’anima. Con i suoi studi, comprendendo il funzionamento biochimico dell’anima, passeremo allo step successivo».
«La digitalizzazione dell’anima?». Rebecca mantenne un’aria scettica.
«Sì, dottoressa».
Il romanzo mescola filosofia e futuro, mistero e apocalisse tecnologica. Senza pedanteria. Potrebbe essere la sceneggiatura di un film di successo. O di un videogioco.
Un genere letterario coinvolgente
Bennasib usa tre forme narrative nel suo racconto. Quella forse più intrigante è l’ucronìa. Il termine deriva dal greco e significa letteralmente “nessun tempo” (da οὐ = “non” e χρόνος = “tempo”), per analogia con utopia, che significa “nessun luogo”. Indica la narrazione letteraria, grafica o cinematografica di quel che sarebbe potuto succedere se un preciso avvenimento storico fosse andato diversamente. Il termine è stato coniato dal filosofo francese Charles Renouvier in un saggio (Uchronie) apparso nel 1857.
Il primo esempio di ucronia può essere considerato il brano dell’opera Ab Urbe condita di Tito Livio. Prima ancora che Charles Renouvier coniasse il termine uchronie, si possono rintracciare numerose opere letterarie a sfondo ucronico, tra le quali si può citare Napoléon et la conquête du monde, 1812 à 1832 – Histoire de la monarchie universelle di Louis Geoffrey (1836), in cui si immagina una campagna di Russia vittoriosa per Napoleone, che fonda un impero universale popolato di invenzioni fantascientifiche.
Nel suo libro pubblicato postumo nel 1813, Storia della Toscana sino al principato, l’accademico italiano Lorenzo Pignotti immaginò cosa sarebbe potuto succedere se Lorenzo il Magnifico non fosse morto nel 1492: lo statista mediceo avrebbe potuto difendere la penisola dalle invasioni straniere e addirittura reprimere la riforma protestante prima che si diffondesse.
Ne La città eterna di Hall Caine (1901), ambientato nella Roma del 1900, a seguito dell’azione del giovane deputato della sinistra Davide Rossi contro il dittatore Barone Gabriele Bonelli, si ha il volontario esilio del re e la proclamazione di una repubblica. Nell’epilogo del romanzo si scoprirà che 50 anni dopo il mondo è stato unificato in un’unica Federazione Internazionale con Roma come capitale.
Nel 1931 lo storico britannico J. C. Squire invitò alcune autorevoli personalità della cultura e della politica contemporanea – tra cui Churchill, Chesterton, Belloc e Maurois – a cimentarsi nelle ricostruzioni ipotetiche di alcuni snodi storici cruciali della civiltà occidentale, pubblicandole nell’antologia Se la storia fosse andata diversamente (If It Had Happened Otherwise). Winston Churchill (che scrisse per l’occasione un saggio riguardo a un diverso esito della battaglia di Gettysburg), in questo modo divenne contemporaneamente autore e personaggio di ucronie.
La storia non si fa con i se. Eppure c’è qualcuno, oggi più che mai, che vorrebbe cambiarne il corso, non certo per produrre un mondo migliore. La tentazione della piramide rovesciata, del sovvertimento luciferino dell’armonia della natura, è sempre dietro l’angolo.
Ciro Lomonte