Fu testimone dell’assassinio del padre Epifanio. Cgil Palermo. “Scompare uno dei protagonisti di una tragedia collettiva che ha coinvolto tanti sindacalisti, operai e contadini”
Palermo – E’ morto all’età di 94 anni Pietro Li Puma, figlio di Epifanio Li Puma, dirigente sindacale della Cgil, ucciso il 2 marzo 1948. Pietro Li Puma è deceduto all’ospedale Madonna dell’Alto di Petralia Soprana e i funerali si sono svolti presso la chiesa di Raffo.
La Cgil Palermo esprime cordoglio alla famiglia. “Scompare uno dei testimoni e protagonisti di una tragedia collettiva e familiare che ha coinvolto tanti sindacalisti e contadini impegnati nelle lotte per la terra – dichiara il segretario Cgil Palermo Mario Ridulfo – In questi anni ha sempre operato, come tanti familiari di vittime di mafia, per mantenere viva la memoria del padre e dell’impegno di tante persone semplici, contadini e operai, che rivendicavano lavoro e diritti”.
“Pietro Li Puma era il più anziano tra i figli rimasti in vita, quello che assistette all’assassinio del padre. Dei 10 figli adesso rimangono Lucia Maria e Carmelo – aggiunge Lillo Spitale, responsabile Camera del Lavoro di Petralia e delle Alte Madonie – E’ stato anche lui un dirigente sindacale, lavorava alla di Italkali di Petralia, è stato componente del consiglio di fabbrica della miniera e ha partecipato alle diverse vertenze dell’epoca”.
A Petralia Soprana e in tutti i comuni delle Alte Madonie non si è mai persa la memoria delle lotte contadine e di Epifanio Li Puma. La Cgil, assieme ai familiari che hanno costituito un’associazione con il suo nome, ogni anno lo ricordano coinvolgendo le scuole.
Pietro Li Puma, aveva 19 anni quando suo padre fu colpito a morte mentre stava arando un appezzamento di terreno. Erano le 2 del pomeriggio quando due uomini a piedi si avvicinarono a Epifanio Li Puma, che fermò i muli e rispose alle loro domande. Uno dei due assassini nel frattempo fece fuoco col fucile contro Li Puma, che cadde a terra. L’altro sicario si avvicinò al suo corpo ed esplose altri colpi in testa, completando la missione di morte. Poi si rivolse contro il figlio Giuseppe, di 13 anni, decidendo però di lasciarlo stare. Nel frattempo, sentendo il rumore degli spari, arrivò Pietro, che rimase paralizzato dal terrore nel vedere il corpo del padre per terra in una chiazza di sangue. I due fratelli si misero a urlare chiedendo aiuto. Dopo l’arrivo di alcuni contadini, Pietro scappò a Raffo, frazione di Petralia Soprana, per avvisare la madre, i parenti, gli amici e i compagni del sindacato.