Messaggio del vescovo Antonio Staglianò ai giovani del Parlamento della Legalità Internazionale

Monreale (PA) – Messaggio del vescovo Antonio Staglianò ai giovani del Parlamento della Legalità Internazionale: “Restare umani per restare liberi, sull’esempio di don Pino Puglisi”.

«Carissimi giovani,

vi saluto nel Signore nostra unica speranza di libertà da ogni violenza, in particolare dalla violenza della barbarie mafiosa. Ammiro la vostra tenacia nell’incontrarvi per gustare la testimonianza di un uomo, un prete, don Pino Puglisi, che è morto per amore, seguendo l’esempio di Gesù, per restare umano e diventare sempre più libero. Se ami resti e diventi umano. Se non ami perdi a poco a poco la tua umanità e diventi schiavo di qualcuno e forse anche di te stesso. Perciò, è chiaro che non basta essere nati da papà e mamma per “essere umani”: occorre, crescendo, diventare umani nel concreto del nostro vivere quotidiano, attraverso scelte precise che possono essere qualificate come “buone e belle” perché esaltano la bontà e la bellezza della nostra umanità. Da prete, don Pino Puglisi, si è adoperato a educare tutti i suoi figli (sì, perché un prete vero è il Padre di tutti i figli che circolano nella parrocchia e vogliono crescere da cristiani). Ha scelto, giorno dopo giorno, di voler bene a tutti e di servire tutti, non badando ai sacrifici che questo comportava, anche l’estremo sacrificio di morire di morte violenta, ucciso dalla mafia.

“Me lo aspettavo”: lo disse con un sorriso sulle labbra nel giorno del suo 56esimo compleanno, mentre lo sguardo freddo e trito di odio dell’uccisore puntava gli occhi di un sacerdote innamorato della sua vocazione. Non ha abbassato il suo sguardo, don Pino, dinnanzi a una pistola fissa sulla nuca. Anzi, lo ha riempito di affetto misericordioso, proprio con quel sorriso. Fermiamoci a questo istante, per pochi secondi, e diamo sfogo alla nostra immaginazione: don Pino avrebbe voluto “avere tempo” per parlare con il suo uccisore e fargli capire che l’assassinio è un atto disumano; chi lo compie perde la propria umanità e diventa peggio di una bestia. “Siamo fatti per amare, nonostante noi”, canta Nek in una sua bella canzone. Per amare, non per uccidere. Si, don Pino avrebbe voluto “avere tempo” per convincere e convertire il suo uccisore. Il tempo però non c’era. E allora, come comunicare lo stesso questo messaggio profondo di vita? Per parlare devi mettere insieme delle parole, una dopo l’altra, e questo vuole tempo. E allora, come parlare senza dire una parola? Ecco l’intuito dell’amore: quel messaggio si può comunicare in un attimo, con il gesto del corpo: il sorriso. È un sorriso che ha il sapore del perdono: “tu mi uccidi e io continuo ad amarti, ti perdono e con il mio perdono pretendo da Dio che la tua umanità non si perda, anzi si redima, si riscatti dalla barbarie, dalla violenza, per sempre”. Accadrà ciò che quel sorriso desiderava? Forse! Eppure don Pino ci crede e muore credendo che solo il perdono è l’amore che risuscita i morti, come Gesù ha insegnato, morendo sulla croce.

Cari giovani, indignatevi di fronte a ogni forma di barbarie, a ogni manifestazione del male. Qualunque faccia abbia, il male è sempre “mancanza di bene” e imparate a perdonare, cioè a fare il bene, cioè a fare della vostra vita un dono di bene per altri (specialmente per i più poveri e più deboli, quelli che nessuno considera, ma che Dio guarda con benevolenza di Padre). Imparando a perdonare, imparerete ad amare sul serio, imparerete a donarvi agli altri davvero. Infatti, se ci pensate, perdono è per-dono, cioè dono-per, dono per, dono-per. Se lo dici più volte con ritmo, dono-per suona “perdono”.

Oggi 19 maggio, il nostro Parlamento della legalità internazionale convoca tutti nel luogo dell’eccidio. Con una sola voce, un solo monito: “Uccidendoti ti hanno reso più vivo che mai, martire della fede, segno di sicura speranza per una nuova umanità”. Questo incontro presta oggi la carne della vostra umanità alla voce di San Giovanni Paolo II: “Convertitevi, verrà una volta il giudizio di Dio”. S.E. Mons Carmelo Ferraro, intervistato dalla Tv di Stato ebbe a dire che da quel grido nasce – come risposta culturale di fede e di speranza- il Parlamento della legalità internazionale. Ora tocca a voi gridare il vostro desiderio di libertà nel ripudiare, senza alcun dubbio e con tutte le vostre forze, la mentalità mafiosa. Costruite dentro di voi “cuori puri”, per poter guardare il mondo, gli altri e voi stessi con “occhi limpidi” ed essere sicuri – una volta cresciuti e inseriti nella società civile- di avere “mani pulite”. Abbiate fede e, credendo, ragionate criticamente, perché è la fede oggi che vi chiede di usare la vostra ragione critica per liberarsi dalle illusioni delle società dell’ipermercato, dove tutto è messo a disposizione per il vostro piacere, purché abbiate soldi da spendere. Nella fede sperimentate l’amore di Dio che vi ama per quello che siete e non per quello che possedete e, perciò, anche se non possedete niente, Dio vi ama comunque e forse di più. “Pensate e ragionate” come invece la logica del consumo ci rende schiavi del denaro che non abbiamo mai abbastanza e che, molti, per ottenerlo, uccidono, drogano, praticano la violenza su altri, non guardano in faccia nessuno, nemmeno gli innocenti, come il piccolo Di Matteo.

Sul modello della buona e bella umanità di Gesù, puntate a restare umani come Gesù, il Figlio di Dio, che ha redento e salvato l’umano di ogni uomo, perdonando sulla croce. Sì “come Gesù”, che don Pino ha seguito e vissuto dentro di sé, per tutta la sua vita, fino al dono estremo nella morte, per amore dei giovani di allora e anche dei giovani di adesso.

Vi lascio con un testo poetico che ho scritto qualche anno fa, proprio pensando al sorriso di don Puglisi. Vorrei diventasse per voi anelito del cuore e preghiera fervente al Signore della giustizia e della pace, affinché per intercessione di Maria, stella del mattino, possiamo diventare tutti più umani nella amicizia sociale e nella fratellanza universale, come papa Francesco chiede in Fratelli tutti».

Quel sorriso

(contro tutte le mafie)

Che pena che pena

La tua umanità

Senza bellezza, nessuna verità.

Uccidi le persone

E te ne fai un orgoglio

Non capisci

Sei solo un imbroglio.

E non rifletti, e non pensi

Prima di sparare

L’altro è un uomo

Una persona da amare.

Vivi al di sotto delle tue possibilità

Barbarie tenebrosa la tua vita

Inabissata nell’orrore

Dov’è finita

No, non c’è onore.

Che pena, che pena

La tua umanità

Senza verità, senza bellezza

E se potessi riscoprire l’amore

Sentiresti l’Infinito in un sorriso

In “quel sorriso” la sua tenerezza.

Antonio Staglianò (Presidente della Pontificia Accademia di Teologia)

Giuseppe Longo

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