Capaci (Pa) – Lo scorso anno, il XXX anniversario delle stragi di Capaci e via D’Amelio, è stato caratterizzato da numerose iniziative che hanno coinvolto la Questura di Palermo, nell’ambito del doveroso e sentito ricordo delle vittime dei due attentati che hanno segnato tragicamente la storia recente del nostro paese.
In occasione di quell’anniversario, il Questore della provincia di Palermo, Leopoldo Laricchia, nel corso di una solenne cerimonia, con la collaborazione del Cappellano della Polizia di Stato, Don Massimiliano Purpura e di Concetta Martinez Montinaro, vedova di Antonio Montinaro, uno dei poliziotti uccisi a Capaci, e presidente dell’associazione “Quarto Savona Quindici”, aveva consegnato a tutte le Diocesi siciliane “l’olio di Capaci”, ricavato dagli alberi di ulivo piantumati nel “Giardino della Memoria”, parco coltivato e valorizzato dalla “Quarto Savona Quindici” e dedicato a tutte le vittime di mafia, inaugurato il 23 maggio 2017.
Proprio da quegli ulivi, piantumati su quella terra macchiata dal sangue dei giusti e degli onesti, è iniziato un percorso di rinascita, curato dalla Questura di Palermo e dall’associazione “Quarto Savona Quindici” che ha dato luogo ad una piccola produzione di olio, consegnato nel 2022 alle Diocesi siciliane.
Quest’anno, in ragione dell’alto e profondo significato simbolico del progetto, su impulso del Questore di Palermo, il Cappellano della Polizia di Stato di Palermo ha condiviso l’iniziativa con il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, Mons. Matteo Zuppi, che ha accolto positivamente l’iniziativa estendendola a tutte le Diocesi d’Italia, “in quanto l’impegno e il contrasto al crimine organizzato e alle organizzazioni criminali riflette una dimensione di impegno civile che ogni testimone del Vangelo dovrebbe vivere”.
Un’ampolla contenente l’olio di Capaci è stata così recapitata ad ogni Diocesi ricadente sul territorio nazionale affinchè potesse, in occasione della S. Messa Crismale, essere consacrata simbolicamente come contributo proveniente dalla terra siciliana bagnata dal sangue e dal sacrificio dei propri fedeli servitori.
Anche quest’anno l’iniziativa si è avvalsa del prezioso contributo offerto dai giovani studenti dell’Istituto Superiore “Majorana” e da minori detenuti dell’Istituto Penale per Minorenni “Malaspina”, nell’ambito di un progetto denominato “Laboratorio di giardinaggio Giardino della Memoria”.
L’olio di Capaci, metafora di continuità tra i caduti del tragico attentato mafioso e questi giovani, è stato prodotto grazie alla collaborazione della Coldiretti.
L’olio della memoria di Capaci ha raggiunto, così, tutto il territorio nazionale e nella giornata di ieri è giunto nelle mani di Papa Francesco sul sagrato di San Pietro, portando con sé, in prossimità delle festività pasquali, un rinnovato messaggio di speranza e pace per tutto il Paese.
La produzione, la consegna e la consacrazione a livello nazionale dell’olio di Capaci rappresentano dei momenti significativi derivanti da un percorso di cambiamento e di riscatto che l’intera comunità palermitana ha intrapreso in questi anni. Un olio che ungerà non solo Vescovi, Sacerdoti, battezzati e cresimati, ma consacrerà la vita del Giusto come quello di Cristo morto in croce. Un olio dal sapore di giustizia e di legalità, che profuma di redenzione, diventando cura per le tante ferite inferte dalla mafia ed al contempo simbolo per tutti i siciliani dell’autenticità e della profondità del sentimento religioso.
La Questura di Palermo ha curato la consegna dell’olio alle Diocesi ricadenti nel territorio della provincia. Nel corso di formali ed istituzionali cerimonie, hanno ricevuto l’ampolla d’olio, l’Arcivescovo di Palermo, Monsignor Corrado Lorefice, l’Arcivescovo di Monreale, Monsignor Gualtiero Isacchi, il Vescovo di Cefalù, Monsignor Giuseppe Marciante e l’Eparca di Piana degli Albanesi, Monsignor Giorgio Demetrio Gallaro.
Grazie a questa iniziativa l’olio di Capaci sarà distribuito a 25.494 parrocchie raggiungendo, così, i fedeli di tutta Italia a distanza di trent’anni dagli attentati che estesero la barbarie mafiosa a tutto il territorio nazionale, colpendo le città di Roma, Firenze e Milano.
Il messaggio evangelico diviene, quindi, viatico del sentimento della legalità che è agli antipodi della mentalità mafiosa: non si può essere mafiosi o trattare coi mafiosi e, contemporaneamente, ostentare la pratica religiosa, in nessuna forma, compresa l’appartenenza alle confraternite.