Siracusa – Dopo la riforma dell’art. 119 della Costituzione, avvenuta lo scorso luglio – che impone alla Repubblica di contrastare gli svantaggi derivanti dall’insularità – c’è una svolta nelle politiche per lo sviluppo del Mezzogiorno e, segnatamente, delle grandi isole di Sardegna e Sicilia: l’introduzione di strumenti ad hoc per il contrasto di questi svantaggi.
È stato infatti approvato alla Camera un emendamento del Partito Democratico alla Legge di Bilancio (a firma Lai, Barbagallo, Provenzano, Marino, Iacono) che trasponeva due disegni di legge (n. 395 e 397) presentati in Senato e aventi come primi firmatari i senatori M. Meloni, A. Nicita e A. Furlan. Viene prevista da un lato una Commissione d’inchiesta e dall’altro l’istituzione di un Fondo.
La Commissione ha il compito di chiedere informazioni, acquisire dati e documenti sui risultati delle attività svolte da pubbliche amministrazioni e da organismi che si occupano di questioni attinenti alle peculiarità e agli svantaggi derivanti dall’insularità, nonché di verificare, a cadenza annuale, la mappatura dei fondi in essere e delle risorse stanziate, a livello nazionale ed europeo, destinati alle isole. Un punto fondamentale sarà anche quello di verificare e individuare i settori su cui risulta opportuno agire “per contrastare gli svantaggi derivanti da insularità con interventi compensativi, a partire da: sanità, istruzione e università, trasporti e continuità territoriale, energia”. Ciò comporta anche la necessità di “individuare, di concerto con l’Ufficio Parlamentare di Bilancio, gli indicatori necessari a stimare i costi degli svantaggi derivanti dall’insularità nei settori individuati” nonché di “valutare le possibili misure e interventi necessari utili a compensare effettivamente gli svantaggi derivanti dall’insularità, anche valutando opzioni in grado di accedere alle deroghe alla normativa europea in materia di aiuti di Stato e di verificare, a cadenza almeno annuale, la normativa europea in materia di aiuti di Stato”. Nella relazione annuale sull’attività svolta, la Commissione individua poi le proposte e le eventuali modifiche e correttivi alla normativa vigente al fine di compensare gli svantaggi derivanti dall’insularità, proponendo eventuali correttivi da insularità al sistema dei LEP, anche per contrastare lo spopolamento e poter costruire servizi sulla base delle specificità demografiche e geografiche dei territori.
Accanto all’istituzione della Commissione si prevede quella di un Fondo le cui risorse devono essere utilizzate per garantire accesso egualitario ai servizi nel territorio tra i cittadini e le imprese che vivono la realtà dell’insularità e le migliori esperienze sul territorio nazionale; favorire la residenzialità e contrastare lo spopolamento nei territori insulari; accompagnare lo sviluppo e l’internazionalizzazione dell’economia meridionale, anche puntando sulla sua vocazione portuale; sostenere le transizioni ecologica e digitale, nel pieno rispetto dei principi di sostenibilità economica, ambientale e sociale.
È una grande occasione perché abbiamo da tempo imparato che, all’interno del tema delle politiche di promozione del Mezzogiorno, vi è una specificità degli svantaggi derivanti dall’insularità per troppo tempo trascurata. Alla base delle politiche di contrasto all’insularità deve esserci il principio dell’“accesso egualitario ai servizi nel territorio”, tra i cittadini e le imprese che vivono la realtà dell’insularità e le migliori esperienze sul territorio nazionale. Ciò al fine di assicurare davvero agli abitanti delle isole di godere degli stessi diritti degli altri cittadini, riconoscendo al contempo la straordinaria ricchezza e specificità. Per farlo, dobbiamo garantire ai territori insulari il “diritto alla connessione”, per rompere l’isolamento di alcune aree interne e dei piccoli comuni. E attraverso il rilancio degli investimenti nelle reti e nei servizi di trasporto migliorare l’accesso e la connessione alle reti europee. Con la nuova norma, proposta dal Partito Democratico e accolta da tutte le forze politiche, sarà infine possibile avviare un nuovo approccio ai problemi dell’insularità che possa davvero generare una svolta ecologica nel ridisegnare l’economia delle isole, perché la prospettiva di una “transizione giusta” impone oggi di non limitarsi a inseguire i processi di sviluppo più avanzati, ma di anticipare e sperimentare nuove vie di produzione e benessere sostenibile.