Palermo – La Procura della Repubblica ha delegato la Squadra Mobile – Sezione Reati contro il Patrimonio – all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare, a carico di 5 soggetti – 3 uomini e 2 donne – che si sarebbero resi responsabili del reato di spaccio di sostanze stupefacenti in concorso.
In particolare, il GIP ha disposto la custodia cautelare in carcere per
M. G., classe 1969, pluripregiudicato (che già si trova in carcere per altri reati);
C. G., classe 1984, pluripregiudicato;
Lo stesso giudice ha disposto, altresì, gli arresti domiciliari con applicazione del braccialetto elettronico per:
- R., classe 1986, pregiudicata;
A. C., classe 1985 pregiudicata;
L. I. K., classe 2003.
I predetti, secondo gli elementi fin qui raccolti, si sarebbero resi responsabili, in concorso tra loro, dello spaccio di sostanze stupefacenti, posto in essere in modo stabile e continuativo sotto la direzione di M. G.
Lo stesso, infatti, avrebbe creato un’organizzazione a conduzione familiare per garantire l’attività di spaccio attiva a qualsiasi ora del giorno e della notte, avvalendosi della collaborazione delle donne di casa – tra le quali anche una minorenne.
Ad avvalorare l’idea che tale business delittuoso abbia potuto portare ingenti guadagni nelle casse degli indagati, il fatto che in soli 10 giorni sono state registrati ben 32 episodi di cessione, prevalentemente di eroina.
Risultava chiaro, inoltre, il ruolo centrale di “capo” ricoperto da M. G., nei confronti del quale sono stati ritenute sussistenti le aggravanti di aver diretto l’attività delle persone concorse nel reato, nonché l’aggravante di avere indotto a commettere il reato persona dedita all’uso di sostanze stupefacenti.
Va rilevato, altresì, che nei confronti dei primi quattro arrestati è stata riconosciuta l’aggravante di essersi avvalsi di persona minorenne per commettere il delitto o per averlo commesso in concorso con costei, ancora minorenne all’epoca de fatti.
Durante l’indagine – sviluppata anche mediante intercettazioni e l’ausilio di telecamere – sono stati effettuati diversi sequestri di eroina e contestate segnalazioni per uso personale ai soggetti considerati di volta in volta acquirenti.
La predetta attività illecita, che si è sviluppata nei classici luoghi conosciuti allo “Zen 2” come “I muntaruozzi”, “Nu miezzu”, “il camion verde”, “a casa”, ha portato alla luce la diffusione di un allarmante numero di consumatori di eroina i quali, a colpo sicuro, contattavano indifferentemente uno degli odierni indagati che – anche mettendosi in contatto con altro sodale – si rendeva immediatamente disponibile a rifornire l’acquirente.
E’ stato riconosciuto, inoltre, come l’odierna attività, da un lato, viene sviluppata in chiave certamente organizzata oltre che sistemica e certamente servente a più ampi contesti territoriali di spaccio su larghe aree territoriali, dall’altro, ha una base di natura “familiare”.
La centrale dello spaccio che promanava dalle abitazioni di M.G. e C.G. per districarsi nel c.d. “mezzo” – una sorta di cortile lungo a cavallo tra due padiglioni alle Zen – è da considerarsi una vera e propria “fucina di cessioni al minuto”, che si estrinsecava mediante la vendita di piccole dosi di sostanza, così da eludere eventuali interventi delle forze di polizia.
Nel delineato sistema di cessioni si sono pure riscontrate forme dilazionate di pagamento: un rodato sistema di cessione di droga “a credito” che ha portato poi gli indagati – soprattutto M.G. – a richiedere i pagamenti di esose somme di denaro accumulate con veri e propri debiti dei “clienti”, il più delle volte tossicodipendenti disposti a tutto pur di drogarsi.
L’indagine ha consentito di delineare pure il ruolo delle due donne, i cui elementi a loro carico le vedrebbero depositarie di diverse mansioni: dalla custodia dello stupefacente ai rapporti con i clienti, dalla tenuta della contabilità al controllo dello stupefacente residuo.
L’odierno provvedimento, emesso dal G.I.P. di Palermo sulla base delle risultanze investigative condotte dalla Polizia di Stato e coordinate dalla locale Procura della Repubblica, si basano sui gravi indizi di colpevolezza, significando che le piene responsabilità penali per i fatti indicati saranno accertati in sede di giudizio.