Bologna – L’AIOP denuncia lo stato attuale in cui versano i 45 ospedali privati e chiede una risposta urgente alla Regione Emilia-Romagna a salvaguardia delle strutture sottoposte ad un aggravio di costi che si aggira al 10% per un settore fondamentale che al Sistema Sanitario Pubblico fattura circa 550 milioni.
Il presidente AIOP ER Luciano Natali: “I bilanci delle nostre aziende sono in rosso, occorre agire in fretta per scongiurare la chiusura degli ospedali a svantaggio delle cure e dell’assistenza ai pazienti”.
Tra i settori produttivi messi in crisi dall’aumento dei costi dell’energia elettrica (+ 127%) e del gas (+ 141%) il settore sanitario è certamente tra i più colpiti. Non è un comparto infatti dove rallentare le prestazioni o poter risparmiare spegnendo i macchinari come tac e risonanze magnetiche. Così come non è possibile avere temperature superiori o inferiori a un certo limite sia d’estate che in inverno.
La denuncia dell’Associazione dell’Ospedalità Privata dell’Emilia-Romagna deriva dai conti salati che il primo semestre del 2022, complice la guerra in Ucraina, ha presentato, alle strutture, reduci da difficili anni legati alla pandemia. AIOP rappresenta a livello regionale 45 ospedali che a loro volta rappresentano in termini di prestazioni circa il 20% di quanto erogato
dal Sistema Sanitario Regionale. Infine l’ospedalità e il territorio (ambulatoriale per quanto ci compete), valgono circa il 50% del bilancio regionale.
“La situazione è gravissima – scrive il presidente AIOP ER Luciano Natali in una lettera indirizzata al presidente della Regione Stefano Bonaccini – al governatore dell’Emilia-Romagna chiediamo di prendere atto di un vero e proprio stato di crisi del nostro settore che, se non affrontato con tempestività, potrà portare alla drammatica sospensione dell’attività e, forse, alla chiusura di molte nostre aziende. I bilanci del 2022 – conclude Natali – sono compromessi al punto da intaccare le riserve delle singole società e richiedere un intervento dei soci”.
Nel comparto ospedaliero il costo del gas rispetto al 2020 è cresciuto fino a 5,5 volte e ha trascinato il costo di tutti gli altri fattori, a partire dall’energia, con punte di 2-3 volte il 2020. La situazione si riflette su tutta la catena delle forniture: medicinali, dispositivi, vitto, lavanderie, oltre ai rifiuti e a cascata, con aumenti che non sono più sostenibili per le aziende.
Il Sistema Sanitario, compreso il privato accreditato, proviene da una pandemia che lo ha duramente provato, comprimendo la marginalità e si pensava di poterne uscire rafforzando la produzione, come il sistema chiede di fare per affrontare il tema delle liste di attesa. Questo traguardo, però, è al momento notevolmente compromesso. “Al punto che – scrive sempre il Presidente AIOP – credo che tutti gli sforzi che abbiamo messo in campo con l’ultimo Accordo Regionale per il contrasto alle liste di attesa (DGR n. 1145 del 11/7/2022) rischino fortemente di essere vanificati”.
La stessa insostenibilità dei costi sta mettendo in ginocchio anche il settore sociosanitario, quindi le strutture che curano e assistono gli anziani, da anni con le rette bloccate e ora colpite da questa impennata di costi.
Ad aggravare la situazione, tra le conseguenze post Covid, è poi il mancato rimborso dei DPI (dispositivi di protezione individuali), dei tamponi e degli esami diagnostici anti – covid.
“Ciò aggrava ancora di più il quadro generale e pertanto – spiega il numero uno di AIOP Emilia-Romagna Natali – chiediamo alla Regione di ripristinare tali rimborsi, che restano ancora cospicui, almeno fino al permanere dell’epidemia che non risulta purtroppo terminata”.
La stima dell’aggravio dei costi è, nel totale, con punte diverse al suo interno, ancorata a una media del 10%, per un settore che fattura al SSN circa 596 milioni. Numeri di una crisi che va al di là delle forze del comparto ospedaliero privato e che spinge AIOP a richiedere un incontro al presidente della Regione, all’assessore regionale alla salute Raffaele Donini e al direttore generale Luca Baldino per evitare il tracollo del settore Sanitario, in una terra dove l’integrazione Pubblico-Privato è un modello già sperimentato e consolidato nella Pandemia da Covid-19, da esportare – per i benefici dati ai cittadini e alla sanità – in molte altre regioni di Italia.