contro il lato oscuro della digitalizzazione
Palermo – La FABI di Palermo alza il tiro e continua a denunciare il dilagare del fenomeno delle truffe online ai danni dei clienti delle banche, che purtroppo non accenna a diminuire e che colpisce fasce sempre più numerose di utenti incolpevoli.
L’indiscriminata chiusura delle filiali
“Complice la chiusura indiscriminata di numerose agenzie, fenomeno che nella nostra Sicilia ha raggiunto numeri impressionanti e privato 132 comuni e 320.000 cittadini di uno sportello bancario e il dilagare di strumenti digitali e online diffusi senza una adeguata preparazione dell’utenza – dichiara Gabriele Urzì Segretario Provinciale e Responsabile salute e sicurezza FABI Palermo – ogni giorno si registrano truffe realizzate da criminali informatici sempre più preparati e spregiudicati. Per capirci con parole semplici: ti chiudo le agenzie, sei costretto a fare chilometri se non abiti in una grande città per andare nella tua banca, devi utilizzare app e strumenti digitali e cadi nella giungla delle truffe online”.
L’entita del fenomeno in Sicilia
“L’entità del fenomeno non è sempre facile da ricostruire – continua Urzì – in quanto a volte per importi non particolarmente consistenti le vittime non presentano denunce. Per quanto riguarda la Sicilia va precisato che la corsa indiscriminata da parte delle banche (soprattutto i grandi gruppi) alla chiusura delle filiali ha fatto crescere in maniera indiscriminata il fenomeno. La Polizia Postale nel 2021, nel solo compartimento della “Sicilia Orientale”, nell’ambito delle frodi informatiche e delle truffe online ha trattato 1.839 casi e denunciato 370 persone, in linea con i dati statistici nazionali, che purtroppo mostrano un significativo aumento dei crimini commessi su internet. Nell’ambito del computer crime (furto di identità, attacchi informatici, malware) sono stati trattati 346 casi ed indagate 10 persone. E nel 2022 i numeri saranno certamente superiori”.
Le iniziative della Fabi Palermo
“Per contrastare il fenomeno, che abbiamo definito “il lato oscuro della digitalizzazione bancaria” – aggiunge il sindacalista – abbiamo da poco diffuso un decalogo di misure che gli utenti devono mettere in atto per evitare le truffe e il prosciugamento dei conti correnti e abbiamo deciso di tenere accesi i riflettori e di iniziare una campagna di denuncia (le banche ovviamente tendono a non fare troppa pubblicità di questi episodi per non scoraggiare la clientela all’utilizzo dei mezzi informatici). Non è tollerabile che non si faccia una campagna di alfabetizzazione per soggetti anziani e/o poco scolarizzati e informatizzati e si privino i cittadini dei servizi bancari, rovesciando quasi interamente poi su questi ultimi l’onere delle eventuali truffe di cui restano vittime. Si potrebbe pensare a soluzioni innovative e alternative come ad esempio a “sportelli bancari mobili” per i comuni rimasti senza presidio e/o ad aperture saltuarie degli sportelli, così come avveniva in un recente passato.
Lo spoofing – modifica del numero del chiamante per ingannare l’utenza
“Oggi iniziamo dallo Spoofing, uno dei fenomeni più gravi in assoluto – sottolinea Urzì – di cui riceviamo quotidianamente segnalazioni. Lo Spoofing o CLI (Calling Line IDentifier) Spoofing è la definizione di alcuni meccanismi che tendono a modificare il numero del chiamante in modo che il chiamato visualizzi sul proprio dispositivo un numero diverso da quello chiamante, a scopo di frode, associato al phishing, truffa effettuata online attraverso la quale un malintenzionato cerca di ingannare la vittima convincendola a fornire informazioni personali, dati finanziari o codici di accesso, fingendosi la banca del cliente. Attraverso questi sistemi di Spoofing è possibile chiamare una persona cambiando il proprio numero di telefono, simulando che la chiamata proviene da un’altra numerazione e non dalla nostra, attuando una frode: i malintenzionati riescono a mascherare il vero numero da cui proviene la chiamata, rendendo la numerazione familiare e inducendo chi riceve la telefonata a rispondere o richiamare, dopo avere inviato accurate e sempre più sofisticate comunicazioni via sms o mail al malcapitato di turno.
Grazie all’utilizzo di alcuni software questi criminali ora riescono anche a “rubare” il numero delle banche per le truffe sul conto corrente (in realtà il numero viene solo simulato ma compare davvero sullo schermo di chi riceve la chiamata). L’utente poi, sbagliando come abbiamo segnalato decine di volte, rivela e comunica i suoi codici di accesso personale. La frittata è fatta è il “delitto” è perfetto. Ciò viene reso più facile dalle moderne reti Voip molto più vulnerabili delle reti tradizionali che richiedono che un utente sia autenticato e autorizzato per utilizzare un determinato servizio.
In ultimo – conclude Urzì – tutto ciò viene facilitato dall’apertura sempre più diffusa di conti correnti online dove si fa tutto per via telematica e il cliente fisicamente non viene mai visto da nessuno. Si hanno così a disposizione i conti correnti di appoggio dove confluiscono i soldi illecitamente sottratti alla clientela che, solo con grande difficoltà e non sempre, riesce a rientrarne in possesso. Ma di questo parleremo più diffusamente in un’altra occasione trattando delle responsabilità delle banche e degli utenti. Non spegneremo i riflettori fin quando non si correrà seriamente ai ripari.”