Palermo – A distanza di quattro mesi, il progetto “Palermo Pura”, organizzato da HRYO (Human Rights Youth Organization) tramite l’Agenzia Nazionale per i Giovani e il Corpo Europeo di Solidarietà, è sempre più condiviso e il 28 luglio, in modo del tutto volontario, come le altre volte, un nutrito gruppo di persone è già pronto a ripulire e a riqualificare altri spazi pubblici della città. Stavolta la scelta è caduta su alcuni angoli degradati della Riserva naturale orientata di Monte Pellegrino, grazie pure alla collaborazione con Legambiente e con i Rangers d’Italia, ente gestore della riserva. L’appuntamento è alle 17.30 nella piazzetta antistante il santuario di Santa Rosalia. Guanti, sacchetti e buona volontà, quest’ultima indispensabile con la canicola di questi giorni.
L’obiettivo di “Palermo Pura” è quello di creare, informare e far crescere un gruppo di persone motivate ad un cambiamento di prospettiva riguardo ai rifiuti. Un modello ambizioso in una città come Palermo, la quinta d’Italia, in cui sono evidenti i fenomeni di diseguaglianza, con elite scollate da una fascia di popolazione che vive nei quartieri del centro storico e delle periferie più abbandonate e non rappresentate, e disagi sociali evidenti. “Palermo soffoca tra i rifiuti, e il problema, oltre che ambientale, è evidentemente sociale”, spiega Marco Farina, direttore dell’organizzazione umanitaria non governativa HRYO.
Tra gli obiettivi del progetto c’è quello di educare le nuove generazioni al rispetto del bene comune e all’attivismo ambientale, lo scopo è infatti quello di sensibilizzare tutti, ma soprattutto i giovani e giovanissimi, al rispetto e alla cura dell’ambiente, rendendosi attori consapevoli di possibili soluzioni che permettano un cambiamento di prospettiva riguardo ai rifiuti, che verranno raccolti al fine di dare loro, ove possibile, nuova vita. “Ma la vera risorsa è coinvolgere i ragazzi anche nelle decisioni – conclude Farina -. Il lavoro manuale della raccolta dei rifiuti influenza non solo la percezione sociale degli spazi pubblici ma riunisce giovani e adulti con l’obiettivo di costruire una società più inclusiva, ricusando il pericoloso processo di standardizzazione sociale in base alla tipologia di lavoro.”