Ungheria: Orban considerato di area di estrema destra viene rieletto con ampia maggioranza, ma perde comunque il suo referendum anti lgbt+
Mangano: “Rifletta la politica italiana, la gente vuole
una vita fatta di scelte liberali”
Palermo – Viktor Orbàn, il premier ungherese ha confermato il suo quarto mandato consecutivo, a capo dell’Ungheria. “Ma su un punto ha perso – sottolinea Sandro Mangano, coordinatore regionale Dipartimento Libertà Civili di Forza Italia – quello del referendum sulla legge sul “tema dell’omosessualità”. Una sfida che Orbàn ha perso perché la consultazione che mirava specificamente a colpire la comunità LGBT+, non ha raggiunto il quorum di partecipazione, come auspicato dalle associazioni dei diritti umani”.
Il referendum riguardava la discussa legge approvata a giugno dello scorso anno, che vieta di mostrare ai minori qualsiasi contenuto che riguarda l’omosessualità o le transizioni di genere. Il mese successivo all’approvazione della legge migliaia di ungheresi avevano partecipato al Gay Pride di Budapest per protestare contro la nuova norma. Legge che è stata anche fortemente condannata dall’Unione europea, che ha deciso di aprire una procedura d’infrazione contro l’Ungheria. In Ungheria, infatti, le politiche di repressione contro la comunità Lgbtq+ non sono purtroppo una novità, nonché un cavallo di battaglia del partito del presidente Orban, Fidesz.
“Questa vittoria, auspicata dalle associazioni per i diritti umani, – dice Mangano – deve portare ad una riflessione più ampia, che in qualche modo, seppure in maniera differente, tocca anche il nostro Paese. Deve fare riflettere soprattutto una ampia fascia della politica italiana al dialogo e all’apertura su tematiche inerenti le libertà civili: poiché se su tantissimi aspetti il popolo italiano segue una corrente di pensiero moderata e conservatrice, esiste anche un’ampia platea che considera basilari le tematiche di parità di genere. Un pensiero liberale che una frangia di FI ha sposato da tempo. Bisogna, in previsione delle prossime scadenze elettorali, amministrative e regionali, – suggerisce Mangano – aprirsi sempre di più al confronto con le esigenze e le richieste che vengono da svariate voci. Un diritto civile non può trovare compromessi, il tempo della caccia alle streghe è finito”.