Palermo – C’è chi lo ha chiamato “ambasciatore della cultura nel mondo” tanto era vasta e ricca la rete di relazioni internazionali che sulla ricerca archeologica Sebastiano Tusa era riuscito a costruire a partire dalla Sicilia. Grande è quindi l’eredità che ha lasciato dopo la morte nel disastro aereo di Addis Abeba. La sua vita senza confini viene ripercorsa da vari studiosi nel libro “Sebastiano Tusa: l’Uomo, lo Studioso, l’Archeologo”, pubblicato dall’editore Angelo Mazzotta.
Il volume raccoglie il contributo di numerosi studiosi e amici di Tusa a cui si deve soprattutto l’intuizione che il Mediterraneo è un immenso giacimento di reperti e di storie. Sebastiano Tusa è stato il continuatore di una visione dell’archeologia propugnata dal padre Vincenzo a cui si deve, tra l’altro, la creazione del Parco archeologico di Selinunte.
Lungo le tracce di un grande impegno familiare per i tesori dell’antichità Sebastiano Tusa ha messo in piedi un sistema di ricerche che aveva il suo centro propulsore nella Soprintendenza del mare, un’esperienza che lo ha messo in contatto e a confronto con archeologi e università dell’Australia, del Giappone, dell’Europa, dei paesi del bacino del Mediterraneo. Per anni ha organizzato ricerche e scoperte nelle isole Egadi (teatro della più grande battaglia delle guerre puniche), a Pantelleria e nel Canale di Sicilia luogo di naufragi e dominio dei cercatori di tesori che Tusa è riuscito a fermare stimolando la creazione di leggi e iniziative finalizzate alla tutela del patrimonio sommerso.
Su questa straordinaria attività il libro raccoglie le testimonianze di tanti studiosi tra cui Vittorio Sgarbi, Valerio Massimo Manfredi, Franco Andaloro, Michele Cossyro, Fabio Granata, Ferdinando Maurici, Alfonso Lo Cascio, Alberto Scuderi, Vito Zarzana. I testi sono stati coordinati da Valeria Li Vigni e Aurelio Pes.