In Italia l’80% degli edifici è irregolare: a Catania il “salva casa” è punto di partenza per norme strutturate ed efficaci

Viagrande (Ct) – Regolarizzare piccole difformità, snellimento burocratico, nuove responsabilità per i professionisti. Il decreto Salva Casa rappresenta tutti questi aspetti e, in parte, incide anche sulle normative legate alla trasformazione e pianificazione del territorio. Il recepimento della norma nazionale nella legge regionale 27/2024 porta con sé novità in campo edilizio e urbanistico, con relativi aspetti positivi e criticità. Temi posti al centro dell’incontro tenutosi a Villa Itria ed organizzato dall’Ordine e dalla Fondazione degli Ingegneri della provincia di Catania, dal Centro Nazionale Studi Urbanistici e da quello provinciale di Catania.

«Sono diversi gli aspetti su cui porre l’attenzione, sia dal punto di vista legislativo, che applicativo – esordisce il presidente dell’Ordine Mauro Scaccianoce – Snellimento, per noi tecnici, significa maggiori competenze e maggiore responsabilità. Elementi che non possono passare in secondo piano e che devono avere delle ricadute sui compensi. Tema su cui c’è ancora da lavorare, visto che gli ottimi risultati ottenuti con la norma sull’equo compenso sono applicabili solo in ambito pubblico».

Andando più in profondità, Scaccianoce sottolinea alcuni punti determinanti su cui interviene il Salva Casa, quali «le attività libere, la definizione dello stato legittimo, il cambio di destinazione d’uso, la doppia conformità, il recupero del sottotetto, il silenzio assenso e la modifica dell’agibilità. Aspetto interessante – prosegue – il Salva Casa è una legge necessaria per prendere atto dell’esistenza che presenta alcuni addetti interessanti ma deve  rappresentare un punto di partenza per una modifica sistemica e organizzata del DPR 380/2001 che certamente necessita  di un ripensamento nell’ottica di una rigenerazione sostenibile delle cittá mettendo al centro la pianificazione e la gestione del territorio». Osservazioni sposate da Gaetano Fede (vicepresidente vicario del Consiglio Nazionale degli Ingegneri) e dal notaio Giovanni Vacirca. Si tratta, dunque, di un work in progress, in cui il legame con il DPR 380/2001 assume interesse anche su scala nazionale, «dove, alla luce della riforma puntuale di alcuni articoli, sembra più che mai necessaria una modifica complessiva e organica in materia urbanistica», spiega il tesoriere del Consiglio Nazionale degli Ingegneri Irene Sassetti. Una riflessione che viene da sé anche in relazione ad alcuni dati: «L’80% degli edifici sul territorio italiano presenta difformità e non è in linea a quanto disposto dallo stato legittimo – commenta il presidente del Centro Provinciale Studi Urbanistici di Catania Carmelo Maria Grasso – Un numero che, certamente, non è attribuibile esclusivamente al mancato rispetto delle norme, ma anche ad alcune evidenti lacune strutturali. Questo si traduce nel non considerare il Salva Casa come una soluzione o un punto di arrivo, piuttosto uno di partenza».

Una materia complessa, già oggetto di altri confronti da parte degli Ingegneri etnei, che proseguiranno l’approfondimento con degli specifici corsi di formazione, «uno dei quali a gennaio», afferma il presidente della Fondazione Filippo Di Mauro, che aggiunge: «Ben vengano norme come questa, che forniscono misure di razionalizzazione per favorire lo sblocco delle “lievi difformità edilizie” e la sanatoria di molti interventi di trasformazione eseguiti senza titoli. Sarebbe interessante intervenire anche sul rapporto con il genio civile e l’articolo 110 e su alcuni punti legati allo sblocco dei pareri paesaggistici per le sanatorie delle 326/2003». Nell’ottica di una maggior efficacia è indispensabile la sinergia tra le parti, come sottolinea il presidente della Consulta degli Ordini degli Ingegneri di Sicilia Fabio Corvo. «Come fatto per il Codice dei Contratti – dichiara – continueremo ad avere un dialogo propositivo con le istituzioni, portando avanti le proposte sul Testo Unico per l’Edilizia e per semplificare le applicazioni delle norme, nonostante le semplificazioni nascondano molte». Tra i professionisti, interessati anche gli Architetti, che sottolineano «la necessità di fare chiarezza sulle procedure determinate da articoli specifici della norma recepita, che intervengono sul DPR 380/2001 e, conseguentemente, sulla legge regionale 16 del 2016 – interviene il segretario dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della provincia di Catania Giuseppe Messina – Nello specifico, si tratta degli articoli 34, 36 bis e 37 del Testo Unico, nell’interesse della tutela della committenza, del sereno operato dei liberi professionisti e degli Enti preposti al rilascio dei titoli abilitativi preventivi e/o in sanatoria». Processo certamente non immediato e facile, «dove il confronto con chi lavora quotidianamente sul campo e ne conosce le problematiche risulta fondamentale per far luce sulle criticità e apportare consistenti miglioramenti», afferma il presidente dei Geometri etnei Agatino Spoto.

Ad approfondire gli aspetti tecnici relativi al recepimento della norma i relatori Andrea Scuderi (avvocato del Foro di Catania), Biagio Bisignani (direttore della Direzione Urbanistica del Comune di Catania), Riccardo Privitera (componente del CePSU Catania) e Giovanni Di Rosa (professore di Diritto Civile dell’Università di Catania). La seconda sessione, incentrata sugli effetti sul dpr 380, ha visto protagonisti Paolo La Greca (presidente del CeNSU) e Irene Sassetti (tesoriere CNI), mentre le riflessioni sulle ripercussioni negli uffici e amministrazioni comunali sono state curate dal sindaco del Comune di Aci Castello Antonio Marano.

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