Palermo – La Filcams Cgil non firma l’accordo per i lavoratori della Reset, ritenendolo profondamente “ingiusto”. L’intesa, che riconosce il tempo pieno in cambio di grosse rinunce, è stato siglato nella sede della partecipata multiservizi, in via La Malfa, con la firma di tutti gli altri sindacati presenti al tavolo.
A 10 anni dal passaggio da Gesip a Reset – passaggio che aveva visto tagli delle ore, sotto inquadramenti rispetto alle mansioni e azzeramento degli scatti – riconosce da una
parte ai lavoratori il passaggio da 36 a 40 ore e il recupero nell’arco di un quinquennio degli scatti di anzianità, azzerati all’epoca del trasferimento del personale, in attesa che si creassero le condizioni.
Ma dall’altra parte si chiede agli attuali 1.100 lavoratori di Reset di rinunciare definitivamente a diritti maturati e non riconosciuti nel tempo.
“Il tutto è stato determinato nell’arco di 48 ore, senza poter fare un passaggio con i lavoratori – dichiarano il segretario generale Filcams Cgil Palermo Giuseppe Aiello e il segretario Cgil Palermo Dario Fazzese – Due settimane fa, la Reset ha firmato il contratto di servizio con il Comune, determinandosi sulle funzioni che questo personale deve svolgere, e che già svolge da 10 anni. Per la definizione e la firma dell’accordo le organizzazioni sindacali sono state convocate soltanto sabato 30 novembre”.
“Il riconoscimento del full time e degli scatti era un atto che i lavoratori attendevano dal 30 dicembre 2014, considerato un taglio delle ore di quasi il 40 per cento. Quest’accordo – aggiungono Aiello e Fazzese – riconosce un diritto sacrosanto a condizione di rinunce. Siamo in presenza di una condizione che subordina l’aumento delle ore ai lavoratori in cambio di una rinuncia definitiva a diritti acquisiti pregressi e che rischierebbe di creare differenze tra lavoratori della stessa azienda per uno stesso diritto”.
La Filcams Cgil Palermo e la Cgil Palermo chiedono alla Reset di fare un passo indietro, di riconoscere le 40 ore e gli scatti dovuti a tutti i lavoratori e di riaprire una discussone sugli altri punti. “Siamo aperti al confronto, non ci tiriamo certo indietro ma – aggiungono Aiello e Fazzese – chiediamo che l’accordo venga discusso in un’assemblea e sottoposto alla valutazione dei lavoratori”.
“L’accordo inoltre è subordinato a finanziamenti di cui allo stato non abbiamo alcuna certezza. Ma intanto i lavoratori verranno chiamati a uno a uno per decidere – spiegano Aiello e Fazzese – e l’incremento orario sarà riconosciuto unicamente a chi accetta di sottoscrivere l’accordo di rinuncia. Per chi aderisce alla transazione, sarà liquidato un importo pari a 250 euro in cambio delle rinunce espresse, a fronte di lavoratori già precari che rivendicano cifre anche cospicue di arretrati”.