Cordoglio per il poliziotto morto, la solidarietà del Parlamento della Legalità Internazionale

Monreale (PA) – Cordoglio per il poliziotto morto, la solidarietà del Parlamento della Legalità Internazionale.

«Dalla Sede di Presidenza di Monreale al resto d’Italia. Cordoglio per il poliziotto Amar Kudin: il saluto del Parlamento della Legalità Internazionale

da sinistra, Masucci e Mannino

La giornata di lunedì scorso si è aperta con una tragica notizia: la morte del giovane Amar Kudin, poliziotto trevigiano del commissariato di Primavalle, avvenuta in seguito a un incidente stradale che ha coinvolto due volanti della polizia. Lo scontro, verificatosi durante un’operazione, ha causato il ferimento grave di altri tre agenti, ma Amar è stato l’unico a non farcela.

Il Parlamento della Legalità Internazionale ha espresso profondo cordoglio per questa perdita, che assume un significato ancor più doloroso per l’istituzione. Presso la Scuola di Polizia di Peschiera del Garda si trova infatti l’Ambasciata della Resilienza, un luogo simbolico che celebra il valore e il sacrificio di chi si dedica alla difesa della legalità. La scomparsa di Amar Kudin, un giovane impegnato in prima linea nella lotta per la giustizia, colpisce direttamente il cuore di questa missione.

Niccolò Mannino, presidente del Parlamento della Legalità, ha contattato il questore di Roma, Roberto Massucci, Collaboratore di Presidenza dell’organizzazione, per esprimere la vicinanza dell’istituzione alla Polizia di Stato e ai familiari del giovane agente.

Ieri, dalla sede di Palermo, il Parlamento ha dedicato una preghiera speciale alla memoria di Amar Kudin, un simbolo di dedizione e coraggio. Il prossimo 27 novembre, inoltre, nell’aula dei gruppi parlamentari di Montecitorio, sarà osservato un minuto di silenzio in suo ricordo.

La figura di Amar Kudin rappresenta un esempio che il Parlamento della Legalità si impegna a custodire e diffondere. Il suo sacrificio, avvenuto mentre compiva il proprio dovere, rimarrà un monito per tutti coloro che credono e lottano per un futuro più giusto».

Giuseppe Longo