La festa di Santa Marina in Termini Imerese, tra fede e tradizione

Termini Imerese (PA) – La festa di Santa Marina è stata da secoli, e continua ad esserla, una devota ricorrenza, molto sentita a Termini, in particolar modo nel contado cittadino. La santa, compatrona di Termini Imerese, nacque a Scanio (1) nel 1036. Le fonti non ci tramandano il suo nome secolare. Però, al di la del suo luogo di nascita è indubbio che nel nostro territorio la tradizione religiosa al suo cospetto è ben radicata, al pari del nostro patrono, il Beato Agostino Novello (2). Circa la storia dei festeggiamenti in Contrada “Bravuni” (N.d.R. Bragone), che si svolsero nella chiesetta campestre di Santa Marina “La Novissima” (3), siamo in possesso di eloquenti notizie tramandate dallo storico e giornalista Giuseppe Navarra (1893-1991); il quale ce le indica e descrive in un apposito capitolo (4), nella sua “Termini com’era” (GASM, Termini Imerese 2000), un’opera pubblicata postuma. Mentre, relativamente al culto, alle usanze e ai costumi intorno alla Santa di “Cozzo di Patara”, a cominciare dal secondo dopoguerra, possiamo documentarle in questa testata, poiché mi sono avvalso recentemente dalle testimonianze orali ed etnografiche, di coloro che l’anno vissuta in prima persona. Infatti, ho avuto modo di sentire, il sig. Antonio Gatto senior (già presidente della Congregazione dei Giardinieri sotto il titolo di San Paolino, dall’ottobre 2003 al marzo del 2010), e di Giuseppe Aglieri Rinella, ambedue figli di agricoltori, i quali appassionatamente e con lieve nostalgia hanno acconsentito di rilasciarci le loro esposizioni, frutto del loro “patrimonio informativo” tramandato oralmente.

Infine, circa l’affidamento della chiesetta di Santa Marina, il Navarra ci informa, inoltre, che i custodi denominati “i rrimiti” (gli eremiti) che in passato accudivano la chiesetta, più volte si sono succeduti. L’ultimo dei quali fu il sig. Giovanni Crimi, scomparso nel 1985.

Agostino e Giuseppe ci raccontano:

Intorno al culto di Santa Marina, afferma il signor Gatto (N.d.R. anche se la sua testimonianza in merito al gruppo scultoreo di cartapesta, non è suffragata da riscontri con la tradizione scritta), perdura la dichiarazione tramandatami oralmente da mio padre Giuseppe, allorché a Termini, la famiglia Bordonaro (precisamente l’ingegnere Gaetano, impiegato comunale, abitante nell’odierna via Pola), proprietaria del simulacro in cartapesta della SS. Vergine di Scanio, organizzasse ogni anno, nel mese di settembre, a Piazza Umberto I (per intenderci, dove si trovava l’ex pasticceria di Scalia), un piccolo apparato effimero, dove si stagliava la statua della santa. A questo raduno liturgico partecipavano stabilmente un gruppo di pii fedeli. In seguito, la sacra scultura a tuttotondo (N.d.R. risalente alla metà del XIX sec.) fu trasferita nella Chiesa di Maria SS. della Misericordia (N.d.R. oggi auditorium Maria SS. della Misericordia, annesso al Museo civico “Baldassare Romano”) e dopo la chiusura al culto di quest’ultima, fu custodita nel Duomo di San Nicola di Bari, nell’attuale Cappella di San Gaetano, insieme alla statua di San Biagio.

Continua il signor Gatto: nel 1886 si deve la nascita della Congregazione dei Giardinieri (5), che avrà in seguito, un ruolo basilare nei festeggiamenti in onore della compatrona e officiati nella chiesetta campestre di Santa Marina “La Novissima”, ubicata in Contrada Bragone, nel Cozzo Patara, e culminati con la processione pomeridiana.

Infatti, tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, la confraternita, composta […] solamente di tutti coloro che esercitano il mestiere di Giardinieri […] (6), si occupò dei preparativi e dell’organizzazione logistica della manifestazione religiosa. Tanto è vero, che la nuova mansione assunta dalla confraternita, porterà a legare nello stesso giorno le celebrazioni in onore di San Paolino di Nola, e di Santa Marina. In realtà, il simulacro di San Paolino venne disposto all’interno della chiesetta campestre di Cozzo Patara, congiuntamente a quella della Vergine di Scanio. I due simulacri, da allora, seguitano ancora oggi ad essere condotti annualmente in processione nel mese di settembre, percorrendo un breve tragitto che si svolge in contrada Bragone.

Io, da ragazzo, racconta il sig. Gatto, sul finire degli anni Cinquanta, insieme ai miei genitori, per raggiungere la chiesetta di Santa Marina, percorrevo la stradella vicinale, adiacente alla SS 113, che portava fin sul Cozzo Patara, a quei tempi polverosa e costellata di brecciolino. Si celebrava una sola messa mattutina. Nello spiazzo antistante, venivano allestite le bancarelle per la vendita di calia, simenza e nuciddi atturràti (N.d.R. ceci tostati, semi di zucca essiccati e salati, e noccioline abbrustolite) e i banconi con i giocattoli. In prossimità c’erano anche i venditori di carne alla brace e di pane e panelle. Tra i visitatori, o i fedeli, solitamente, qualcheduno, oppure in piccoli gruppi, dopo la celebrazione della Santa Messa, rimanevano in quel luogo ameno, e non disdegnavano di scegliere un posto sotto gli ulivi circostanti per desinare in compagnia. Ovviamente, le vivande erano state portate da casa a tale scopo.

Negli anni Sessanta, esattamente nel 1965, l’incremento dei fedeli indusse il clero a celebrare quattro messe: tre la mattina, ed una nel pomeriggio; a seguire la processione con i simulacri dei due santi. Identico rituale si svolse anche negli anni ’70 – ’75. Poi, sul finire anni Settanta a Cozzo Patara si svolsero solitamente due spettacoli: il sabato, la vigilia della festa, con la rappresentazione di gruppi folcloristici; e la domenica, il giorno clou, con la recita di commedie popolari.

A tal riguardo, racconta il sig. Aglieri Rinella: in merito alle attrazioni ricreative e gastronomiche, perdurò ancora la consuetudine della vendita della carne alla brace, fino a scemare gradualmente e ad esaurirsi per sempre sul finire del decennio. Invece, rimase immutata la presenza dei venditori di avellane, ceci, semi di zucca e bibite. Per quanto riguardano gli anni Ottanta, si intrapresero i lavori in economia per la ristrutturazione della pavimentazione, copertura e ampliamento dei locali interni della Chiesetta di Santa Marina “La Novissima” (sagrestia, e altri piccoli spazi attigui). Seguirono successivamente i restauri della vare di Santa Marina e San Paolino. Risale al quel periodo il rifacimento della stradella, la quale, mediante l’asfalto e ai pali dell‘illuminazione, fu resa più comoda al percorso delle persone e alle autovetture.

Le celebrazioni delle messe ricalcarono quelle degli anni Settanta, lo stesso per gli intrattenimenti musicali e folcloristici, però con una variante. Infatti, furono aggiunte nuove attrattive: “U jocu ri pignateddi” (N.d.R. gioco delle pentolacce) e la corsa dei sacchi. Tuttavia, affinché i festeggiamenti ben riuscissero, sin dall’inizio gli organizzatori avevano effettuato una questua in danaro, a cui i residenti delle vicinanze, e non solo, elargirono ampiamente.

Il salto di qualità avvenne negli anni Novanta, quando i festeggiamenti in onore di Santa Marina furono inseriti nel programma estivo a cura del Comune di Termini Imerese. Per cui, dato il crescente afflusso di persone a Cozzo Patara, il numero delle messe rimase invariato come per gli anni Ottanta. In realtà, le funzioni religiose furono svolte nella mattinata e nel tardo pomeriggio (sabato e domenica) e terminarono con la consueta processione. In serata, invece, ebbero inizio gli spettacoli, sia folcloristici e sia canori, che si conclusero fin verso la mezzanotte. A partire dagli anni duemila (fino al 2019), rimase immutato il numero delle funzioni religiose. Dopo tale data ci fu uno stallo a causa della Pandemia di COVID-19. Infatti, le attività religiose ripresero nel 2021 con le celebrazioni delle messe officiate ad agosto per quattro sabati di seguito. Difatti, dopo la pandemia, le celebrazioni continuarono ad essere officiate, secondo la consuetudine, anche l’anno successivo, in mattinata e nel pomeriggio. Il mese di settembre di quest’anno, infatti, ha visto nella chiesetta di Cozzo Patara, una nutrita partecipazione di fedeli. Le sante messe, sono state celebrate sia la mattina che nel tardo pomeriggio, a cui è seguita la processione dei due simulacri. Oltre all’angolo liturgico ci fu anche lo spazio dedicato alla musica e al varietà.

Note:

(1) Giuseppe Longo 2011, Santa Marina di Scanio, MadonieLive, 6 giugno.

(2) Giuseppe Longo 2021, Tracce agostiniane a Termini Imerese: Il culto del Beato Agostino Novello, la sua canonizzazione nel 1759, e un suo ritratto “ritrovato”, Cefalunews, 22 ottobre.

(3) Giuseppe Longo 2011, La chiesa di Santa Marina “La Novissima”, MadonieLive, 4 giugno.

(4) “Santa Marina”.E’ la contrada contigua al “Bravuni”, è la chiesetta suburbana che si delinea nettamente al sommo della vallata del S. Leonardo, a poco più di due chilometri ad occidente da Termini. Il quattro settembre di ogni anno vi si celebrava la festa della santa, con grandissimo concorso di popolo che pigliava lo spunto di una cerimonia religiosa per fare una scampagnata.

La vigilia, due ore dopo l’Ave Maria, si lanciavano i soliti fuareddi che per alcuni minuti solcavano l’aria. L’indomani, di buon’ora, cominciava il pellegrinaggio , e si cantava:

Ni nni iamu a Ssanta Marina,

Cu ll’aria fina di la matina

Nni purtamu frischi e llisci,

E nni manciamu sti gran pisci.

Un muluneddu pi lleva sapuri,

Lu vinuzzu chi allegra lu cori,

E mmanciamu ca bbeni nni fannu,

Ca sta festa è na vota l’annu.

Traduzione:

Ce ne andiamo a Santa Marina,

Con l’aria sottile della mattina

Ce li portiamo freschi e lisci,

E ci mangiamo questi gran pesci.

Una piccola anguria per togliere il sapore,

Il vinello che rallegra il cuore,

E mangiamo che bene ci fanno,

Che questa festa è una volta all’anno.

Le vie d’accesso erano due. Una partiva da Porta Palermo, scendeva per la scorciatoia del Camposanto che portava ai “Mulinedda”, dove una volta esistevano tre mulini di grano; quindi proseguiva fino al grande ponte in muratura (quello di ferro non esisteva ancora), lo si attraversava e si continuava attraverso la polverosa vicinale per arrivare alla chiesetta. Questo itinerario era seguito dalle donne e dalle persone adulte.

Il secondo tragitto partiva pure da Porta Palermo, ma imboccava a sinistra la via del Mazziere, che allora scendeva tra le case ed un burroncello, fino ad arrivare al greto del fiume San Leonardo, che attraversavamo. Poi ci inerpicavamo sul ripido costone della vallata, coltivato ad ulivi, e giungevamo finalmente alla chiesetta. L’animazione nello spiazzo antistante era grande. C’erano la loggia dei dolciumi, con gelato di campagna, torrone, biscotti, stampigghi (savoiardi); la loggia dei giocattoli, con bombolette, carrettini col cavallo di cartapesta, fischietti, trombe, tamburini ecc.; il bancone dei carnezzieri dove troneggiavano salsicce, costate e trinche di maiale; un altro bancone dei venditori di pane, formaggio, salame, sarde salate e simili. Poi c’erano muffulette (grosse e piccoli) e panelle, calia e simenza, nuciddi (avellane) atturrati, noccioine americane, frutta secca. E’ da notare che buona parte dei convenuti aveva portato con sé vettovaglie di ogni genere, compresa l’acqua, che sul luogo difettava. La sola acqua disponibile era quella di una cisterna che si trovava nel cortile della chiesetta. La gente amava tuttavia ricorrere alle “gazzose”. Le messe semplici si susseguivano dal primo mattino; seguiva poi la messa cantata con fervorino dal canonico Fucà, dopo di che quasi tutti cercavano un posticino tra i fronzuti olivi delle vicinanze, per tirar fuori da “gistri” ed involti di tutte le fogge le cibarie che avevano portato. Nel contempo stuzzicavano le nari le salsicce ed altre carni che si stavano arrostendo sui numerosi focherelli nei dintorni, mentre una decina di “musicanti” allietava la circostanza con ballabili. Nonostante il sole che picchiava, molte persone indugiavano un pochino dopo il pasto, e poi intraprendevano la via del ritorno, ma la maggior parte ritornava a casa col freschetto del pomeriggio. C’era sempre qualcuno che barcollava leggermente, per avere ingerito inusitate porzioni di vino.

Attorno alla chiesetta si dava da fare Fra Marino, un tale vestito con una tonaca francescana, che abitava una stanzetta contigua alla chiesa. Era chiamato rrmitu (eremita) e viveva discretamente questuando nei giardini della vallata del San Leonardo. Serviva la messa che di tanto in tanto si celebrava nella chiesetta, e suonava il Salve Regina a mezzogiorno e l’Ave Maria. Questi rrimiti rimanevano in funzione per un certo tempo; poi sparivano ed erano succeduti da altri Fra Marino. Ad uno di essi che, stancandosi dalla solitudine convolò a nozze con una certa Caterina, venne subito appioppata la quartina che segue:

Fra Mmarinu lu rrimitu,

Si spugghiò e ssi fici zzitu,

Pi ll’amuri di Catarina,

Abbannunò a Ssanta Marina.

Traduzione:

Fra Marino l’eremita,

Si spogliò e si fece fidanzato,

Per l’amore di Caterina,

Abbandonò Santa Marina.

Oggigiorno a Santa Marina si può agevolmente andare in automobile o in motoretta.

(5) […] La Congregazione di San Paolino, patrono dei giardinieri, fu fondata con decreto arcivescovile del Cardinale Michelagelo Celesia il 27 giugno 1886 […]. Le Confraternite dell’Arcidiocesi di Palermo. Storia e arte.

(6) Statuto del 1914.

Bibliografia e sitografia:

Statuto della Congregazione dei Giardinieri, sotto il titolo di S. Paolino nella chiesa di S. Maria di Gesù in Termini Imerese, Palermo 1914.

Le Confraternite dell’Arcidiocesi di Palermo. Storia e arte, catalogo della mostra a cura di M.C. Di Natale, EDI OFTES, Palermo 1993. Fotografie di Enzo Brai.

Giuseppe Navarra, Termini com’era, GASM, 352 pp. 2000.

Francesco Anfuso, Marina, Vergine Termitana – La Novena e la Vita. Tipografia Calamaio, 2006.

Giuseppe Longo 2011, Santa Marina “La Nuova” in Termini Imerese, MadonieLive, 8 giugno.

Giuseppe Longo 2024, La chiesetta di Santa Maria “La Novissima” e la concessione dell’indulgenza plenaria settennale nell’ultima domenica di maggio, Giornale del Mediterraneo, 1 settembre.

Giuseppe Longo 2024, La vita di Santa Marina di Scanio nelle agiografie – agiologie del XIV, XVII, XVIII e XX sec. Giornale del Mediterraneo, 18 settembre.

Giuseppe Longo 2024, La breve storia delle chiesette di Santa Marina in Termini, redatta dal canonico Rocco Cusimano, Giornale del Mediterraneo, 4 ottobre.

https://beatoagostinonovelloterminiimerese.blogspot.com

https://santamarinadiscanioterminiimeresepa.blogspot.com

Ringraziamenti:

Si ringrazia il Presidente della Confraternita di San Paolino dei Giardinieri di Termini Imerese, il sig. Antonio Gatto junior per avermi segnalato alcuni riferimenti storici, in merito alla chiesetta di Santa Marina “La Novissima”.

Il Prof. Fonso Genchi (Presidente dell’Accademia della Lingua Siciliana) per le traduzioni dalla lingua siciliana all’italiano.

Foto di copertina: La chiesa di Santa Marina “La Novissima” 2024. Ph. Antonio Annibale.

Foto a corredo dell’articolo: Un momento della processione durante il Giubileo del 2000, per la festività della Pentecoste. Ph. Giuseppe Saverino.

Giuseppe Longo

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