Palermo – La quindicesima edizione delle “Giornate Biennali Internazionali del Progetto Amazzone”, in programma a Palermo giovedì 14 e venerdì 15 novembre, squarcia il velo delle apparenze e allarga lo spazio di riflessione intorno alle pazienti e ai pazienti oncologici mettendo al centro il mito di Prometeo. Questo leit motiv – Prometeo come metafora della liberazione dei corpi prigionieri a qualsiasi titolo – dà il titolo al programma della due giorni, “Prometeo e Cancro. All’origine del conflitto e della cura”, durante la quale, come è ormai consuetudine, si assegna il “Premio Luigi Castagnetta”. A Prometeo è dedicato lo spettacolo teatrale “Prometeo Liberato/Scena di una pietà laica”, drammaturgia di Lina Prosa e regia di Vanille Fiaux con il Teatro Studio/Attrice Non, che chiude ogni sera il programma allo Spazio MigraTeatro in via dello Spirito Santo al Monte di Pietà, tra danza, musica e video. In scena anche Livio Blasi il primario di Oncologia Medica dell’Ospedale Civico di Palermo.
Ad aggiudicarsi il Premio Castagnetta quest’anno è a Laura van’tVeer, biologa molecolare e genetista clinica olandese di fama mondiale, per il suo contributo a ricerche e scoperte scientifiche che hanno un posto nei libri di testo di medicina e di oncologia e hanno contribuito e contribuiscono a migliorare la terapia del tumore al seno. La scienziata, con l’invenzione del MammaPrint, ha dotato la comunità medica mondiale di uno strumento fondamentale per il “rightsizing” del trattamento del cancro al seno, consentendo ad un’ampia percentuale di pazienti di prendere in considerazione, al momento della diagnosi, la possibilità di decidere sulla necessità della chemioterapia. Gli studi di Laura van’tVeer stanno identificando i casi che traggono beneficio dall’uso di immunoterapia e quelli che invece non sono sensibili, contribuendo ancor più alla definizione di scelte individuali e potenzialmente guaritive per le donne con tumore mammario.
La premiazione, alla presenza della scienziata, avverrà il 14 novembre, alle 10, allo Steri. Le “Giornate Biennali Internazionali del Progetto Amazzone”, alle quali è stata conferita la Medaglia del Presidente della Repubblica, sono giunte alla quindicesima edizione e continuano a coniugare sapere umanistico e sapere scientifico, mettendo insieme Mito, Scienza, Teatro.
A realizzare in maniera permanente le linee guida del Progetto è il Centro Amazzone. Nato nel 1999, si è affermato come spazio di creazione della centralità della donna e della persona nel momento di crisi e quindi come modello di integrazione di Medicina e Cultura. Le attività sono ispirate ad una idea di prevenzione globale del cancro al seno, sia primaria che secondaria, e ad un sostegno delle pazienti attraverso programmi di valorizzazione delle risorse personali. In campo visite senologiche, consulenza alimentare, consulenza psicologica, ambientale, progetti sul territorio e per le scuole, laboratori teatrali e spettacoli, progetti di ricerca e di collaborazione con le Istituzioni addette.
Il progetto Amazzone 2024: il programma
Un programma vasto, quello delle “Giornate Biennali Internazionali del Progetto Amazzone”. Il 14 novembre, a partire dalle ore 9, nella Sala dei Baroni del Complesso Monumentale dello Steri, alla presenza dei massimi esponenti delle istituzioni regionali e cittadine e della Scuola di Medicina e Chirurgia di Palermo, aprirà i lavori il rettore Massimo Midiri. Subito dopo il ricordo di Luigi Castagnetta, affidato all’oncologo Biagio Agostara, e la presentazione di Luca Gianni, presidnete della Fondazione Michelangelo, sarà assegnato il Premio Luigi Castagnetta 2024 a Laura van’tVeer, che terrà una lectio magistralis su “Predittori di Risposta nelle Terapie Neoadiuvanti del Tumore Mammario”.
Numerosi e qualificati gli interventi scientifici previsti nella due-giorni, introdotti dalla lettura di brani scelti dal “Prometeo incatenato” di Eschilo.
Nella prima giornata il focus è sulla Medicina di precisione: dalla relazione sulla terapia del carcinoma mammario delle donne giovani a quella sulla Biopsia liquida, al ruolo del DNA e della psicologia affiancati nel progetto di guarigione. Nel pomeriggio è in programma la Tavola rotonda su “Il Mito Interroga il Presente: Le Donne/ Corpi e Visioni”. Alle 19.30 le attività si spostano allo Spazio Migra Teatro del Centro Amazzone, dove sarà rappresentato il “Prometeo liberato/Scena di una Pietà laica”. Lo spettacolo non mette in scena il “Prometeo Incatenato”, testo sopravvissuto al tempo, ma il “Prometeo Liberato”, il testo perduto, sostituito quindi dalla scrittura contemporanea e che dà alle donne il compito di liberare il titano.
Lo spettacolo fonde più linguaggi artistici con la regia e la creazione di un percorso corale e musicale di Vanille Fiaux e la partecipazione della coreografa Raffaella Mattioli. Prometeo è affidato, eccezionalmente alle cure “poetiche” di Livio Blasi, Primario Oncologo.
La seconda giornata è focalizzata sulla prevenzione e la diagnosi precoce, il ruolo della tecnologia digitale, ma anche delle disuguaglianze globali nella gestione e nella sopravvivenza dai tumori femminili, le dinamiche di genere e il diritto alla salute, e alcune testimonianze sulla differenza dei vissuti nella pratica della salute.
Da segnalare, nel pomeriggio, la tavola rotonda sul connubio tra ospedale, territorio e comunità nella cura del tumore al seno con i direttori delle Aziende Ospedaliere e ASP di Palermo e i direttori dei Dipartimenti di Oncologia, partner del Progetto Donna e Ospedale Solidale-Centro Amazzone.
«Ci sono molte scommesse sulla Medicina di precisione, ovvero adattata al paziente, come pure sui nuovi strumenti diagnostici come la Biopsia liquida, il Mammaprint, e ancora sugli incroci tra digitale e patologia nel percorso terapeutico e nella prevenzione – dicono Anna Barbera e Lina Prosa, ideatrici del Progetto Amazzone -. Con questa nuova edizione delle Giornate Biennali Internazionali cerchiamo di spostarci più avanti, tentando di capire come l’avanzamento rapido della ricerca e delle conquiste tecnologiche, ormai travasate nel sistema di diagnosi e cura, sia realmente alla portata della paziente e se non ci sia sempre una distanza che è nelle mani non più del medico, ma delle politiche sanitarie locali, nella organizzazione e nell’accesso all’innovazione secondo standard di democrazia. Nel quotidiano forse sono le donne a prendere il posto di Prometeo alla rupe perché spesso la loro condanna viene dalla storia, dal disagio sociale, dalle differenze culturali, dal pregiudizio. Per questo – concludono – il Progetto Amazzone riconosce nella sua lotta contro il cancro la lotta stessa per una società diversa».