Lucca – Il Coordinamento Nazionale dei Docenti della disciplina dei Diritti Umani ricorda la storia dell’ingegnere Antonio “Tonino” Cangiano, un volto onesto della Campania, che osò sfidare apertamente lo strapotere camorristico del clan dei casalesi, subendo in un attentato perfino la gambizzazione. Nonostante la terribile violenza fisica che lo ridusse su una carrozzina, non si piegò anzi cercò con tutte le sue energie di continuare la sua battaglia contro l’illegalità e la criminalità organizzata, cercando nei giovani del suo paese la fiducia e la speranza per contrastare e capovolgere una realtà corrotta e senza umanità. Simboliche sono le parole pronunciate il 23 ottobre del 2009 al suo funerale da don Luigi Menditto “Ha amato la giustizia, l’ha cercata e ha pagato per lei”.
Il giovane Salvatore Parisi, classe II sez. D, liceo scientifico “Filolao” di Crotone, oggi ci parla proprio di Antonio Cangiano della sua voglia di giustizia e del suo grande coraggio.
“Il 4 ottobre del 1988, Antonio “Tonino” Cangiano venne ferito e costretto a passare il resto della sua vita su una sedia a rotelle.
Questa è la storia di Antonio Cangiano, ennesima vittima della mafia.
Antonio nasce a Casapesenna in provincia di Caserta nel 1949, dopo una vita di studi per diventare politico, si iscrive al partito comunista e a soli 24 anni nel 1977 venne eletto vicesindaco e assessore ai lavori pubblici, incarico che gli costerà la vita.
Antonio voleva mettere mano e bloccare una serie di appalti concessi senza regolari gare d’appalto ad imprese vicino alla camorra.
La sera del 4 ottobre Antonio subisce un agguato da parte della camorra, riesce a sopravvivere ma dovrà passare il resto della sua vita sulla sedia a rotelle.
Da quella sera la sua vita non sarà mai più la stessa, muore a sessanta anni il 23 ottobre del 2009 anche in seguito alle ferite riportate durante l’agguato.
Ancora la malavita agisce, uccide e punisce chi osa intromettersi nei suoi affari, e noi cittadini cosa facciamo per evitare che ciò avvenga? Nulla restiamo sconvolti di fronte alle notizie, ma poi tutto passa. Invece non deve essere così. Per questo noi ricordiamo e celebriamo attraverso i nostri elaborati le vittime innocenti che come Antonio portano sui loro corpi i segni del loro coraggio.”
I tragici fatti di Antonio si svolsero nel comune di Casapesenna, paese del boss Michele Zagari. Esempi come quello di Antonio devono continuare ad essere commemorati specie nelle aule scolastiche. L storia di Antonio, come quella di tante altre vittime innocenti, non devono essere mai dimenticate.
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani rileva come il progetto “#inostristudentiraccontanoimartiridellalegalità” stia diffondendo tra le giovani generazioni volti, storie, episodi veramente straordinari per la loro valenza educativa.
Prof. Romano Pesavento
Presidente CNDDU