Palermo – Lettera aperta di associazioni e Cgil alle istituzioni sul progetto del Comune che prevede la realizzazione di 260 nuove sepolture all’interno del cimitero acattolico o “degli Inglesi” di Vergine Maria e l’apertura di un varco di accesso pedonale lungo il muro perimetrale confinante con l’area ex Edilpomice.
Lo firmano l’associazione pro loco ‘Nostra Donna del Rotolo” di Vergine Maria, i Comitati Civici Palermo, la Cgil Palermo e il comitato cittadino “Il Mare di Sferracavallo”.
Nella lettera, rivolta alla soprintendente ai Beni culturali di Palermo, Selima Giuliano, al sindaco Roberto La Galla e all’assessore all’Urbanistica Maurizio Carta, si chiede la tutela di “un importante complesso storico-monumentale”, “già vincolato con D.A. 5389 del 24/02/1999 secondo il D.Lgs. 42/2004 e sue modifiche e integrazioni ‘Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio’”.
I firmatari della lettera pongono l’accento sull’alto valore storico delle antiche sepolture acattoliche, sulle realizzazioni delle maestranze dell’epoca e sulla compresenza delle vicende biografiche “connesse in un intreccio straordinario di pluralità”.
“Serve una seria riflessione sulla tutela e valorizzazione di un luogo che è o straordinario contenitore di identità e memoria – chiedono Giuseppa Taormina, presidente di “Nostra Donna del Rotolo- Vergine Maria”, Giovanni Moncada presidente dell’associazione Comitati Civici Palermo, il segretario Cgil Palermo Dario Fazzese e Simone Aiello presidente del comitato Il Mare di Sferracavallo – Non si riesce a comprendere la motivazione per cui si continui a perseguire un progetto che snatura la valenza storico-artistica di un’evidenza culturale che presenta una leggibilità omogenea, filologica e stilistica e che da tempo è osteggiato dalla stessa borgata e dai residenti. L’approvazione di tale progettualità determinerebbe persino la perdita del toponimo acattolico o ‘degli Inglesi’ a fronte di un’emergenza di tumulazione delle bare oramai rientrata, come dichiarato dalla stessa amministrazione comunale”.
“La realizzazione di 260 loculi contemporanei all’interno del cimitero acattolico – aggiungono Taormina, Moncada, Fazzese e Aiello – per altro non risolve certamente l’emergenza cimiteriale di una metropoli come Palermo che avrebbe bisogno di un altro grande cimitero e di luoghi adatti per un’utenza specifica ma fa perdere per sempre l’identità ad un sito che non è semplicemente luogo di sepoltura ma un testimone silenzioso non solo della ricca e complessa storia dei defunti ma anche dell’abilità artistica degli scultori e scalpellini dell’epoca, dello specifico simbolismo che impregnava quel contesto culturale e dei valori etnoantropologici caratteristici di quella tradizione funebre che non andrebbero alterati con incongrue aggiunte di epoca moderna”.