Ragusa – Il Museo Archeologico Ibleo di Ragusa appare come uno scrigno pieno di meraviglie abbandonato in un vicolo cieco del Centro storico. Un affronto alla storia e alla memoria della nostra Città e uno spreco enorme di ricchezze. La responsabilità non può non ricadere su chi amministra il patrimonio culturale e archeologico di Ragusa e in special modo il Parco di Kamarina e Cava d’Ispica.
Abbiamo fatto visita al Museo riscontrando una serie impressionante di negligenze, di disservizi, di omissioni.
La struttura regionale, manco fossimo in aperta campagna, non è dotata di un collegamento internet e quindi non esiste biglietteria elettronica. Gli stessi biglietti cartacei che vengono consegnati agli avventori risalgono a qualche decina di anni fa e riportano il costo di ingresso di 2 euro al posto dei 5 attuali, ma siccome le disposizioni dall’alto dicono che questi vecchi blocchetti vanno smaltiti, i ticket vengono modificati “a mano” scrivendo il costo odierno. Un dettaglio che ovviamente provoca fastidiose polemiche appena il visitatore si approccia all’imbarazzato personale del Museo.
Non c’è alcun impianto di condizionamento climatico, quindi caldissimo in estate e freddo pungente in inverno, e un grande disagio causato sia ai turisti che al personale dipendente. È presente, esclusivamente, una piccola e vetusta stufetta a muro degli anni Settanta. Nient’altro.
L’ingresso di via Natalelli si presenta nel degrado più ingiustificabile. La porta sulla stradina ha, sull’uscio, un tappeto sporco, mentre lungo la facciata sono allocati una decina di bidoni della spazzatura, fra l’altro lasciati in uno stato di assoluta indecenza. Accanto a questi, risalta la presenza di cumuli di detriti edili non smaltiti e abbandonati in loco da settimane. All’esterno del Museo, infine, non è presente alcuna insegna con gli orari di apertura.
L’uscita di emergenza si presenta nelle stesse condizioni. Addirittura, dietro la porta che dovrebbe servire all’immediato deflusso in caso di pericolo, si trova una sorta di riparo di un senzatetto. E quindi cartoni, bottiglie di superalcolici, scarpe, magliette, pantaloni e stracci gettati per terra. Il tutto, ovviamente, ostruisce il passaggio e impedisce la libera e facile apertura della porta d’uscita, con tutto ciò che ne consegue.
La brochure che viene distribuita all’ingresso, realizzata e stampata solo pochi mesi orsono, non riporta alcuna informazione di dettaglio inerente il Museo archeologico stesso, al contrario di altri siti – chissà perché – messi ben in evidenza. Contiene, inoltre, riferimenti fotografici errati rispetto alla realtà dei luoghi citati e, addirittura, anche un numero di telefono fisso che sembra fare riferimento al sito archeologico di Kamarina e invece appartiene ad un ufficio di Ragusa. Fra l’altro, uno sportello non aperto nei giorni festivi, né il sabato e la domenica, ovvero, proprio nei giorni in cui l’amministrazione pubblica dovrebbe sentirsi in dovere di offrire più attenzione alle esigenze dei turisti e dei visitatori. Pertanto, se in queste giornate particolari un visitatore provasse a chiamare al telefono di Kamarina, non riceverebbe alcuna risposta. Non per ultimo, lungo il percorso, mancano completamente targhe esplicative in inglese: una grave carenza per un sito che dovrebbe accogliere turisti provenienti da tutto il mondo.
Gli orari attuali di apertura del Museo archeologico di Ragusa, poi, non lasciano dubbi sulla insufficiente assegnazione di personale per una confacente e comoda fruizione turistica. Al Museo sono assegnati solo una funzionaria regionale e due lavoratori Asu, e di fatti, risulta aperto esclusivamente la mattina dalle ore 9 alle ore 13, mentre il pomeriggio resta sempre chiuso. Un aspetto veramente imperdonabile per un’amministrazione che dice di puntare sulla riqualificazione e sulla valorizzazione del Centro storico superiore e per una dirigenza regionale che dispone di tale ricchezza di immenso valore archeologico!
Ecco perché si ha come l’impressione che lo si voglia progressivamente spoliare di tanti e prestigiosi reperti unici, magari utilizzando la formula della cessione temporanea di opere ad altre strutture iblee. Siti archeologici a cui viceversa è stato già assegnato personale a sufficienza, tale da garantire anche più ampi orari di apertura. E, infatti, da ben quattro lunghi anni, dal Museo di Ragusa manca l’intera collezione “Il ripostiglio di Castelluccio” trasferita – si dice, momentaneamente – al Convento della Croce a Scicli. Eppure, i tanti visitatori che pagano per intero il biglietto a Ragusa, non saranno di certo contenti di aver dovuto rinunciare a tali opere. Oltretutto, presso il Museo non viene indicata la data di rientro della collezione stessa. Su questo, ovviamente, chiederemo spiegazioni a chi di dovere.
Un altro aspetto gravissimo, che denunceremo al Nucleo dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, è la totale assenza di un sistema di videosorveglianza; elemento imprescindibile per la sicurezza di un luogo che custodisce reperti di inestimabile valore. Oltre a tale denuncia, presenteremo uno specifico e dettagliato atto parlamentare con cui chiederemo al governo Schifani di intervenire con urgenza per restituire al sito la centralità che merita. Un obiettivo che avevamo già tentato di condividere con le istituzioni locali, grazie al nostro emendamento che stanziava mezzo milione di euro per trasferire il Museo Archeologico al piano strada di via Roma, nei locali della ex Standa, e che dava al Comune di Ragusa la possibilità di acquisire questi spazi. Purtroppo, l’assenza di prontezza dell’Amministrazione attuale sembra aver fatto perdere queste importanti risorse regionali.
La sensazione, pertanto, è di grave sconforto. Il personale non è messo nelle condizioni di lavorare con serenità e i visitatori vengono trattati senza alcuna attenzione.
Qualcuno pensa di poter continuare, ancora per altro tempo, a dirigere il Museo Archeologico Ibleo di Ragusa in questa maniera? Noi faremo in modo che ciò non avvenga. Il Museo è una perla della nostra Città, se ne accorgano tutti, amministrazione comunale e dirigenza regionale.
In prima istanza, chiederemo alla Regione di prestare al Museo tutta l’attenzione necessaria, di dedicarlo meritoriamente al prof. Antonino Di Vita e di collocare una targa ben visibile nelle immediate adiacenze dell’ascensore di via Roma perché è fondamentale che il nostro Museo sia più accessibile e più riconoscibile da tutti.