La Filcams Cgil: ”Il Tribunale ha riconosciuto il carattere discriminatorio e insufficienti le ragioni”
Palermo – Dichiarato nullo il licenziamento collettivo di 11 dipendenti dell’Hotel Excelsior scattato nel marzo del 2022, nel periodo di inizio pandemia in cui l’albergo di via Libertà era chiuso per lavori di ristrutturazione.
La Luxory Private Properties è stata condannata ieri dal Tribunale di Palermo a dover reintegrare i suoi 11 dipendenti, tutti iscritti alla Filcams, che ricoprivano le qualifiche di chef, barman, front office, cuoco capo, addetto alle cucine, al ricevimento, alla cassa e ai servizi in sala, sul posto di lavoro.
La decisione è stata presa dal giudice del lavoro Paola Marino che ha accolto le ragioni dell’impugnativa del licenziamento presentata dai dipendenti. La Luxory dovrà pagare un’indennità risarcitoria per ciascuno, commisurata all’ultima retribuzione, e al versamento dei contributi assistenziali e previdenziali.
Dopo l’interruzione dell’attività a causa del Covid, l’azienda aveva licenziato tutti i dipendenti della struttura, molti con anzianità di servizio pluridecennale, tranne un lavoratore adibito alle manutenzioni, che è rimasto in servizio a vigilare sui lavori di ristrutturazione.
La sentenza di primo grado ritiene “inidonee e insufficienti” le ragioni alla base dei licenziamenti perché non sussisteva fin dall’inizio l’ipotesi di definitiva cessazione dell’attività “Una sentenza che ci riempie di soddisfazione, ci abbiamo creduto sin dall’inizio in questa battaglia – dichiarano il segretario generale Filcams Cgil Palermo Giuseppe Aiello e la segretaria Filcams Alessia Gatto – Il giudice ha volutamente fatto riferimento a una recente sentenza della Consulta, la 128, che ha ritenuto costituzionalmente illegittima la normativa del Jobs Act in relazione all’esclusione dalla reintegra nei licenziamenti per insussistente motivo oggettivo. E ha ritenuto discriminatoria la volontà di licenziare i lavoratori, invece di sospendere il loro rapporto di lavoro attivando gli ammortizzatori sociali previsti. Una volontà determinata esclusivamente da un motivo illecito, ovvero quello di sostituire integralmente il personale, quasi tutto assunto prima del 2015, con personale di nuova assunzione, con conseguente applicazione di tutele più limitate ai lavoratori assunti al momento della riapertura dell’albergo, completata la fase di ristrutturazione”.
La Luxury Private Properties srl il primo gennaio 2022 comunica ai sindacati l’avvio della procedura de licenziamento collettivo. Le lettere ai dipendenti dell’Hotel Excelsior di Palermo vengono recapitate due mesi dopo.
La Filcams chiede subito il ritiro della procedura e l’attivazione degli ammortizzatori sociali conservativi. Ma proprio quando è in arrivo la cassa integrazione, che avrebbe permesso di tutelare i posti di lavoro durante la ristrutturazione, la proprietà si oppone. Dopo avere già liquidato altrettanti lavoratori alla fine del 2021, con un modesto incentivo all’esodo, l’azienda coglie la possibilità offerta dallo sblocco dei licenziamenti per eliminare i restanti undici dipendenti.
Nel frattempo si prepara ad allestire il nuovo albergo a cinque stelle con il supporto del finanziamento di Invitalia, l’Agenzia nazionale per lo sviluppo di proprietà del Ministero dell’Economia. La società Luxury Private Properties della famiglia Giotti, si apprestava a compiere in Sicilia un grosso affare, con i tre hotel di lusso rilevati a Palermo, Siracusa e Taormina, un investimento di 34 milioni di euro di cui 14,5 concessi da Invitalia attraverso il Contratto di Sviluppo. Operazione nobilitata dalla “creazione di oltre 100 posti di lavoro” distribuiti nei tre hotel.
Oltre al danno la beffa, denunciò la Filcams. “La Luxury Private Properties ha ricevuto i fondi dello Stato per ristrutturare l’albergo, quindi per creare sviluppo, e alla fine ha deciso di licenziare i lavoratori – dicono Giuseppe Aiello e Alessia Gatto – E questo accade proprio quando era arrivata una norma che permetteva invece di tutelare i lavoratori, con la possibilità di avere due anni di ammortizzatore sociale”.
L’azienda si era anche appellata alla questione delle lingue, che per un hotel non più a quattro ma a cinque stelle appariva come un requisito essenziale. “Ma attraverso il piano di transizione occupazionale – ricordano i segretari Filcams Aiello e Gatto – sarebbe stato possibile accedere ai fondi Gol, vale a dire il piano di ‘garanzia di occupabilità dei lavoratori’ e utilizzarli per la riqualificazione del personale mentre la struttura era chiusa per la ristrutturazione”. Oggi la rivincita.