Firenze – Tour de France, restaurata ed esposta nello spazio di Casa Eroica alla Stazione Leopolda di Firenze la maglia gialla del 1938 e quella del 1948 indossate da Gino Bartali.
«Esposta a Firenze la storica maglia gialla del Tour de France indossata da Gino Bartali nel 1948. Dal 26 al 28 giugno sarà possibile ammirare le maglie donate dal grande ciclista fiorentino alla chiesa di Santa Petronilla di Siena nello spazio “Casa Eroica”, all’interno di Becycle. I cimeli restaurati dal centro di restauro tessile di Opera Laboratori, nell’ambito di un progetto condiviso con l’Arcidiocesi di Siena – Colle di Val d’Elsa – Montalcino, saranno protagonisti assoluti dello spazio dedicato all’Eroica, la manifestazione di cicloturismo che richiama appassionati da ogni angolo del mondo.
Vivi l’Eroica a Firenze. Dal 26 al 28 giugno, nei giorni che precedono la partenza del 111° Tour de France dal capoluogo toscano (29 giugno), all’interno della Stazione Leopolda nell’ambito di BECYCLE – un nuovo progetto sul mondo della bicicletta realizzato da Pitti Immagine e Stazione Leopolda srl – sarà possibile ammirare tre maglie iconiche indossate da Gino Bartali e rivivere attraverso visori di realtà aumentata l’ultima edizione dell’Eroica. Uno spazio “Casa Eroica” sorgerà nel cuore di Firenze così come fa parte da qualche mese del percorso espositivo di “Chianti Origo”, il nuovo Polo della cultura sorto negli spazi delle ex Cantine Ricasoli di Gaiole in Chianti. Tra spazi espositivi, multimediali e interattivi è possibile scoprire la nascita, l’evoluzione e l’affermazione formale di vero e proprio network di eventi, capace di coinvolgere decine di migliaia di appassionati in tutto il mondo, e muoversi tra tutti quei corredi, oggettistiche e complementi che rendono l’Eroica un marchio unico nel panorama sportivo. Ad impreziosire il tutto, anche alla Leopolda, i prodotti ufficiali dell’Eroica che rievocano il fascino del ciclismo di un tempo in sella a bici d’epoca lungo le strade bianche del Chianti.
Protagonisti assoluti dello spazio allestito da Opera Laboratori saranno senz’altro i cimeli di Gino Bartali concessi in prestito dall’Arcidiocesi di Siena – Colle di Val d’Elsa – Montalcino. Si tratta di due maglie che il grande ciclista fiorentino ha indossato in un arco temporale di 14 anni: una maglia gialla da lui indossata nel 1938, anno in cui vinse il suo primo Tour de France; un’altra maglia gialla del 1948, anno della sua seconda vittoria nella Grande Boucle, nei giorni dell’attentato a Palmiro Togliatti.
Bartali aveva donato queste maglie – insieme a quella con cui divenne campione d’Italia nel 1952 – a don Bruno Franci, all’epoca parroco della chiesa di Santa Petronilla a Siena, con il quale aveva instaurato una salda amicizia. I due si conobbero per la festa dell’Assunta del 1935 a Vallombrosa e da quel giorno tra di loro ci fu una fitta trama di rapporti. Nel luglio 1937 il sacerdote senese accorse a Marsiglia al capezzale del campione costretto al ritiro nel suo primo Tour de France. L’anno seguente, quando Bartali vinse il Tour de France, il campione donò al sacerdote una delle undici maglie gialle indossate nel suo primo trionfo. Bartali si recava spesso a Siena a trovare l’amico sacerdote e a pregare nella sua chiesa. Vi si recò anche nel giugno del 1948 prima di partire per Parigi, promettendo di regalare all’amico un’altra maglia gialla in caso di successo finale. E così fece: Bartali tornò nella città del Palio lunedì 9 agosto per esaudire la promessa, regalando a don Bruno Franci la maglia indossata nella tappa conclusiva della manifestazione, la Roubaix-Parigi. Le maglie erano conservate nella chiesa di Santa Petronilla dove, con il trascorrere dei decenni, hanno inevitabilmente mostrato i segni del tempo e dell’usura. Da qui il delicato intervento di restauro che è stato curato da Carla Molin Pradel, responsabile tecnica del centro di restauro tessile di Opera Laboratori. Un restauro voluto due anni fa da don Dino Arciero, parroco della chiesa di Santa Petronilla, e da un gruppo di appassionati di sport e di storia senese. Un progetto che però sarebbe probabilmente rimasto allo stato di desiderio senza il fattivo sostegno di Opera Laboratori».
Giuseppe Longo