Fondi sviluppo e coesione (Fsc), la bocciatura della Cgil Sicilia: ”Nessuna strategia per superare i gap col resto del Paese. Regione spettatrice di scelte clientelari decise a Roma dal governo”. Lunedì al Teatro Massimo la firma dell’accordo con la Meloni
Palermo 24 maggio 2024 – E’ critica l’analisi di merito della Cgil Sicilia in vista della firma dell’accordo tra governo nazionale e regionale sulla programmazione delle risorse del Fondo di sviluppo e coesione (Fsc) destinate all’Isola.
L’appuntamento è per lunedì alle ore 16 al Teatro Massimo, dove il presidente della Regione Schifani attende per la firma la premier Meloni e il ministro Fitto.
“Dal piano che la giunta regionale ha esitato e che firmerà lunedì la presidente del Consiglio Meloni, non si evince alcuna strategia concreta di superamento del gap tra la Sicilia e il resto del Paese – dichiarano Alfio Mannino, segretario generale Cgil Sicilia e Francesco Lucchesi componente della segreteria regionale con delega ai Fondi strutturali – Queste risorse, congiuntamente ai Fondi strutturali europei, avrebbero dovuto essere invece lo strumento finanziario principale tramite cui attuare politiche mirate per lo sviluppo della coesione sociale economica e territoriale e per rimuovere gli squilibri esistenti”.
Nonostante i sindacati abbiano più volte chiesto un confronto sull’utilizzo dei 6,8 miliardi di euro, al netto dei 1,3 miliardi “scippati” per il Ponte di Salvini, l’incontro è sempre stato negato sia alle parti sociali che a tutto il partenariato economico e sociale.
“Prendiamo atto invece che sono stati anche previsti numerosi interventi frammentati in tanti piccoli rivoli, utili solo a dare agio a qualche deputato regionale e nazionale – aggiungono Mannino e Lucchesi – E mancano invece del tutto investimenti infrastrutturali strategici per l’innovazione e la digitalizzazione, che dovevano piuttosto servire per rafforzare il nostro apparato produttivo e sociale. Se ne evince come si voglia abbandonare la Sicilia al suo destino, sprecando ancora una volta enormi risorse pubbliche”.
Dal decreto regionale, secondo i dirigenti della Cgil Sicilia emerge una parcellizzazione delle risorse e una riproduzione di vecchie progetti non portati a termine in passato, in quanto ormai fuori dai tempi previsti dalla vecchia programmazione.
“Non è prevista nessuna risorsa sulla medicina territoriale, per esempio, e le risorse sul campo infrastrutturale sono insufficienti – denunciano ancora Mannino e Lucchesi – Si mettono solo 251 milioni per la rete autostradale Palermo-Messina-Catania, gestita dal Cas, quando lo stesso consorzio afferma che per mettere in sicurezza l’infrastruttura stradale servono almeno 3 miliardi di euro. In più si prevede la costituzione di un comitato di indirizzo e vigilanza per la trasparenza, in cui non sono coinvolte le parti sociali, alla faccia della trasparenza”.
“Per non parlare poi dei tempi in cui si firma l’accordo che sanno tanto di spot elettorale – proseguono i due segretari Cgil Sicilia – Nell’intero piano emerge plasticamente come le scelte abbiano una natura puramente clientelare da parte del governo nazionale. Sono scelte che passano sulla testa della Regione, obbligata ad annuire su questo così come su tante altre importanti scelte del governo Meloni che riguardano autonomia differenziata, Zes unica, riforma politica sulla coesione, tanto per fare alcuni esempi. Una politica regionale spettatrice rispetto a una impostazione determinata dall’alto, con un governo regionale a fare da vassallo dei potenti”.