Lucca – Opporsi al pizzo significava subire gravissime ripercussioni o addirittura andare incontro alla morte negli anni Novanta. È la tragica vicenda di Orazio Sciascio, commerciante, 67 anni, ucciso a Gela, da alcuni sicari appartenenti alla Stidda, organizzazione mafiosa, proprio per aver detto respinto recisamente qualsiasi forma di estorsione, nel giorno in cui Giovanni Falcone, Francesca Morvillo ed alcuni uomini della scorta avevano perso la vita, a causa di un attentato dinamitardo in prossimità di Capaci, sei anni prima,
Orazio era una persona comune che ha contribuito con il suo comportamento e sacrificio ad arricchire il significato della parola “legalità”: un fulgido esempio di coraggio ed eccezionale senso dell’onestà.
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani intende pertanto ricordarne la figura, attraverso l’elaborato della studentessa Monica Varano della classe III sez. G del Liceo Scientifico Filolao di Crotone.
“Orazio Sciascio, si trovava nel suo negozio di alimentari a Gela, quando il 23 maggio del 1998, rifiutatosi di pagare il pizzo, sentendosi protetto dai figli carabinieri, fu ucciso con un colpo di fucile calibro 12 all’età di 67 anni. La mafia di Gela pochi giorni prima dell’uccisione di Orazio Sciascio, aveva eliminato in maniera assai brutale Fortunato Belladonna, un ragazzo di 16 anni. Si trattava di un periodo molto caldo, in cui a Gela la mafia seminava terrore. A pagare il prezzo di questi due delitti fu però Mirko Turco, non ancora diciottenne quando fu accusato prima dell’omicidio di Belladonna e poi di quello di Sciascio. Dieci anni e tre mesi in carcere, fu la pena che dovette scontare prima di essere dichiarato innocente, gli assassini, membri mafiosi in carcere, nel momento in cui divennero collaboratori di giustizia, confessarono l’omicidio del commerciante. Ancora una volta assistiamo a ingiustizie nei confronti di chi lotta, ritenendosi libero di fare le proprie scelte, ma soprattutto nei confronti di innocenti che, da un momento all’altro, vedono la loro stessa vita essere portata via.”
L’educazione alla legalità dovrebbe far riferimento proprio a simili uomini che con il loro gesto e la loro attività hanno contrastato la criminalità; la storia di Orazio Sciascio dovrebbe essere ricordata soprattutto a scuola, durante i percorsi di approfondimento per la cittadinanza attiva, come si è verificato al liceo scientifico “Filolao” di Crotone, con l’adesione di alcune classi al percorso didattico “#inostristudentiraccontanoimartiridellalegalità”, che ha permesso ai giovanissimi studenti di conoscere e apprezzare tanti protagonisti, noti e non, della legalità.
Il CNDDU invita nuovamente gli studenti e i docenti ad aderire al progetto #inostristudentiraccontanoimartiridellalegalità. Gli elaborati possono essere segnalati al CNDDU che li renderà visibili sui propri canali social (email: coordinamentodirittiumani@gmail.com)
Prof. Romano Pesavento
Presidente CNDDU