Palermo – “La vicenda che ha portato all’arresto di Mimmo Russo è la conferma di quello che dicevamo durante la manifestazione del 23 maggio scorso: a Palermo e in Sicilia i voti sono piccioli, che tradotto vuol dire soldi. Siamo naturalmente in attesa che le indagini facciano il loro corso. Ma la spregiudicatezza con la quale sarebbero stati gestiti i pacchetti di voti, attraverso la dinamica del voto di scambio clientelare, da parte di Russo, noto esponente dell’estrema destra palermitana, dà anche la conferma dei legami e degli interessi tra mafia, neofascismo e massoneria. La domanda che ci poniamo è: quanti Mimmo Russo ci sono in giro a Palermo? Quanti sul malaffare costruiscono le loro fortune politiche? Dai consigli comunali, all’Ars, al Parlamento nazionale ed europeo, la politica siciliana, e certo sindacato autonomo, dovrebbero guardarsi dentro”.
A dichiararlo sono il segretario generale della Cgil Palermo Mario Ridulfo e il responsabile dipartimento Legalità Cgil Palermo Rosario Rappa, a proposito dell’arresto del sindacalista Cisal (ex Ugl) ed ex consigliere comunale Mimmo Russo.
“Un modello di scambio e di rapporto consolidato e malato, l’intreccio tra mafia e politica, che constatiamo anche nel proliferare in città di finti Caf e Patronati, sorti in ogni angolo di quartiere, per recuperare voti e consensi attraverso il bisogno delle persone – aggiungono Ridulfo e Rappa – Purtroppo una pratica molto diffusa che coinvolge politici di schieramenti diversi, che usano impropriamente il sistema Caf per lucrare sul bisogno e guadagnare voti”.