Roma – Al Museo di Roma in Trastevere Rino Gaetano. La prima grande mostra nel segno di uno dei più amati cantautori italiani. Riportiamo per i lettori il saluto di Francesco Micocci.
«Non è un caso se Rino Gaetano sia il cantautore italiano più suonato tanto dai musicisti giovani quanto da quelli meno giovani ancora oggi, a più di 40 anni dalla sua morte prematura.
L’attualità della sua ispirazione è sorprendente e questo spiega perché un successo del 1975 come Ma il cielo è sempre più blu continua ad accompagnare finali sportive, spot pubblicitari, avvenimenti nazionali come il lockdown che nel 2020 ha tenuto gli italiani in casa, ed è l’inno di squadre di calcio. Con Volare di Domenico Modugno, L’Italiano di Toto Cutugno, Azzurro di Adriano Celentano, Ma il cielo è sempre più blu è il brano più rappresentativo del nostro Paese all’estero: la IT/Micocci nel 1975 ne realizzò il 45 giri diviso in lato A e lato B, ciascuno di 4 minuti.
Aveva visto giusto mio padre Vincenzo Micocci che nel 1970 aveva fondato l’etichetta indipendente It Dischi e due anni dopo avrebbe offerto il primo contratto discografico a Rino, colpito dal suo talento eccezionale e certo delle sue potenzialità.
Fu proprio papà, che nella sua lunga storia discografica ha scoperto e lanciato numeri uno come Francesco De Gregori, Sergio Caputo, Antonello Venditti, Fiorella Mannoia, Paula Turci, Amedeo Minghi, Gianni Togni e tanti altri, a convincere Rino a cantare: quel giovane e appassionato musicista era stato portato nel suo ufficio da Venditti, che l’aveva conosciuto al Folkstudio, ma era convinto di non avere una bella voce. Glielo avevano fatto credere in collegio a Narni, escludendolo dal coro, e per questa ragione lui voleva limitarsi a scrivere la musica e i testi. Tanto che si era presentato alla IT con un amico che avrebbe dovuto cantare i suoi brani. Ma Vincenzo ribatté che sarebbe stato perfetto come cantautore, termine da lui stesso inventato nel 1959, nell’ufficio di Melis alla RCA, per Gianni Meccia per cui mio padre aveva commissionato gli arrangiamenti ad un giovane Ennio Morricone che avrebbe contribuito al successo delle sue canzoni.
Incoraggiato da papà, Rino si mise al lavoro componendo brani innovativi e straordinari grazie al suo linguaggio costituito spesso da frasi apparentemente prive di senso compiuto o scollegate tra loro, ma nello stesso tempo dedicate a temi d’impegno e di grande impatto popolare tanto da portare il cantautore nel 1978 a Sanremo.
Al Festival lui avrebbe voluto presentare Nuntereggae più, un pezzo che aveva suscitato molte polemiche. Ma mio padre lo convinse a portare Gianna che arrivò primo nella sezione Cantautori (e terzo assoluto dietro …e dirsi ciao dei Matia Bazar e Un’emozione da poco di Anna Oxa) e fu un successo discografico clamoroso, anche in Europa e America Latina. E Rino poté finalmente comprare la casa ai genitori che da Crotone, in Calabria, si erano trasferiti a Roma e, titolari di un portierato in via Nomentana, vivevano in un seminterrato. Acquistare una casa per la famiglia era il sogno che il cantautore inseguiva fin dall’inizio della carriera.
Mio padre è stato sempre il punto di riferimento artistico di Rino che, anche dopo il passaggio alla RCA dove realizzò l’ultimo album E io ci sto, continuò a considerare la It Dischi la sua seconda casa. Si sentiva uno della famiglia: papà lo considerava un figlio, noi Micocci figli un fratello.
Aveva mille idee ed era musicalmente molto preparato, soprattutto nello studio di registrazione riguardo agli arrangiamenti delle sue canzoni, ancora oggi rivoluzionarie. Gli piaceva discutere con Vincenzo che apprezzava la sua cultura intessuta di letture, teatro, cinema. Nell’epoca in cui andavano per la maggiore I cantautori politici, mio padre considerava Gaetano il più politico di tutti perché nei suoi testi anticonvenzionali, perfino surreali, parlava delle cose che interessavano davvero la gente. Rino amava la contaminazione e le sonorità esotiche, tanto che per incidere Ahi Maria! Andò in Sudamerica. Non si stancava di esplorare, imparare, sperimentare.
Quando all’alba di quel maledetto 2 giugno 1981 ci arrivò la telefonata che annunciava la sua morte, all’inizio stentammo a crederci, poi piombammo nella disperazione. Rino se n’era andato troppo presto, ingiustamente. Ci rimase la consolazione di pensare che la sua musica avrebbe sfidato il tempo e le mode. Ne eravamo sicuri perché era una musica modernissima che oggi, come 40 anni fa, continua a farci pensare, ballare, ci commuove. In una parola, non smette e non smetterà mai di regalarci emozioni». (Francesco Micocci)
Info:
Web:
www.museodiromaintrastevere.it
@MuseiInComuneRoma
Mostra “Rino Gaetano” – Museo di Roma in Trastevere, https://www.gdmed.it/2024/02/15/mostra-rino-gaetano-museo-di-roma-in-trastevere-2/
La mostra dedicata a Rino Gaetano, sarà ospitata a Roma dal 16 febbraio al 28 aprile al Museo di Roma in Trastevere.
Ph. A Miami e Città del Messico. Archivio Anna Gaetano © Riproduzione riservata.
Giuseppe Longo