Monreale (PA) – Epifania del Signore 6 gennaio 2024.
«Omelia Solennità dell’Epifania 2024.Occasione per una nuova esperienza del Dio-con-noi.
Carissimi fratelli e sorelle, oggi celebriamo la solennità dell’Epifania: un’esplosione di luce! È la festa della manifestazione di Dio. Dio si manifesta, si fa riconoscere illuminando l’umanità intera.
È possibile per noi, circondati da questi bellissimi mosaici, sperimentare ciò che stiamo celebrando. Guardatevi intorno: Dio con la sua luce ci circonda, ci attrae, ci abbaglia, ci inonda… La storia umana, sin dalla creazione del mondo, è immersa nella luce aurea dell’amore di Dio. Ciascuno di noi, con la sua storia personale, e tutti insieme, con la nostra storia comunitaria, siamo abbracciati dall’oro dei mosaici nei quali oggi riecheggia l’annuncio del profeta Isaia (1Lett): «Ecco, la tenebra ricopre la terra, nebbia fitta avvolge i popoli; ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te».
Oggi è anche la festa dei Magi, rappresentanti di tutti i cercatori di Dio, di tutte le persone di ogni genere, razza e condizione sociale che hanno il coraggio di affrontare percorsi faticosi e impervi per immergersi la luce nuova della presenza di Dio.
Dopo aver celebrato l’ingresso di Dio nella storia, la liturgia ci fa sostare di fronte alla sua manifestazione. La nascita e l’epifania sono due diversi aspetti dell’unico Mistero dell’Incarnazione. Un po’ come accade durante un temporale: prima vedi la luce del fulmine o del lampo; poi, a distanza di qualche tempo ne senti il tuono, ne puoi ascoltare la voce. Sia il lampo che il tuono appartengono allo stesso evento, ma ti raggiungono in tempi diversi. La luce ha infatti ha una velocità maggiore del suono e ti sorprende prima.
Così è il mistero dell’Incarnazione. C’è, per così dire, la velocità di Dio e del suo dono: il Natale. Nel bambino nato a Betlemme, Dio manifesta pienamente, definitivamente il suo mistero dicendo la sua parola definitiva, come ci ha ricordato, nella seconda lettura odierna, l’apostolo Paolo scrivendo agli Efesini: il mistero di Dio «non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come ora è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito».
A questa velocità di Dio, corrisponde un’altra e diversa velocità, quella della nostra accoglienza. «Venne fra i suoi, e i suoi non l’hanno accolto» (Gv 1,11) ci ha ricordato Giovanni nel prologo del suo vangelo. La nostra velocità nell’accogliere e riconoscere la presenza di Dio tra di noi è più lenta rispetto al modo in cui Dio si dona ed è anche progressiva, ma non annulla assolutamente il suo dono. Anche se il mondo non accoglie Gesù, se l’umanità sceglie la via della violenza e della guerra, anche se noi stessi facciamo fatica a credere e a riconoscerlo presente nella nostra storia, anche se, a volte, noi Chiesa più che annunciare una bella notizia ci facciamo annunciatori di sventure, non significa che Dio non esiste o che sia stato estromesso dalla storia. Con la sua manifestazione Dio dice: “Io sono qui, con voi, per voi” e ci chiama ad una scelta, ad una decisione ancora possibile senza la quale rischiamo di non fare esperienza di Lui.
Cari fratelli e sorelle, questa la solennità dell’Epifania, ci invita a farci cercatori di Dio, le parole del profeta Isaia sono a noi rivolte: «Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore splende su di te». Alziamoci dunque, senza questa decisione il Natale resterà per noi infecondo.
Il vangelo di Matteo ci offre come modello per la nostra ricerca i Magi. Dalla loro esperienza raccolgo quattro passaggi che caratterizzano il cammino di ogni uomo e donna di fede. Sono passaggi che ci interrogano, a ciascuno corrisponde una domanda alla quale dobbiamo personalmente rispondere con la vita.
- Seguire una stella. La stella rappresenta un desiderio alto, un ideale forte, essa è una luce di un altrove che però orienta il cammino qui ed ora. I cercatori di Dio sono uomini e donne che camminano con i piedi ben piantati per terra e lo sguardo fisso al cielo.
Qual è il desiderio alto che guida i tuoi passi?
- Chiedere aiuto. Il loro cammino è pieno di incertezze e di errori: giungono nella città sbagliata, perdono di vista la stella, parlano del bambino all’uccisore dei bambini, cercano un re e invece trovano un Dio. Ma non si arrendono, hanno l’umiltà di chiedere aiuto e sono sempre pronti a ripartire con pazienza.
A chi chiedi aiuto, da chi ti fai accompagnare?
- Adorare un bambino. Non adorano un taumaturgo, uno sapiente che sia alla loro altezza, uno dalla parola di luce, uno che gli risolve tutti i problemi, non adorano nemmeno un crocifisso o un risorto, ma un bambino, il “quasi nulla”. Essi, sapienti, si fanno piccoli davanti all’infinitamente piccolo, si inchinano davanti ad una scena che avevano vista chissà quante altre volte nelle loro case: è qui la lezione più importante.
Sei capace di riconoscere e adorare Dio presente nei piccoli?
- Cambiare strada. Il loro ritorno a casa è per un’altra via, non percorrono la strada di prima, non seguono più la stella. Ora non sono più gli stessi. Dopo aver incontrato il Bambino anche i Magi vivono il compito di custodire il Mistero del Dio fatto uomo.
Quali cambiamenti questo Natale ha portato nel tuo modo di camminare nel mondo?
Fratelli e sorelle, la nascita di Gesù è un evento puntuale nella storia. Come tutti gli avvenimenti storici accade una sola volta, per sempre, non si ripete. Invece, la sua manifestazione è progressiva e rimane una dinamica presente nelle vicende degli uomini. Il Signore continua a manifestarsi, la sua Epifania non ha esaurito la sua fecondità e la sua efficacia. Egli continua a suscitare la nostra ricerca e ad attirarla verso di sé.
Alziamoci, dunque, muoviamoci! Oggi è il giorno giusto! Andiamo ad adorarlo per poter essere, come dice Isaia, portatori della luce nuova per il mondo intero. Dice Isaia che se adoreremo il Signore «Cammineranno le genti alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere».
Auguro a tutti voi di vivere una rinnovata esperienza del Dio-con-noi per essere, insieme, luce nuova nel mondo. Amen» (Gualtiero Isacchi Arcivescovo di Monreale)
Giuseppe Longo