Palermo – C’erano una volta sette bastardoni che a sentir parlare i loro genitori, erano sette passuluna; ma quando erano in mazzo, si atteggiavano a cacocciuli e una sera decisero di infangare Gea, la Terra. E così tanto fecero e tanto dissero, che la fecero bere e la annaffiarono così tanto che pareva un’umbriacola; e non contenti la privarono del suo profumo. Ma poi il fattaccio si seppe, e i sette bastardoni non provarono alcuna vergogna, e invece di irisi a sfregari a’ faccia all’ardicula, provarono vendetta per essere stati accusati…
Salvo Piparo, cantastorie moderno è convinto che il palcoscenico serva anche per non stare zitti. Così ieri sera all’Orto Botanico, ad apertura del suo Scordabolario che ha inaugurato la seconda edizione di Metamorphosis – il festival di SiMuA e CoopCulture, diretto da Sabino Civilleri – ha voluto affrontare la vicenda dello stupro al Foro Italico. Ma alla sua maniera, con un’invettiva all’antica, cadenzata sul cunto, sciacquata nel fiume Oreto, padrona di una lingua ancestrale che prendeva in prestito i termini dal passato contadino ma li caricava di significato; invettiva che è stata accolta da un lungo applauso.
“E’ uno Scordabolario che prende le sembianze delle cronache. I contastorie devono reintepretare l’attualità con la storia. Abbiamo mescolato e fatto in modo che le parole avessero una loro metamorfosi. Questo è stato uno Scordabolario più muscoloso e pungente del solito. Stasera non volevamo giocare, perché a Palermo sono successe cose e noi lo sappiamo” dice Salvo Piparo nell’intervista.