Palermo – «Sto valutando la possibilità di presentare un esposto alla Procura di Caltanissetta e uno all’Ordine dei Giornalisti, perché si accerti se vi sia una violazione del segreto istruttorio e una violazione del Manifesto di Venezia e del codice deontologico dei giornalisti, per quanto sta accadendo in queste ore con la diffusione e la pubblicazione di ampi stralci degli atti d’indagine che riguardano la vicenda della violenza compiuta da alcuni ragazzi contro una giovane donna a Palermo.
Ancora una volta, per l’ennesima volta, siamo di fronte a ciò che rischia di essere una violenza nella violenza; ancora una volta, in una settimana in cui abbiamo assistito alle tragiche conseguenze della mancata applicazione del Codice Rosso a tutela delle donne che denunciano le violenze subite, si corre il rischio, volontario o involontario ha poca importanza, di spostare l’attenzione dalla colpa dei 7 stupratori ai 7 “shot” alcolici bevuti dalla vittima.
Ancora una volta, per l’ennesima volta, si conferma che in Italia c’è una emergenza gravissima, figlia di una cultura patriarcale, di oggettificazione e mercificazione delle donne e dei loro corpi.
Una cultura che purtroppo, al di là delle parole di circostanza che in questi casi arrivano a fiumi, trova la sua perfetta espressione pratica negli atti amministrativi e nelle scelte politiche delle Istituzioni che, a tutti i livelli, dal nazionale al locale, tagliano i fondi per le attività di prevenzione e sensibilizzazione, oltre che per i centri antiviolenza, attività non ritenute prioritarie nei fatti.
Una cultura che purtroppo, anche oggi, sembra trapelare dai comportamenti di chi dovrebbe innanzitutto tutelare la vittima di questa violenza».
Lo dichiara la consigliera comunale Mariangela Di Gangi.