Palermo – In quest’ultimo anno la politica nazionale ha iniziato il “pressing mediatico” sul salario minimo, ed i vari dibattiti, confronti, dichiarazioni di parte e approfondimenti vari, stanno creando una voragine enorme sulla realtà del mondo del lavoro in Italia, creando, come al solito, schieramenti di Guelfi e Ghibellini che difendono la posizione senza nemmeno conoscere il motivo del contendere.
La Dirigente Regionale Sinalp Dr.ssa Serena Giuliano evidenzia che in Italia vige il sistema della Contrattazione Collettiva, che prevede un confronto tra le rappresentanze sindacali datoriali e le organizzazioni Sindacali dei lavoratori, dal quale scaturisce il CCNL di quel comparto.
In Europa parecchie Nazioni da sempre applicano il sistema del salario minimo stabilito per legge, e altre nazioni, tra cui l’Italia, invece, hanno optato per il sistema della contrattazione collettiva.
In difesa del salario minimo per legge, ormai assurto a panacea di tutti i mali, sono stati messi in campo esempi e condizioni tra i più svariati e variegati superando, in alcuni casi, anche la più fervida fantasia.
Da sempre il Sinalp, dichiara il Dr. Andrea Monteleone Segretario Regionale, ha evidenziato che il problema dei livelli salariali estremamente bassi in Italia, (ultima in Europa per salari) non è dovuto alla mancanza di un salario minimo per legge, ma sicuramente ad altre condizioni che hanno penalizzato e continuano a penalizzare il sacrosanto diritto dei lavoratori di poter ricevere un salario dignitoso ed in grado di soddisfare le esigenze di base di ogni cittadino.
Già nel 2019, quindi prima della vergognosa crisi sociale, occupazionale e salariale causata dal Covid e dalla sua errata gestione, come Sinalp chiedevamo, all’allora Governo Conti, di approvare una semplicissima legge che introducesse un sistema automatico di rivalutazione, agganciato all’indice ISTAT del costo della vita, da applicare a tutti quei contratti collettivi nazionali che in scadenza, non vengono prontamente rinnovati.
Questa richiesta nasce dalla constatazione che più dell’80% dei CCNL vengono rinnovati, nella migliore delle ipotesi, mediamente dopo 7/8 anni dalla loro scadenza.
Quando i lavoratori, a causa della indecorosa manfrina che ogni volta viene messa su tra le parti per rinnovare un CCNL, sono costretti a continuare a lavorare con contratti scaduti anche da circa 10 anni significa che il sistema Italia costringe i dipendenti a lavorare con paghe orarie bloccate almeno da un decennio se non di più.
Questa è la vera vergogna tutta italiana, e non sarà certamente il salario minimo per legge che risolverà il problema.
L’applicazione del salario minimo per legge anzi incancrenirà ancora di più il vergognoso andazzo che costringe i lavoratori a lavorare con salari fermi da decenni.
Incancrenirà di più perchè, avendo stabilito la paga oraria per legge, per poter aggiornare tale valore sarà necessaria una nuova legge che ha un iter burocratico sicuramente più complesso e più lungo rispetto al rinnovo di un CCNL.
Quindi invitiamo la Politica, affinchè eviti quella vergognosa manfrina delle trattative di rinnovo che le parti ogni volta mettono in campo, ad approvare una legge che introduca l’automatismo dell’aumento ISTAT in caso di mancato immediato rinnovo del CCNL.
Dall’ormai lontano 2019 come Sinalp attendiamo una risposta dal Governo Nazionale.