Lucca – Sono passati ormai tanti anni dall’omicidio di Costantino Stella, arciprete di Resuttano in provincia di Caltanisetta, ucciso dalla mafia, a soli 46 anni, il 6 luglio del 1919 di fronte all’uscio di casa sua. Costantino per molti aspetti è stato tra i primi sacerdoti impegnati con le proprie attività nel contrasto del crimine. A sostegno dei più indifesi cercò di mobilitare la propria realtà sociale, al tempo molto arretrata, con azioni atte a creare disturbo alla malavita organizzata; ricordiamo l’istituzione del Monte Frumentario, finalizzato a distribuire in anticipo i concimi ai lavoratori agricoli, la cassa rurale, ideata per l’organizzazione delle affittanze collettive successivamente al 1906 e infine la Cooperativa di consumo che consentiva anche alle famiglie più bisognose di acquistare alimenti a prezzi ragionevoli. Era un prete poliedrico impegnato in tanti settori: giornalismo; politica e ovviamente il sacerdozio, inteso nella forma più alta di missione tra i derelitti e gli offesi, interpretando fedelmente l’insegnamento del Vangelo.
Don Costantino è una figura straordinaria però meno nota rispetto ad altri sacerdoti che persero la propria vita in nome dei propri principi umanitari e religiosi; nel 1919, quando la mafia, benché spadroneggiasse, veniva negata e solo i “galantuomini” e i padroni potevano aspirare a una vita decorosa, egli incominciò a restituire il senso della speranza e della dignità ai suoi compaesani.
II Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani reputa necessario far focalizzare l’attenzione della scuola e dei media su personalità, magari poco “utilizzate” dagli organi di informazione, per riscoprirne il coraggio e la modernità degli intenti.
prof. Romano Pesavento
presidente CNDDU