Lucca – Il Coordinamento Nazionale dei Docenti della disciplina dei Diritti Umani ricorda la figura del giovane giornalista del Corriere della Sera Walter Tobagi, assassinato la mattina del 28 maggio del 1980 a Milano dai terroristi di estrema sinistra della Brigata XXVIII Marzo.
Tobagi era un professionista scrupoloso e attento alla ricerca della verità nelle vicende più intricate e torbide della storia italiana. Le sue parole rivolte alla futura moglie Maristella Oliviero ci fanno comprendere molto della sua persona e del suo percorso. L’intraprendenza e il desiderio di intendere la propria professione come servizio rivolto ai cittadini, non solo come strumento per guadagnarsi i riflettori mediatici, restituiscono tutta la dignità di un uomo che è stato ucciso proprio per i suoi ideali umanitari e libertari.
Lezioni importanti da trasmettere alle future generazioni. La lettera ironica ma, al tempo stesso, ricca di spunti riflessivi assume un significato importante, rivelando alcuni aspetti della vita di Tobagi; attraverso tale testimonianza si può percepire la fierezza e il sacrificio connessi al compito del giornalista.
“Sarà bello da raccontare un giorno come la mia strana carriera di esperto di politica interna ed estera sia cominciata in un settimanale di calcio e proseguita poi in un mensile di sci. Sarà divertente spiegare e anche bello poter dire di essere riuscito a fare qualcosa; non voglio fare un discorso presuntuoso, non sono ancora che all’inizio di una carriera e di una vita che spero serva a qualche cosa, non soltanto al mio egoismo e al mio egocentrismo.” (Walter Tobagi, Lettera giovanile alla futura moglie Maristella Oliviero)
La sua analisi relativa al mondo del sindacato e alla realtà del Sessantotto trasmette un elevato spirito critico e il desiderio di creare una società più equa e dignitosa per tutti.
“Eravamo poco più che ragazzi e alla generazione del ’68 il sindacato apparve come l’angelo vendicatore della condizione operaia. Ci sentivamo da una parte sola, la parte dei lavoratori. Sognammo l’immagine di un sindacato capace di rovesciare quanto di vecchio, ambiguo, ingiusto si annidava sotto la crosta della società.” (Walter Tobagi)
Il suo stile personale e unico raccontava i fatti con profondità e potenza dell’immagini senza rinunciare alla chiarezza espositiva. Un particolare che agli altri, meno attenti, poteva risultare inutile, diventava essenziale nella caratterizzazione di un episodio.
“I frutti prodotti dal fascino malefico della clandestinità sono un seme che avvelena e angustia, ormai, l’intera società. È una paura diffusa, un terrore istintivo: la paura e il terrore di chi non vorrebbe immischiarsi in queste faccende, ma teme di trovarcisi in mezzo per banale fatalità. È la paura e il terrore per cui qualche famiglia di Oregina, in questi giorni si rifiutava di aprire la porta persino al prete che passava a benedire le case; e poi correva a scusarsi quando scopriva dai vicini che quell’uomo in tenacia era davvero un sacerdote.” (Walter Tobagi, Il mito)
Il CNDDU invita i docenti e gli studenti a riscoprire il valore di tale personalità mediante l’analisi dei suoi testi e l’esercizio della scrittura come veicolo di verità e informazione; inoltre potrebbe costituire un’idea interessante intitolare un giornalino scolastico a Tobagi, dal titolo “#TobagiWriter”.
prof. Romano Pesavento
presidente CNDDU