Lucca – Nella notte tra il 26 e il 27 maggio ricorre il 30° anniversario della strage di via dei Georgofili a Firenze in cui persero la vita i coniugi Fabrizio Nencioni (39 anni) e Angela Fiume (31 anni), con le loro figlie Nadia Nencioni (9 anni), Caterina Nencioni (appena 50 giorni di vita) e lo studente Dario Capolicchio (22 anni).
La strage fu deliberata e portata a termine da Cosa Nostra.
Il contrasto a ogni azione deviata deve assumere un momento di enorme rilevanza in ogni aula scolastica, qualcosa di cui si deve assolutamente tenere conto nei programmi di studio dei giovani fin dalla scuola dell’infanzia per far capire quanto sia necessaria, oggi, la legalità e il rispetto delle norme giuridiche. Senza dubbio, la prima arma per combattere e sconfiggere la mafia è non dimenticare, continuando a ripudiare l’illegalità in tutte le sue forme, da quelle più gravi a quelle più banali e semplici della vita quotidiana, come guidare senza le cinture o gettare rifiuti per terra. Il rispetto della legalità deve essere appreso con impegno e perseveranza. Dobbiamo renderci conto che parlare di legalità, partendo dal fenomeno mafioso, non è sempre una strategia corretta; ricordiamo infatti che la mafia è un fenomeno complesso che esige la conoscenza della storia di alcuni territori, ma anche di sofisticati meccanismi di corruzione dei sistemi economici e politici.
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani, come ogni anno, ha inteso ricordare le vittime durante l’attentato attraverso le parole bellissime della piccola Nadia Nencioni: “Il pomeriggio/ se ne va/ il tramonto si avvicina/ un momento stupendo/ il sole sta andando via (a letto) / è già sera, tutto è finito”.
In molte scuole italiane i docenti hanno letto e commentato i versi della poesia di Nadia in classe con gli studenti.
“C’è del male personale e sociale da sradicare e del bene, visibile o, com’è più probabile, non visibile, da esaltare. Ma c’è, in tutta evidenza, lo squallido spettacolo della violenza, sempre meno episodico, purtroppo, sempre più finalizzato alla degradazione e all’imbarbarimento della vita, di fronte al quale è nostro dovere prendere posizione. Ne sono corrose le basi della convivenza civile ed è messo in causa lo Stato. (Aldo Moro, da “Agire uniti nella diversità”, Il Giorno, 10 aprile 1977).
prof. Romano Pesavento
presidente CNDDU