Residenza anagrafica, 1.208 pratiche ancora non lavorate per i cittadini stranieri

Le associazioni chiedono un piano straordinario
per risolvere l’emergenza. Il 10 maggio nuovo incontro con l’amministrazione comunale



Palermo – Mille cittadini stranieri “invisibili” attendono ancora una risposta a Palermo per la residenza anagrafica.

    Una montagna di 938 pratiche è in giacenza all’Ufficio anagrafe in
viale Lazio già da un anno, di cui 242 sono istanze di nuova iscrizione anagrafica e 696 i cambi di residenza.  E per il 2023, fino
al 31 marzo risultano 580 istanze tra prima iscrizione e mutamenti, di  cui 310 già lavorate mentre 270 risultante inevase. Dunque tra il 2022 e il 2023 risultano in totale 1.208 pratiche ancora non lavorate.

    Sono questi i dati comunicati dal servizio anagrafe alle associazioni nell’ultimo tavolo di confronto che si è svolto il 12 aprile sui disservizi dell’Ufficio Anagrafe, durante il quale il sindaco in prima persona ha dovuto ammettere che si tratta di una
“situazione “vergognosa”.

     Il 10 maggio alle ore 16 il comitato rappresentato da Cgil, Arci
e da una quarantina di associazioni incontrerà di nuovo l’amministrazione comunale: la richiesta è la definizione di un “piano straordinario” per affrontare quella che, dati alla mano, è una grave
emergenza sociale.

     Cittadini che, senza l’iscrizione nei registri anagrafici del Comune non possono accedere al medico di famiglia, alla scuola, al
welfare, neanche alla richiesta dello SPID e della carta d’ identità.

     Non sono stati dati tempi sullo smaltimento di queste pratiche e
non sono stati potenziati gli sportelli e i giorni di apertura degli uffici di viale Lazio che restano quelli attuali: il martedì ed il
giovedì mattina. La dirigente del servizio Alessandra Autore ha dato notizia di un potenziamento del personale, con dipendenti di altri uffici, per aumentare il numero delle definizioni delle pratiche.

    “In concreto, non sono stati fatti ancora passi avanti sostanziali. Il piano organico che abbiamo chiesto per affrontare
l’emergenza, destinando risorse e personale, non è ci stato ancora presentato dall’amministrazione comunale – dichiara la rete delle associazioni –  Sono stati promessi alcuni aggiustamenti ma l’attuale
configurazione dell’anagrafe, senza personale aggiuntivo, non basta ad
affrontare l’emergenza, confermata dai dati che il Comune ha dato nel
corso della riunione. Più che un piano, l’intenzione del Comune sarebbe quella di decentrare le richieste di mutamento delle residenze alle sedi decentrate e lasciare le nuove iscrizioni in viale Lazio. Ma
manca ancora un piano di assegnazione dei dipendenti nelle sedi decentrate: anche in questo incontro il Comune ha lamentato la carenza di personale e il sindaco l’inamovibilità di alcuni dipendenti”.

    Tra i risultati ottenuti, l’assegnazione alla Casa dei diritti di una dipendente che si occuperà dell’iscrizione anagrafica delle
persone in accoglienza nei progetti Sai del Comune.

      L’amministrazione comunale, a seguito delle prese di posizione e delle proteste delle associazioni, ha diramato una circolare in cui si ribadisce agli ufficiali dell’anagrafe che le iscrizioni anagrafiche deve avvenire entro 2 giorni e che gli eventuali accertamenti devono essere disposti entro il termine di 45 giorni dalla domanda, superato
il quale il cittadino ha diritto a essere iscritto.Ad oggi per il cittadino non si ha contezza, superati i 45 giorni, se l’iscrizione è stata effettuata né ci sono strumenti per verificarlo.

    “Il Comune – aggiungono le associazioni – ha preso atto che si trova in una situazione di difetto e con questa circolare di fatto
ritiene che i 938 cittadini con la pratica in giacenza nel 2022 abbiamo diritto a essere iscritti tutti. Il sindaco ha assunto
l’impegno, assieme alla dirigente Alessandra Autore, al segretario generale Raimondo Liotta e all’assessore ai Servizi demografici Dario Falzone, di destinare nuovo personale per ultimare l’arretrato eaffrontare il corrente”.

    Per quanto riguarda la marginalità adulta, con riferimento ai senza dimora, accolti nei dormitori comunali, all’incontro le
associazioni che operano nel settore hanno chiesto anche per loro l’accesso per ottenere le residenze virtuali. “C’è chi aspetta da un
anno e mezzo. Non riusciamo a realizzare progetti di autonomia individualizzata perché mancano i documenti. L’ufficio anagrafe
inoltre non procede all’iscrizione della residenza virtuale di via
Aldo Melilli per le altre situazioni di marginalità proposte direttamente dagli interessati o dai servizi sociali come stabilito
dalla delibera 337/2020. Interi nuclei familiari diventano così invisibili, con divieto di accesso a sanità scuola e agli altri
diritti”.

    Sulla richiesta della presenza di mediatori linguistico culturali negli uffici per facilitare la comprensione tra utenti e impiegati, le
associazioni hanno detto di no alla proposta del Comune, in attesa della partecipazione a un bando ministeriale, di utilizzare personale
volontario ribadendo che occorrono figure strutturate.

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