Mostra su “Armando Trovajoli”. Il saluto di Enrico Pieranunzi

Roma – Nel decennale della sua scomparsa, Roma omaggia il grande pianista, compositore e direttore d’orchestra con la mostra “Armando Trovajoli. Una leggenda in musica”, dall’11 marzo al 14 maggio 2023 al Museo di Roma in Trastevere.

Riportiamo i saluti di Enrico Pieranunzi, nel decennale della scomparsa del compositore Armando Trovajoli (2013 – 2023).

«La “scoperta” di Bach da parte di Armando fu tardiva, ma fu subito amore totale e per sempre. Lo scoprì come tanti studenti di piano di ogni parte del mondo, affrontando quello che è forse no dei più fulgidi monumenti della storia della musica di sempre: “Il Clavicembalo ben temperato”. Accadde quando – già pianista di fama e jazzista di caratura internazionale – decise alla fine degli anni ’40 “di disciplinare il suo naturale talento attraverso regolari studi musicali” (traggo la bizzarra e inutilmente arcigna espressione dalle anonime liner notes di un suo disco orchestrale). Avvenne insomma quando ci fu da affrontare il programma per giungere al diploma, e in quel programma Bach ha un ruolo fondamentale. Furono anni di studio intenso e di gioiosa fatica di cui Armando porterà sempre con sé il ricordo indelebile.

Poi la storia meravigliosa che tutti conosciamo ed amiamo. Ottenuto il diploma, inizia Il cinema, la composizione, le musiche per celebri commedie musicali. Esplode insomma la genialità di un musicista che sarà per tutta la vita in costante espansione creativa, dagli esordi cinematografici, alle composizioni “serie” degli ultimi anni (le virgolette alludono al fatto che tutto era serissimo in musica per Armando). E Bach? Sempre al top nel suo cuore di musicista. Ne parlerà in ogni occasione possibile, privata e pubblica. “C’è sempre Bach dietro la porta” amava dire. O anche “vado ai concerti e, sennò, vado a casa e…ristudio il Clavicembalo ben temperato”. Ma oltre le parole, i suoni.

Chi scrive non potrà mai dimenticare l’impressione profonda che gli arrivò dallo schermo TV quando, bambino, vide e ascoltò il Maestro Trovajoli entrare negli studi televisivi, sedersi al piano e suonare meravigliosamente con elementi della Sinfonica Rai il Concerto in Re minore BWV 1052 di Bach. Il tocco, l’intelligenza del fraseggio, l’intensità, suonare riuscendo a mostrare – come tutti i grandi dovrebbero fare – quanto è profonda ed unica la musica che si sta suonando. Aveva perfettamente ragione il suo grande amico Arturo Benedetti Michelangeli, che notoriamente di quel tocco, di quell’intelligenza musicale fu assoluto ammiratore: Armando avrebbe potuto essere un immenso concertista. Poi, come detto, altre strade: il cinema, la composizione, le commedie musicali, lo sviluppo ininterrotto di una personalità musicale senza confini. E Bach? Rimase sempre lì prendendo, semplicemente, altre vie. Quelle esplicite di temi musicali presenti in tanti suoi film (l’inizio di “C’eravamo tanto amati”, di Scola, 1974 o le imprevedibili soluzioni fugate inserite a sorpresa in contesti musicali jazzistici come le colonne di “Sette uomini d’oro”, 1966 e di “7 volte 7”, 1968, entrambi di Marco Vicario).

E quelle implicite, rappresentate dalla cura e dall’attenzione nel cercare e trovare sempre le linee contrappuntistiche più pertinenti e musicalmente efficaci rispetto ai materiali tematici dei film da lui musicati.

Ma soprattutto Bach rimase sempre, per Armando, fino agli ultimi suoni da lui inventati, composti e organizzati, il silenzioso Maestro Segreto, il costante riferimento estetico sotteso al suo profondissimo rapporto con la magia della musica.

Fu grande amore insomma. E l’amore, quando è totale, è per sempre». Enrico Pieranunzi.

Ph. Armando Trovajoli e Ettore Scola. Archivio Mariapaola Trovajoli

Giuseppe Longo

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