Palermo – Il Presidente della Regione è sull’orlo delle dimissioni a 6 mesi dall’elezione. Siciliani Liberi lo aveva previsto anticipando pubblicamente lo stato di pre-dissesto del Bilancio regionale.
Il Presidente Schifani in questi 6 mesi ha, di fatto, governato insieme a due soli assessori. Uno tecnico, Volo, alla Sanità. Ed uno politico, Falcone, all’Economia.
Esattamente come tutti i Comuni che hanno avuto la proroga al 30 aprile, la Regione è senza Bilancio. Indifferenti, le forze politiche che li avevano fatti assumere durante l’emergenza sanitaria pretendono con i sindacati l’assunzione di 9000 fra tecnici, infermieri, medici, biologi e persino ingegneri. Sarebbero un prezioso e durevole bacino elettorale.
Il Presidente della Regione conosce tanto lo stato concreto dei conti che l’esplosiva situazione sociale: 300mila percettori del reddito di cittadinanza. Oltre 30mila della pensione di cittadinanza. Spopolamento accelerato di tutte le aree interne e montane. La Sanità distrutta dal governo di Raffaele Lombardo a guida PD con migliaia di inutili assunzioni di amministrativi, e oggi una carenza di medici senza precedenti. Nel frattempo i politici hanno favorito la creazione di reparti da ospedale attrezzato all’ISMETT ed è lì che vanno a farsi curare, mica fanno file di ore ed ore in un pronto soccorso qualunque come i comuni mortali.
I parlamentari dell’ARS hanno trovato solo il tempo per aumentarsi lo stipendio. Tutti, anche quelli dell’opposizione circense. Non hanno dedicato alcuna attenzione ai gravissimi rischi dell’autonomia differenziata. Tranne alcuni sfacciati della Lega Nord (in Sicilia!) che ne hanno difeso l’approvazione.
Comuni tutti in default di fatto: che hanno tagliato ogni tipo di servizi e non riescono a riscuotere le tasse da una popolazione che ormai deve scegliere se pagare le bollette o mangiare, o anche solo pensare ai balzelli comunali.
Il tutto con un’inflazione che non è affatto il 9% spacciato dal Governo: ma almeno il 25%.
Ecco perché il Presidente Schifani, ultra settantenne e con alleati politici inaffidabili e palesemente incapaci, a nostro avviso si dimetterà ben prima dell’estate. Per la Sicilia si apre la stagione sociale e politica più difficile dal 1946.
Ciro Lomonte