Maltempo, Campo: “Diga Ragoleto già in passato aveva destato preoccupazione. La Regione valuti revoca concessione”

Palermo – A completare il disastro di un maltempo ormai fuori dall’ordinario come quello che si è abbattuto sul nostro territorio la scorsa settimana, ha certamente contribuito anche l’incuria e la cattiva gestione delle infrastrutture che governano i corsi d’acqua, e in particolare della diga Ragoleto, invaso realizzato per accumulare le acque del fiume Dirillo, che attraversa i territori di Caltanissetta, Ragusa e Catania e che già in passato aveva destato preoccupazione e perplessità. Lo evidenzia la deputata regionale del M5s di Ragusa, Stefania Campo, prima firmataria di un’apposita interrogazione. “Dobbiamo essere sempre più pronti a fronteggiare fenomeni atmosferici di questa portata – evidenzia – e lo dobbiamo fare con le nostre infrastrutture, anche perché nel nostro territorio i disastri più gravi, purtroppo, avvengono proprio nelle vicinanze dei corsi d’acqua. Per tali torrenti, fra l’altro, avevamo acceso i riflettori, già in tempi non sospetti, e avevamo anche operato per mettere risorse importanti e idonee. In particolare nel 2021 era stato previsto un intervento di riefficientamento del fiume Dirillo per € 3.500.000. Per quanto riguarda invece la diga Ragoleto, realizzata negli anni ‘60 come servizio al petrolchimico di Gela e la cui gestione spetta all’ENI, dopo la chiusura della raffineria non è stata fatta nessuna manutenzione e la diga è stata abbandonata e lasciata all’incuria del tempo con tutti i dovuti rischi per l’incolumità pubblica. Sembra infatti, come denunciato dal sindaco di Acate, che qualche giorno dopo il verificarsi dell’alluvione, quando già gli agricoltori avevano iniziato a pompare l’acqua dai campi con pompe idrovore e altri mezzi, l’acqua sia tornata improvvisamente ancora una volta a inondare i campi, presumibilmente per l’apertura delle paratie della diga stessa da parte del gestore. Chiediamo dunque se non sia il caso che la Regione revochi la concessione, dal momento che la stessa cosa si era verificata nel 2012. Non è ammissibile che, proprio laddove ricadono importanti aziende agricole, ci siano terre di nessuno. La prevenzione del rischio di dissesto idrogeologico in questa zona particolarmente esposta è inderogabile; è necessario avviare un’opera di programmazione ordinaria e strategica per i territori ormai in balìa dei cambiamenti climatici, in quanto tali situazioni non sono da considerarsi più eventi eccezionali ma quasi ordinari”.

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