Ragusa – “Un Prg che manca di ascolto da parte dei cittadini, delle organizzazioni di categoria e produttive, delle associazioni giovanili ma anche degli ordini professionali. E’ necessario che tutti vengano messi nelle condizioni di poter contribuire alla redazione definitiva”. Lo dice la deputata regionale del Movimento 5 Stelle, Stefania Campo, a proposito dell’importante strumento urbanistico discusso alla Camera di Commercio di Ragusa. “Non ci possono essere giustificazioni, come ad esempio l’aver dovuto lavorare durante l’emergenza pandemica con le risapute misure di restrizione sociale, per portare questo fondamentale strumento direttamente in consiglio comunale, tra l’altro con una tempistica così strangolata dall’imminente scadenza del mandato e la conseguente campagna elettorale in corso.
“A disegnare la nuova città non possono essere solo dei tecnici e degli esperti – rimarca l’esponente del Movimento 5 Stelle – Gli strumenti di partecipazione dal basso e gli strumenti di confronto orizzontale non sono più miraggi o degli auspici esclusivamente da sbandierare in pubblico, sono altresì la metodologia da adottare se si vuole amministrare una città in maniera realmente democratica. Nessuno può barricarsi dietro il semplice aver adempiuto alla normativa. D’altronde, nella passata legislatura regionale, dopo quarant’anni di assurdi ritardi, e solo grazie all’incisivo impegno del gruppo parlamentare 5 Stelle, sull’urbanistica è stata varata una innovativa riforma regionale, che ha dettato degli indirizzi ben precisi: preservare il suolo agricolo, consumo suolo tendenziale allo zero, rigenerazione urbana, riqualificazione e ripristino del patrimonio immobiliare già esistente ma in stato di abbandono o in disuso, e dettagliata giustificazione degli eventuali aumenti dell’indice di fabbricabilità in relazione solo a reali esigenze abitative o alla messa in opera di nuovi servizi per il territorio. Su tutto ciò noi vigileremo con molta attenzione. Ed ecco perché penso che la presentazione pubblica non possa che essere considerata solo come la partenza di un ben più ampio e inclusivo confronto”.