Lucca – Il Coordinamento Nazionale dei Docenti della disciplina dei Diritti Umani lancia un accorato appello agli organismi di tutela dei Diritti Umani e al mondo della scuola affinché non cali l’attenzione sulla strage delle donne iraniane iniziata il 16 settembre dopo la morte di Masha Amini, la ragazza curdo iraniana di 22 anni deceduta dopo il fermo della polizia morale iraniana perché non indossava correttamente l’hijab.
Dopo la morte di Masha per emorragia cerebrale sono esplose violente rivolte in tutto l’Iran che sono state duramente represse nel sangue. Il sacrificio delle vittime, soprattutto donne giovani, ha fatto cadere il velo dagli occhi del popolo, oltre che dal capo delle donne, e ha dato la forza per insorgere. Non più, quindi, una protesta, ma forse l’inizio del cambiamento, forse una vera rivoluzione iniziata dalle donne, ma supportata dagli uomini questa volta, perché gli iraniani l’hanno capito bene che la lotta per i diritti delle donne è anche la lotta per la propria libertà. Ma il prezzo della libertà l’Iran lo sta pagando con la vita…
La lista di ragazze che stanno perdendo la vita a causa delle brutali violenze delle forze governative continua ad allungarsi. I basiji, membri delle forze paramilitari iraniane, non si fermano davanti a niente. Questa volta come scenario di sangue e di pubblica esecuzione punitiva e repressiva è stata scelta la scuola, sono state scelte le università, i campus e i dormitori di diversi atenei, ovvero i luoghi della formazione e della cultura, i luoghi dei giovani che resistono e lottano, trincerati di libri, penne e quaderni, ma soprattutto sperano di cambiare il loro Paese che ormai è scivolato in fondo al baratro del regime dittatoriale.
Irruzioni armate nelle aule durante le lezioni anche di agenti in borghese, incursioni nei dormitori universitari, perquisizioni di libri scolastici, arresti e percosse di studentesse e studenti davanti a compagni e docenti impotenti, queste sono state le azioni violentissime, continue e ingiustificate degli ultimi giorni da parte delle autorità persiane nei confronti di un Paese che ormai, stanco di subire violazioni di ogni tipo, ha iniziato la sua marcia di liberazione.
Si contano circa 200 vittime e arresti di massa dopo l’uccisione, di pochi giorni fa, della studentessa quattordicenne Asra Panahi e 30 fermi presso l’università di Babol. Poco lontano da Theran, la Magistratura nazionale ha già annunciato che oltre 100 arrestati saranno processati perché si sono macchiati di “azioni sovversive” che scombussolano i piani autoritari degli Ayatollah.
A nulla è valso l’assetto anti-sommossa della gente disperata che si è radunata fuori al campus per proteggere gli studenti in pericolo, gli stessi che per il Ministro dell’Istruzione iraniano, Yousef Nouri, andranno “in centri di correzione”.
Le donne stanno morendo ogni giorno per poco in Iran. Si muore per emorragia cerebrale a 22 anni a causa di un velo non posizionato bene sulla testa, si muore per una carica della Polizia morale con proiettili letali, a 18 anni, durante un corteo pacifico che commemora Masha Amini, si muore perché si ha il coraggio di protestare senza velo, mentre i capelli biondi stanno per essere raccolti in una coda, si muore di bastonate a 14 anni, in classe, per una foto di Khomeini strappata e nascosta in un libro scolastico, si muore a 16 anni perché ci si rifiuta di cantare una canzone a sostegno del leader supremo dell’Iran, Ali Khamenei. Si muore mentre si brucia l’odiato hijab, che per la Sharia è legge di Stato e va indossato, altrimenti si è violatori della giurisdizione islamica.
Si tratta di una cronaca nerissima che abbiamo davanti agli occhi e che ci racconta eventi drammatici e orribili nei quali periscono giovani donne e uomini in cerca di libertà. E’ una cronaca nerissima che ci fa scorgere però anche la rabbia e la determinazione del popolo iraniano, che come un fiume in piena invade le strade di Theran per riappropriarsi della propria vita e dei diritti civili e politici.
Anche la nazionale di calcio iraniana si è totalmente esposta e schierata accanto al popolo: durante la Supercoppa iraniana tra l’Esteghlal e il Nassaji, disputata il 3 novembre, gli spalti erano vuoti, non c’era fragore, ma un rispettoso silenzio, i festeggiamenti erano contenuti. Lo sport non ha distratto dai disordini interni, e l’obiettivo dello Stato centrale è miseramente fallito. Dopo il gol, l’attaccante dell’Esteghlal ha pianto, circondato dai compagni rimasti silenziosi. E anche il momento della premiazione è stato triste, perché il calcio, come ogni altro sport, è rappresentativo della vita, e in Iran in questi giorni è cristallizzata la morte negli occhi.
Il CNDDU, alla luce delle terribili vicende che sta vivendo l’Iran e che coinvolgono in primis le donne, ma che comunque riguardano l’intero sistema sociale, politico, religioso, ci tiene a sottolineare ancora una volta che le democrazie possono essere definite tali, in qualsiasi angolo del mondo, solo se nella loro fibra hanno fortemente radicati i diritti delle donne come diritti universali. Ed è un dovere morale per noi, da questa parte del mondo, che con sacrificio e fatica abbiamo conquistato diritti certamente ancora da proteggere ma che possono e devono illuminare quella parte del mondo che ne è ancora priva, sostenere i Diritti Umani e difendere i popoli che soffrono, ed è fondamentale, inoltre, difendere la laicità delle istituzioni sempre. E camminare adesso, fianco a fianco, con le donne dell’Iran.
Per tale ragione, proponiamo ai colleghi docenti della Scuola Secondaria di I e II grado e della Scuola Primaria di aderire all’iniziativa #TULIPANIVIOLATI: “Scrivi la storia della strage dei fiori” , promossa dal CNDDU per fare in modo che anche dal mondo della scuola giunga tutta la solidarietà possibile e parta un serio impegno a mantenere viva l’attenzione sul grave momento che l’Iran sta vivendo.
Per l’iniziativa a sostegno delle donne iraniane abbiamo scelto il tulipano, fiore che nasce in terra persiana, legato ad un’antica leggenda, simbolo di amore, lo stesso amore che meritano le donne violate in Iran. E poi abbiamo scelto l’ultimo verso di una poesia di Forugh Farrokhzad, poetessa persiana del ‘900 che ha contribuito all’emancipazione femminile nel suo Paese. Invitiamo pertanto le classi a realizzare un padlet intitolato #TULIPANIVIOLATI: “Scrivi la storia della strage dei fiori” nel quale caricare immagini, video, link pdf, per valorizzare tutte le donne che hanno contribuito, attraverso la politica, l’arte, la fotografia, la scienza, la letteratura, il cinema, ecc. all’emancipazione femminile della donna iraniana. Al termine del lavoro didattico finalizzato alla Conservazione della memoria storica e alla conoscenza del sacrificio delle donne iraniane, suggeriamo di apporre sulla porta dell’aula una foto di tulipani con il titolo dell’iniziativa e i versi della poesia profetica di F. Farrokhzad
“Queste esplosioni continue / e le nuvole sporche / sono forse l’annuncio di un canto sacro?/ Tu, amico, tu, fratello, tu che hai il mio stesso / Sangue / Quando arriverai sulla luna / Scrivi la storia della strage dei fiori”
Farugh Farrokhzad
Gli elaborati realizzati dagli studenti sulla bacheca virtuale potranno essere inviati alla seguente indirizzo mail coordinamentodirittiumani@gmail.com e saranno pubblicati sulle nostre pagine social e sul nostro sito nella sezione dedicata alle scuole.
Prof.ssa Rosa Manco
CNDDU