Lucca – Il Coordinamento Nazionale dei Docenti della disciplina dei Diritti Umani in occasione del 78° Anniversario dell’Eccidio di Sant’ Anna di Stazzema intende riportare alla memoria di tutti l’efferato crimine contro l’Umanità perpetrato dai nazisti della 16° Division Panzergranadier, con l’ausilio di bande di collaborazionisti fascisti, nel piccolo borgo dell’Alta Versilia il 12 agosto del 1944.
Dopo l’Armistizio firmato con gli Alleati l’8 settembre del 1943 per Hitler e i suoi aguzzini l’Italia divenne una infame traditrice che meritava un’esemplare punizione. Iniziarono così singoli eccidi a intere comunità compiuti dalle forze armate tedesche tra il settembre del 1943 e l’aprile del 1945.
Quello che accadde a Sant’Anna di Stazzema dalle prime luci dell’alba del 12 agosto del 1944 non fu una rappresaglia, ma un vero e proprio atto terroristico premeditato nei minimi dettagli contro una popolazione inerme di un tranquillo borgo della montagna Toscana, simbolo autentico della più verace Resistenza italiana.
I soldati nazisti, divisi in tre spietati squadroni, si abbatterono con violenza sul paesino ancora addormentato. Gli uomini ormai non c’erano già più, perché fuggiti nei boschi per non essere deportati e uccisi. I carnefici, assetati di sangue e di folle vendetta, circondarono il paesino inerme, assalirono il borgo con fragore, urla terrorizzanti e colpi di mitragliatrici, e strapparono gli abitanti di Sant’Anna dai loro letti per trascinarli negli spazi aperti, ammucchiarli e trucidarli con ferocia. Fucili, bombe a mano, mitragliette, tutto fu impiegato per l’operazione letale.
Poi gli uomini della morte si abbatterono sulle umili, oneste e vecchie cascine per incendiarle, distruggerle e realizzare una sorta di Damnatio memoriae contro quelle querce rivoltose e resistenti al regime totalitario. Qualsiasi traccia dell’esistenza del borgo ribelle andava distrutta. Per realizzare tale atrocità, fondamentale fu l’aiuto di un discreto numero di collaborazionisti fascisti, almeno una quindicina, che guidarono i nazisti per le impervie mulattiere che portavano al borgo.
Infine, lo squadrone della morte trascinò le restanti persone nella piazza antistante la chiesa per scaricare su di esse i colpi finali delle loro impazzite mitragliatrici. L’elenco delle crudeltà inflitte in queste ore dagli uomini della 16° Division Panzer Granadier agli abitanti di Sant’Anna di Stazzema va oltre ogni immaginazione. Del resto, l’ordine impartito dai gerarchi nazisti era chiaro: distruggere qualsiasi forma di vita umana nel borgo toscano per impedire i collegamenti fra i civili e le formazioni partigiane, molto attive nel paese.
Il disumano lavoro fu compiuto. Alle 11:00 del mattino il paesino di Sant’Anna smise di vivere. Furono uccisi 560 civili innocenti e disarmati. Si salvarono pochi bambini nascosti in anfratti di fortuna.
Solo tra il 1994 e il 2004 il lungo e doloroso processo ha portato alla luce numeri e nomi. Sono così scattati 10 ergastoli contro i criminali dell’umanità appartenenti alle SS, ed è emerso il coinvolgimento di 415 colpevoli. È stata poi confermata la partecipazione di diversi italiani come dimostra una targhetta, che ora è nel Museo di Stazzema, con la scritta Stalag IB-NR 749I”, si tratta di una matricola di un soldato italiano.
Il CNDDU ritiene fondamentale per i nostri giovani cogliere e interpretare il messaggio che dopo 78 anni è ancora scolpito nel borgo dell’Eccidio, messaggio di inno alla vita, di protezione del genere umano e dei Diritti Umani che deve rimanere imperituro nel tempo. Mai si deve interrompere il dialogo con il nostro passato perché la Memoria Storica ci permette di fermare le derive razziste che ancora oggi mettono l’uomo contro l’uomo.
Quest’anno siamo reduci di un importante pellegrinaggio fatto sulla mulattiera che percorsero i soldati nazisti prima di compiere l’Eccidio. È stato un viaggio nel passato che ci ha permesso di rivivere quel 12 agosto del 1944 in modo assai doloroso, ma assolutamente indispensabile per riuscire a rendere viva, concreta e attualizzare la Memoria Storica.
E questa marcia formativa è quella che noi adesso vogliamo proporre a tutte le scuole. È stato infatti realizzato dallo scultore Gianni Moretti un imponente Monumento all’Attenzione, con una installazione artistica di cardi di acciaio ricoperti di una calotta dorata, sulla mulattiera percorsa dagli assassini, ma seguendo il percorso contrario, che conduce al borgo toscano. I nazisti infatti percorsero la stradina impervia dal basso verso l’alto, gli studenti, i professori e tutti coloro che contribuiranno a realizzare l’installazione artistica-territoriale inchiodando i cardi della Memoria, partiranno dall’alto per andare metaforicamente incontro alle SS e saturare le cicatrici. Ogni cardo piantato nel terreno rappresenta un giorno di vita non vissuto da Anna Pardini, la più giovane vittima dell’Eccidio. Il cardo è stato scelto dall’artista riprendendo un’antica leggenda tedesca, in cui si racconta che nel luogo dov’è stato commesso un omicidio ogni giorno nasceva un cardo e ogni sera si richiudeva. In più il cardo è la pianta più presente in quel tratto boschivo. Attualmente il lavoro conta oltre 27.000 cardi, il primo è stato posto dalla sorella di Anna Pardini, lo scorso maggio anche il CNDDU ha posto il suo, impegnandosi a promuovere una iniziativa così nobile fortemente voluta dal Ministero dei Beni Culturali. A tal riguardo ringraziamo vivamente lo scultore Gianni Moretti, lo storico dell’Arte, prof. Luigi Ficacci e l’organizzazione di volontariato Sentiment of Beauty promossa da Eva Perini per l’accoglienza ricevuta e per il cardo che ci è stato donato, nobilissimo testimone che noi ora passiamo alla Scuola Italiana.
Invitiamo quindi le scuole italiane di I e II grado a inserire nelle programmazioni scolastiche, relative alle uscite didattiche e ai viaggi d’istruzione, una visita di pellegrinaggio a Sant’Anna di Stazzema per impegnarsi, attraverso la posa del cardo, a non dimenticare ciò che è stato.
“Su queste strade se vorrai tornare / Ai nostri posti ci ritroverai / Morti e vivi collo stesso impegno /
Popolo serrato intorno al monumento / Che si chiama / Ora e sempre / Resistenza” (P. Calamandrei)
Prof.ssa Rosa Manco
CNDDU