Ragusa – È il convegno che mancava quello che si è tenuto nel centro storico di Ragusa lo scorso 21 luglio: un importante momento di studio e di discussione, per certi versi un unicum nel dibattito continentale, in grado di lasciare un segno nella vicenda scientifica internazionale. L’evento, dedicato al ruolo cardine del legno lungo l’intera vicenda umana, è stato organizzato dal Laboratorio degli Annali di storia (istituzione scientifica fondata e diretta dallo storico Carlo Ruta), in collaborazione con uno stuolo di università ed enti di ricerca di primissimo piano, italiani ed esteri. Intitolato «I lunghi tragitti e la forza influente della materia ‘debole’: il legno nei percorsi di civilizzazione e nei processi formativi delle razionalità», l’evento ha coinvolto direttamente atenei storici italiani come l’Università la Statale di Milano, l‘Università di Genova e l‘Università di Siena, la New York University, ateneo tra i più prestigiosi al mondo, il Centre national de la recherche scientifique di Francia, posto dalle stime globali tra i cinque centri di ricerca istituzionali più avanzati, la Suor Orsola Benincasa di Napoli, università italiana giovane e particolarmente dinamica negli studi socio-antropologici, e il Laboratorio di studi marittimi e navali dell’Università di Genova.
I lavori, coordinati con molto criterio da Maria Musumeci, già direttore del Museo Archeologico Paolo Orsi di Siracusa, si sono aperti con un’ampia prolusione inaugurale del rettore dell’Università di Roma La Sapienza (Unithelma) Antonello Folco Biagini, letta dalla coordinatrice, seguita dalla rigorosa relazione scientifica di Carlo Ruta, che al legno ha dedicato agli inizi del 2020 un saggio di rilievo paradigmatico intitolato appunto La lunga età del legno. Si è snodata quindi una maratona, durata complessivamente circa sette ore, che ha visto avvicendarsi, in presenza ed in streaming, una dozzina di relatori, provenienti da ambiti disciplinari differenti e impegnati tuttavia a ricercare punti di raccordo nello scandaglio di quella che il direttore scientifico del Laboratorio usa chiamare la «materia ‘debole’». È la tela, davvero difficile da dipanare, con cui si sono confrontati, insieme a Carlo Ruta, la sinologa statunitense Pamela Kyle Crossley, la storica medievista Sandra Origone, l’archeologo Clemente Marconi, lo storico berlinese Michael Feldkamp, l’epistemologo Giuseppe Varnier, il paleontologo Alberto Cazzella, l’antropologa Annalisa Di Nuzzo, lo storico medievista Marco Leonardi, lo storico della filosofia Andrea Le Moli e la linguista Giovanna Minardo.
Ma il convegno di Ragusa ha smosso attenzioni molto ampie e diversificate. Sono pervenuti, e in parte letti, parecchie decine di messaggi di enti scientifici, enti museali, università e studiosi di vari ambiti disciplinari. Testi augurali sono arrivati dall’Università Federico II di Napoli, dall’Università di Bergamo, dalla Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici dell’Università Statale di Milano. Messaggi sono arrivati inoltre dal direttore del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, dalla Pinacoteca Nazionale di Siena, dal Museo Bernabò Brea di Lipari, dal Museo di Storia naturale di Verona, dal Museo-Fondazione Plart di Napoli e da altre istituzioni scientifiche e culturali. Sono state presentate infine 12 relazioni aggiuntive sull’argomento che, per decisione già presa dal direttore scientifico, saranno inserite negli Atti, la cui pubblicazione, già fortemente richiesta da numerosi ambiti universitari e di ricerca, destinata quindi a rilanciare la discussione, è prevista per il settembre prossimo.
La coordinatrice organizzativa, Giovanna Corradini, parla di un successo, peraltro prevedibile perché numerosi segnali andavano in questo senso, anche sul piano dell’attenzione pubblica, non soltanto in Italia. Il convegno, oltre che da alcune decine di presenti, è stato seguito infatti, in streaming, da circa 2000 visualizzatori, una cifra di certo straordinaria per un dibattito scientifico, equivalente ad un palazzetto dello sport pieno all’inverosimile di persone colte, studiosi, operatori intellettuali, studenti universitari e altri. E anche questo aiuta a definire il rilievo di questo incontro, che peraltro, come è stato detto durante i lavori, segna il punto di partenza di un programma decennale di congressi scientifici. È questo quindi l’orizzonte progettuale entro cui, nell’ultima fase dei lavori, il direttore scientifico Carlo Ruta ha reso pubblico il tema del secondo appuntamento internazionale, che si terrà ancora presso la sede del Laboratorio, nella seconda settimana del prossimo dicembre. «Luci sul Medioevo» è il tema prescelto, di cui lo storico ha tracciato le linee fondamentali, ancora indirizzate verso l’introduzione di nuovi paradigmi scientifici.