Palermo – “La carenza di medici nei Pronto Soccorso siciliani (ne manca circa il 50%) ci ha indotto a denunciare pubblicamente una situazione allarmante e che rischia di diventare pericolosa a breve termine, per questo abbiamo indetto la conferenza stampa a Villa Magnisi, alla presenza del presidente dell’Ordine dei Medici di Palermo Salvatore Amato e di numerosi Primari dei Pronto Soccorso siciliani”. Questo quanto dichiarato in apertura da Giuseppe Bonsignore (segretario regionale CIMO) e Riccardo Spampinato (presidente regionale della Federazione CIMO-FESMED). Si è trattato di un confronto aperto con l’assessore regionale della Salute, Ruggero Razza, che ha partecipato a questo focus sui problemi dei Pronto Soccorso in Sicilia all’indomani dell’ennesima aggressione ai danni di un medico ospedaliero che impone una seria riflessione sulla sicurezza nei luoghi ospedalieri. “In Sicilia l’emergenza è oggi e, aspettando le auspicate innovazioni legislative e contrattuali, non possiamo non segnalare lo stato attuale di gravissima criticità che investe l’area dell’emergenza/urgenza nella nostra Regione – sottolineano i due dirigenti sindacali – e abbiamo l’obbligo morale di chiedere alle istituzioni regionali provvedimenti urgenti ed immediati per mitigare quello che da disagio assistenziale rischia a breve di trasformarsi in un autentico tsunami”.
A fronte delle richieste avanzate dal Sindacato dei Medici, circa la possibilità di impiegare e strutturare nei Pronto Soccorso i Medici di Emergenza Sanitaria Territoriale (EST), l’assessore Razza, ha risposto di condividere le proposte avanzate ma che occorrono modifiche legislative nazionali e che la Regione non è in grado di metterle in pratica autonomamente. Qualche spiraglio possibilista Razza lo ha invece riservato alla proposta sindacale di intervenire con misure di carattere economico (indennità di funzione di 1000 euro al mese per i medici di Pronto Soccorso e cospicuo incremento del gettone di guardia notturna e festiva che chi svolge i turni in di guardia). “Il problema del Pronto Soccorso non riguarda come alcuni credono il solo personale che vi afferisce ma l’intero ospedale di cui esso fa parte” – continuano Bonsignore e Spampinato –. “Internisti, chirurghi, pneumologi, gastroenterologi, cardiologi e vari altri specialisti vengono di continuo letteralmente “deportati” per tentare di turare le falle di una nave che è già affondata. Queste misure, oltre a determinare il sacrosanto malessere professionale dei diretti interessati, provocano un vero e proprio disastro organizzativo nell’ambito dei Reparti ai quali vengono sottratte risorse preziose per poter svolgere la propria attività e in alcuni casi si arriva a decidere la chiusura di tali unità operative. Siamo al paradosso di trovare il Chirurgo ad espletare il turno in Pronto Soccorso ma allo stesso tempo la Chirurgia è chiusa e quindi nonostante la efficace e tempestiva diagnosi di occlusione intestinale o di appendicite acuta il malcapitato paziente deve poi essere trasferito presso un altro nosocomio dove poter essere trattato”. “Le misure strutturali a medio e lungo termine sono di pertinenza del governo nazionale ma, all’Assessore regionale della Salute chiediamo di farsi portavoce del disagio e delle richieste della categoria interessata da questa emorragia di risorse umane che non sono state e che continuano a non essere sostituite o integrate. Inoltre, va chiesta al governo nazionale – concludono Bonsignore e Spampinato – la proroga dei contratti legati all’emergenza Covid 19 anche dopo il termine fissato al 31 dicembre 2022, rilanciando il ricorso ai medici specializzandi e prevedendo la possibilità di una modifica legislativa transitoria che consenta, in deroga alle norme vigenti, l’assunzione a tempo indeterminato anche dei non specialisti che abbiano maturato un servizio in Pronto Soccorso di almeno 3 anni con la formula del training on the job”.