A Roma delegazione di lavoratori palermitani. Maggio, Slc: “Preoccupati per le sorti dell’azienda e per il nostro futuro occupazionale”
Palermo – Incrociano oggi le braccia anche a Palermo i dipendenti di Tim per lo sciopero nazionale dei lavoratori delle aziende del gruppo, proclamato per la seconda volta dopo settimane di mobilitazione, per chiedere chiarezza sul futuro dell’azienda e delle Tlc in Italia e sul perimetro occupazionale.
Una delegazione di lavoratori palermitani è alla manifestazione nazionale alla quale partecipa il segretario Cgil Maurizio Landini. I lavoratori del gruppo Tim a Palermo sono 1.800 dislocati tra le due sedi di via La Malfa. Protestano anche loro per la difesa dei perimetri occupazionali, per lo sviluppo infrastrutturale e per il diritto alla connessione uguali in tutto il Paese, contro un piano industriale contrario all’interesse della collettività.
Lo “spezzatino” annunciato di Tim in tre diverse realtà, più una quarta, Tim Brasil, di cui si teme la vendita per fare cassa, preoccupa i lavoratori.
“Con la presentazione del piano d’impresa 2022/2024 i vertici del gruppo Tim, nel silenzio della politica, stanno mettendo fine alla storia gloriosa dell’azienda ex monopolista. La divisione dell’azienda non ci convince affatto, perché privatizza gli utili e socializza le perdite” – dichiara Fabio Maggio, rappresentante Slc Cgil Palermo di Tim – La minaccia è globale. A breve, tra un paio d’anni al massimo, ci aspettiamo importanti ricadute occupazionali, per un piano che non garantirà la parità di accesso alla rete a tutti i cittadini, e priverà il paese di una azienda di riferimento nel settore delle Tlc”.
Nascerebbe una azienda per costruire la rete, che prevede la cessione ad Open Fiber degli asset di Tim e della società Sparkle, e in cui confluirà la parte più consistente dei lavoratori e verrà allocato gran parte del debito Tim. E altre due aziende di “contenuti”
“Il sindacato non è contrario alla società di rete unica pensata per fare sinergia e porre fine agli inutili duplicati di copertura della rete in fibra. Ma non come dicono loro – aggiunge Maggio – Per come è strutturata, Tim, svuotata della parte di intelligenza, si ridurrà ad un mero fornitore di accesso fisico. Una volta esauriti i fondi del Pnrr sarà un’azienda di mera manutenzione, sovradimensionata e sovraindebitata. Quello che rimarrà di Tim servizi sarà una realtà troppo grande per competere con le aziende del settore, e troppo piccola per competere con le grandi aziende europee”.