Il libro. Tommaso Fazello (1498-1570), siciliano di Sciacca, frate domenicano e poi provinciale dell’ordine in Sicilia, professore di teologia presso il convento di San Domenico a Palermo è uno dei padri delle scienze archeologiche. Nella Sicilia di Carlo V, minacciata lungo le coste da turchi e barbareschi ed infestata da banditi, quasi priva di strade, realizzò un’esplorazione sistematica del territorio litoraneo e, meno completa, dell’entroterra, individuando, descrivendo, interpretando i monumenti e le vestigia del passato, lungo un arco cronologico che, diremmo oggi, va dalla protostoria al medioevo. Alla solidissima conoscenza delle fonti latine della storia siciliana note al suo tempo ed alla frequentazione, in realtà meno sicura, di alcune fonti greche, Fazello unì quindi una incomparabile conoscenza del territorio siciliano e delle sue “emergenze archeologiche”, con questo sopravanzando di molto i precursori e gli altri eruditi a lui più o meno contemporanei. Da questo metodo scientifico che comprendeva vaglio critico e attento delle fonti e esame autoptico del territorio e dei monumenti nasce il I libro del De rebus siculis decades duae dedicato alla descrizione topografico-archeologica della Sicilia. Un testo che, a quasi 500 anni dalla sua prima edizione continua a rappresentare un punto di partenza imprescindibile per ogni ricerca archeologica nell’isola e uno dei capisaldi delle origini delle discipline archeologiche. Per comprendere l’importanza di Fazello basti pensare che fu lui ad identificare Selinunte, ai suoi tempi identificata con Mazara contro ogni logica; ciò sulla base di un’attenta lettura delle fonti ed in particolare di Diodoro Siculo, e di una precisa e dettagliata conoscenza del sito archeologico e dei materiali numismatici che esso restituiva. L’opera di Fazello per secoli sarà la prima guida dei viaggiatori in Sicilia e la progenitrice delle opere descrittive, storiche e topografiche dedicate all’isola. in tal senso, può dirsi anche che Fazello è il creatore dell’identità siciliana, nel senso che fu colui che permise ai contemporanei ed ai posteri di scoprire l’isola, delineandone un’immagine destinata a influenzare profondamente l’immagine dell’isola fuori e dentro i suoi confini geografici.
Ferdinando Maurici, storico ed archeologo del medioevo. Dopo la laurea in lettere a Palermo ed un primo dottorato di ricerca in Storia Medievale, ha proseguito gli studi in Germania e in Spagna. Qui, all’università di Barcellona, ha conseguito un master in Archeologia Medievale e un secondo dottorato in Archeologia Cristiana; all’Università di Gerona un terzo dottorato di ricerca in Scienze del Patrimonio Culturale. In Germania è stato per due volte fellow della Fondazione Alexander von Humboldt e ricercatore presso l’Università di Bamberg. Ha insegnato Archeologia Cristiana e Medievale nella stessa Università di Bamberg, all’università di Bologna e alla LUMSA; è abilitato professore universitario di II fascia in Storia dell’Architettura e autore di circa 300 pubblicazioni scientifiche relative in particolare alla topografia, all’archeologia ed all’architettura fortificata medievale della Sicilia. Attualmente è Soprintendente del Mare della Regione Siciliana