Monreale (PA) – Giovedì Santo 2022, Messa Crismale. Omelia di Mons. Michele Pennisi, Arcivescovo di Monreale.
«Eccellenza Carissima, Carissimi confratelli nel sacerdozio ministeriale, diaconi, seminaristi, cresimandi che mostrate il volto giovane della nostra Chiesa, e fedeli provenienti dai vari paesi della nostra Diocesi, vi saluto con tanto affetto e gioia.
Porgo un particolare saluto e un sentito ringraziamento al dott. Carlo Nicotri Dirigente del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Partinico Rappresentante del Questore di Palermo che nel trentesimo anniversario della “strage di Capaci” anche a nome della Polizia di Stato e dell’Associazione “Quarto Savona 15” ha voluto donare l’olio ricavato dagli alberi di ulivo, piantati nel Giardino della Memoria dedicato alle vittime della lotta alla mafia.
Ci auguriamo che dall’olio ricavato dagli ulivi piantati nella terra bagnata dal sangue di coloro che hanno immolato la propria vita in nome della giustizia possa iniziare soprattutto da parte dei ragazzi e dai giovani che saranno unti con il sacro crisma un percorso di rinascita spirituale e morale.
Oggi in questa nostra Chiesa Cattedrale tutti insieme formiamo il popolo santo di Dio, che partecipa della missione profetica, sacerdotale e regale di Gesù Cristo, santificato dall’unzione dello Spirito e inviato a diffondere nel mondo il buon profumo di Cristo Salvatore (cfr 2Cor 2,14-1).
Nel corso di questo solenne rito, vengono benedetti gli Oli dei catecumeni, degli infermi e il Sacro Crisma, che recheranno il balsamo della grazia divina ai bambini ed agli adulti che riceveranno il battesimo e la confermazione, a coloro che riceveranno l’ordine sacro, agli altari e alle chiese che saranno consacrate, e ai malati.
L’olio, frutto degli alberi d’ulivo è nutrimento, medicina, alimento, luce che brilla nell’oscurità. Esso è segno di gioia, di prosperità, di pace, di libertà.
L’olio penetrando nel corpo gli dona salute e forza e indica l’energia divina che attraverso i sacramenti compenetra tutte le principali manifestazioni dell’esistenza umana per trasformarla in luogo in cui si manifesta la gloria di Dio.
L’olio benedetto è simbolo e segno dello Spirito Santo che penetra nell’intimo dei cuori per trasformarli con la sua grazia e donare ai consacrati la forza necessaria per adempiere la loro missione.
Affrontiamo ogni giorno la nostra vita di battezzati, di cresimati, di ministri ordinati consapevoli di essere dei consacrati, degli unti dallo Spirito.
Il tema dell’unzione di Gesù Cristo e dei cristiani è presente sia nelle letture che nelle preghiere che ripercorrono la storia della salvezza.
Il Signore “che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno di sacerdoti per il suo Dio e Padre” (Ap. 1,6) ci ha consacrati con l’unzione, ci ha mandati a portare il lieto annunzio ai poveri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di misericordia del Signore (cfr. Is.61,1-3).
Nel Vangelo di oggi (Lc 4, 16-21) Gesù il “Cristo”, l’unto per eccellenza, afferma di adempiere la profezia di Isaia che abbiamo ascoltato nella prima lettura e di essere inviato dal Padre per portare a compimento le profezie messianiche che donano la grazia e la salvezza che viene da Dio a tutti.
Il gesto di Gesù, ripieno dello Spirito, deve continuare nei suoi discepoli. Solo nella misura in cui saremo portatori di gioia, di libertà interiore dal peccato, di liberazione esteriore dalle strutture di peccato, fra le quali le mafie con le piaghe cancrenose dell’usura, del pizzo, della corruzione, dello spaccio della droga, renderemo concreto il «tempo di grazia» e potremo dire di vivere nello Spirito di Cristo.
Questo non è possibile con le nostre sole forze umane ma richiede che siamo “rivestiti di potenza dall’alto” (Lc 24, 49), cioè dalla forza interiore dello Spirito del Risorto.
Per riceverla occorre essere inseriti vitalmente nella Chiesa dove attingere dai Sacramenti l'”unzione” dello Spirito Santo.
All’origine della nostra responsabilità c’è il dono dello Spirito, cioè l’avvenimento gratuito e immeritato dell’amore del Padre per ciascuno di noi.
Egli ci manifesta il suo amore e richiede da ciascuno di noi una risposta a Colui che ci ha amati e ci ama permanentemente per primo.
Dalla energia di questo amore che ci è donato nel battesimo e confermato nella Cresima, per l’unzione dello Spirito santo, nasce e costantemente si rinnova la nostra missione di testimoni gioiosi e coraggiosi di Gesù Cristo risorto speranza del mondo.
Dopo la comunione eucaristica i seminaristi Luca Capuano della parrocchia S. Teresa del Bambino Gesù in Monreale, Savino D’Araio della parrocchia SS. Salvatore in Partinico e Daniele Fiore della parrocchia S. Maria la Reale di Rocca saranno ammessi tra i candidati all’’’Ordine sacro del diaconato e del presbiterato.
L’iniziativa della chiamata, di qualunque chiamata, sia quella al sacerdozio che quella alla vita famigliare, che quella a qualsiasi altra forma di vita e di servizio nella Chiesa e nel mondo, non è mai opera solo nostra, ma ha origine nell’amore di Dio. La loro ammissione ufficiale tra i candidati all’ordine sacro, il loro “sì” alla volontà di Dio ci aiuta oggi a comprendere che essere cristiani significa compromettersi per Cristo e per il Vangelo.
La nostra Chiesa pellegrina in Monreale accoglie oggi con gioia la loro libera scelta di intraprendere pubblicamente il cammino di preparazione al diaconato e al presbiterato perché è certa che vogliono seguire il Maestro sulla via della Croce, imparare a vivere secondo l’insegnamento del Vangelo, a crescere nello spirito di preghiera e nello zelo apostolico, a servizio della diffusione del Regno di Dio.
Carissimi presbiteri oggi facendo memoria del giorno della nostra ordinazione siamo chiamati a rinnovare le promesse presbiterali per ribadire la nostra fedeltà a Gesù Cristo. Siamo chiamati a riscoprire la nostra fraternità presbiterale come una conseguenza della fraternità sacramentale, che sta alla base del presbiterio.
A partire, poi, dalla natura comunionale della Chiesa, come membri del popolo santo di Dio, facciamo parte di un’unica grande famiglia di battezzati, nella camminiamo assieme con stile sinodale, lavoriamo gli uni per gli altri e con gli altri, soffriamo e gioiamo insieme con gli altri, preghiamo gli uni per gli altri, ci perdoniamo gli uni gli altri, ci correggiamo gli uni gli altri, ci accogliamo gli uni gli altri, gareggiamo nello stimarci a vicenda.
Vi invito a rileggere e a valorizzare la lettera che lo scorso 19 marzo è stata inviata dal Prefetto della Congregazione del Clero e dal Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi.
Come pastori possiamo fare molto perché l’amore di Cristo risani le nostre relazioni e guarisca le lacerazioni che speso intaccano anche il tessuto ecclesiale, affinché ritorni la gioia di sentirci un solo popolo in cammino, membri di un’unica famiglia, figli dello stesso Padre e quindi fratelli tra noi.
Il mondo di oggi, dilaniato da guerre fratricide, ha urgente bisogno di fraternità vera ed autentica.
Abbiamo bisogno, anche attraverso i “gruppi sinodali” di metterci in ascolto dello Spirito assieme a tutto il popolo di Dio per rinnovare la nostra fede e trovare vie e linguaggi nuovi per testimoniare e condividere il vangelo con tutti.
Il processo sinodale che Papa Francesco ci propone ha come obiettivo di metterci in cammino insieme, nell’ascolto reciproco, nella condivisione di ideali progetti ispirati al Vangelo, per mostrare a tutti il vero volto della nostra Chiesa come casa ospitale, dalle porte aperte, abitata dal Signore e animata da rapporti fraterni.
Un esempio di sinodalità e di pastorale d’insieme è quello avviato dagli Uffici pastorali: Catechistico, Famiglia, Giovani, Scuola, Comunicazioni Sociali e Servizio per l’Insegnamento della Religione cattolica, che come lo scorso anno il prossimo 30 aprile promuove la Giornata diocesana per l’educazione.
Per sentirci tutti fratelli e sorelle siamo chiamati ad essere portatori di speranza e operatori di pace, a stare vicini alle sofferenze di tutte le persone colpite dalla pandemia e alle vittime di tutte le guerre, ad aprirci alla solidarietà e all’accoglienza nei confronti dei profughi ucraini e di tutte le persone costrette a lasciare la loro patria a causa di guerre, persecuzioni e calamità naturali.
Nell’Eucaristia Gesù fa di noi testimoni della compassione di Dio per ogni fratello e sorella e ci invita ad essere pane spezzato per la vita del mondo.
Il Prefazio della Liturgia di oggi ci farà dire: «Tu proponi loro come modello il Cristo, perché, donando la vita per Te e per i fratelli, si sforzino di conformarsi all’immagine del Tuo Figlio, e rendano testimonianza di fedeltà e di amore generoso».
Questa testimonianza di amore generoso nella verità sono chiamati a darla gli sposi cristiani che il prossimo 26 giugno parteciperanno alla festa delle famiglie in occasione dell’incontro mondiale delle famiglie, i ministri straordinari dell’eucaristia e gli operatori della carità con la visita ai malati e la solidarietà verso gli ultimi, i giovani che riceveranno la cresima chiamati ad annunciare la buona novella del Vangelo ai loro coetanei, tutti i fedeli laici con l’impegno per costruire una città di buoni cristiani e onesti cittadini mediante l’impegno comune per una cittadinanza attiva e responsabile.
Ringrazio di cuore tutti coloro che hanno dato il loro generoso contributo per la Quaresima di Fraternità, a sostegno della Scuola san Giovanni Paolo II nella diocesi sorella di Iringa in Tanzania e tutti coloro che stanno accogliendo i profughi provenienti dall’Ucraina.
Chiedo al Signore Gesù, per intercessione di Maria SS. Madre della Chiesa e di tutti i santi e beati della nostra arcidiocesi ed in modo particolare della prossima santa Maria di Gesù Santocanale che sarà canonizzata il prossimo 15 maggio, che tutti i cristiani emanino il profumo di santità che deriva dall’unzione con il sacro crisma e che molti giovani rispondano con entusiasmo e generosità alla chiamata del Signore a seguirlo nella via del sacerdozio ministeriale e della consacrazione religiosa.
Vi ringrazio della vostra presenza oggi in questa celebrazione, della vicinanza attraverso la preghiera e della vostra collaborazione al mio ministero pastorale rivolgo a tutti l’augurio di Buona Pasqua e di ogni bene nel Signore».
Giuseppe Longo